La festa del lavoro affonda le sue radici nella lontana rivolta del 1886 a Chicago, in particolare l’azione degli operai nella fabbrica di mietitrici McCormick. La polizia, per reprimere la manifestazione, sparò sui lavoratori, con due morti e diversi feriti. La storia cinematografica può seguire un interessante percorso sulla riflessione delle condizioni di lavoro, sulle difficoltà economiche e sociali che una diseguaglianza sociale ha causato. Ecco una lista di dieci film, uno per decennio, per celebrare il Primo Maggio e tentare di trovare un fil rouge in merito alla riflessione sulla tematica del lavoro.
«Metropolis» (1927), di Fritz Lang
Metropolis, la città dominata dal classismo. Il futuro presunto dal genio di Fritz Lang mostra e teorizza temi e sviluppi che saranno chiari verso la fine del ‘900: su tutti, la meccanizzazione dell’essere umano, la macchina come fonte di una vita mortifera. Un lucido presentimento sulla disumanizzazione, mostrato grazie al chiasmo tra la macchina che si incarna e le masse operaie che si robotizzano, rigide e sincronizzate. Metropolis pone ben presto, prima che i tempi gli dessero ragione, la riflessione del lavoro come fonte di diseguaglianza primaria.
«Tempi moderni» (1936), di Charlie Chaplin
Il decennio è cambiato, ma il tema dominante rimane lo scontro tra l’uomo e la società, non più distopica bensì reale, capace di calpestarlo senza troppe remore. La scena iniziale, grazie al montaggio, porta un parallelo di unica lucidità tra un gregge di pecore e la massa lavoratrice. Il messaggio di Charlie Chaplin è politico, provocatorio, anarchico e a tratti luddista, ma la sua forza non erompe se non sottilmente, grazie ad un’ironia sottilissima.
Un messaggio estremamente contemporaneo, se si paragona l’operaio alienato nella catena di montaggio e l’impiegato moderno, entrambi ben distanti dalla realtà.
«Ladri di biciclette» (1948), di Vittorio De Sica
L’italia a fine della guerra ha macerie da ricostruire ed un tessuto sociale da ricomporre totalmente. L’attenzione alle vicende globali rischia però di tralasciare le situazioni minuscole di una popolazione che cerca di ripartire. Vittorio De Sica, insieme ad un vasto crogiolo di sceneggiatori, cerca una di quelle storie capaci di suscitare un affetto universale. Il protagonista è appena stato assunto come attacchino comunale, quando viene privato della bicicletta, rubata da un ladruncolo, e inizia una disperata ricerca insieme al figlio.
I soprusi e l’ingiustizia sociale che dominano i rapporti sono qui proposti in maniera tanto delicata e lirica, quanto incisiva e potente.
«Fronte del porto» ( 1954), di Elia Kazan
La più celebre opera di Elia Kazan: racconto di un ex pugile e scaricatore di porto, un sontuoso Marlon Brando, coinvolto nelle attività criminose del boss del sindacato – che tiene sotto controllo le banchine sul lungomare sfruttando i lavoratori ed eliminando chi si oppone – e del suo riscatto personale.
Un ritratto freschissimo del mondo sindacale – malmesso – e criminale americano, cinema d’impegno civile di primissima qualità e con una qualità visiva che colpisce ancora oggi, miscelando la denuncia sociale con il melodramma
«Rocco e i suoi fratelli» (1960), di Luchino Visconti
Il racconto vivido di Luchino Visconti della famiglia di Rocco, migrante dalla Basilicata a Milano, insieme alla madre e ai suoi fratelli. Tutti figli della povertà, vittime del proprio destino, restituiscono mediante le loro vicende personali il destino di un’Italia che cerca disperatamente un lavoro e soldi per sopravvivere, ma che troppo spesso scende a patti con la propria parte peggiore. Una ricerca della propria identità alle porte del boom economico, una società ancora tutta da costruire.
«La classe operaia va in paradiso» (1971), di Elio Petri
La coppia Elio Petri– Gian Maria Volonté presenta l’alienazione del lavoro in fabbrica e della catena di montaggio come dimostrazione di una spersonalizzazione individuale, con un allontanamento, lento ma inesorabile, da un mondo lavorativo che è diventato impossibile. Il lavoro a cottimo è la normalità di un processo di meccanizzazione e perdita di umanità, con conseguente regressione a uno stato degradato. Una delle pellicole più dure sul lavoro in fabbrica.
«Wall Street» (1987), di Oliver Stone
Il lavoro non sempre mostra il suo lato peggiore nella catena di montaggio. Oliver Stone tratteggia in maniera sapiente e schietta la guerra che si combatte a Wall Street. Si possono incontrare uomini spietati e le persone più fragili hanno la peggio. Un luogo di lavoro dove l’America liberale mostra il proprio lato più egoistico, dove la sete di denaro diventa una credenza religiosa.
«Full Monty» (1997), di Peter Cattaneo
Quando la ricerca del lavoro si trasforma in una continua fatica di Sisifo, il risultato potrebbe essere tragico. Non per i protagonisti di questo film, che fondano un gruppo di spogliarellisti, coinvolgendo anche altre persone nella loro condizione. Ne esce una commedia leggera, dove la disoccupazione è fonte di novità, dove la situazione drammatica si capovolge in una nuova e inaspettata condizione lavorativa.
«Bread and Roses» (2000), di Ken Loach
Pochi registi come Ken Loach hanno preso così a cuore la tematica del lavoro e delle sue difficili condizioni. Apre il millennio questa pellicola iconica, dove il britannico si stabilisce negli U.S.A. per raccontare ipocrisie e difficoltà di cui si nutre la prima economia mondiale. L’impresa di pulizie presso cui lavora la protagonista non assicura troppi diritti, come spesso accade nelle situazioni sommerse, e l’intervento sindacale sconvolge tutti i piani.
«Due giorni, una notte» (2014), di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Il cinema dei fratelli Dardenne è sempre stato improntato alla denuncia sociale e alle contraddizioni che la civiltà mantiene in seno. In questa pellicola un’ottima Marion Cotillard impersona una dipendente di una piccola azienda, che rischia il licenziamento; avrà due giorni per convincere i colleghi a sacrificare il proprio bonus aziendale per salvarle il contratto. La camera dei registi segue costantemente la protagonista in una corsa contro il tempo, con una sceneggiatura che tiene sempre altissimo il valore morale della vicenda narrata.
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