Amanti delle storie intricate e dei colpi di scena, se siete appassionati della serie Dark allora non potete lasciarvi sfuggire 1899. La nuova produzione, per Netflix, degli autori della serie tedesca, Jantje Friese e Baran bo Odar, sbarca sulla piattaforma il 17 novembre e vi stupirà.
[Aggiornamento 3.01.22] Netflix ha deciso che 1899 non avrà una seconda stagione. A riferirlo ai primi fan, di certo delusi dall’annuncio, sono stati gli autori Baran bo Odar e Jantje Friese sui propri canali social.
La trama di 1899 (senza spoiler)
L’anno corrente è il 1899 e i variegati protagonisti che stiamo per conoscere si trovano sul Kerberos, un enorme transatlantico che dalle sponde dell’Europa si sta dirigendo verso l’America. Maura Franklin (Emily Beecham), la nostra protagonista, si sveglia di soprassalto da un incubo. Il sonno e la veglia, l’incubo e la realtà si intrecciano fra di loro già dai primi minuti. Maura tiene con sé una lettera che sembra custodire un pericoloso mistero: “Ciò che è perso sarà ritrovato” recita l’involucro. Il profetico messaggio sembra provenire dal fratello di Maura, imbarcatosi a sua volta quattro mesi prima su una nave scomparsa nel nulla, la Prometheus.
Nei primi minuti conosciamo anche alcuni degli altri passeggeri del Kerberos, primo fra tutti il capitano tedesco Eyk (Andreas Pietschmann). Troviamo poi una coppia di neo sposi francesi, Lucien (Jonas Bloquet) e Clémence (Mathilde Ollivier); lo spagnolo Ángel (Miguel Bernardeau) accompagnato dal prete Ramiro (José Pimentão); l’esotica Ling Yi (Isabella Wei) insieme alla madre Yuk Je (Gabby Wong); Mrs. Wilson (Rosalie Craig) una misteriosa donna inglese; Jérôme (Yaan Gael) fuggitivo di origine francese; il macchinista polacco Olek (Maciej Musiał) e infine la famiglia danese che viaggia in ultima classe formata da Tove (Clara Rosager), Krester (Lucas Lynggaard Tønnesen), la piccola Ada e i loro genitori Iben (Maria Erwolter) e Anker (Alexandre Willaume).
Insomma anche in 1899 ritroviamo un folto numero di protagonisti divisi per storie e famiglie che, forse, sono destinate a intrecciarsi. Durante la navigazione, già tormentata a causa di incubi ricorrenti e battibecchi tra i passeggeri, il capitano riceve uno strano messaggio con delle coordinate che sembra arrivare proprio dalla nave scomparsa mesi prima. Una volta presa la coraggiosa decisione di cercare la Prometheus l’atmosfera si fa sempre più tesa e il mistero si infittisce.
1899: Jantje Friese, Baran bo Odar e l’arte dell’enigma
Attenzione! Da questo punto in poi potreste trovare degli spoiler.
Già dai primi minuti e, con grande piacere, lungo tutti gli otto episodi ritroviamo quell’atmosfera cupa e misteriosa che ci aveva fatti innamorare di Dark. Ambientazioni oscure e spiccato simbolismo si rifanno vive dopo due anni dalla conclusione della serie tedesca di successo, portandosi dietro una certa familiarità, ma senza essere ripetitive. Lo stile riconoscibilissimo dei due creatori assomiglia infatti più ad una firma piuttosto che a una proposta ridondante. Insieme a una colonna sonora che ci accompagna perfettamente nei momenti salienti, troviamo elementi del mistero non per forza nuovi, ma sicuramente interessanti. Si fanno largo, allora, strani marchingegni in stile steampunk, simboli, numeri e citazioni ricorrenti che infittiscono la storia e permettono sempre nuovi colpi di scena.
Grazie ad una storia ben strutturata e ad alcuni enigmi da risolvere, 1899 coglie l’occasione di parlarci di relativismo ed esistenzialismo, collegando la sua trama al mito della caverna di Platone. Il filosofo greco sosteneva che si può essere intrappolati e soggiogati dalla proiezione di immagini che non sono reali: la serie tedesca riprende questo concetto quasi primordiale e crea le basi della sua storia sulla paura che provoca l’ingannarsi della mente umana. Andando avanti nella visione degli episodi diventa, infatti, sempre più ovvio che ciò che stanno vivendo i protagonisti non sia la realtà, ma piuttosto una sottospecie di simulazione opera di un Creatore misterioso.
A complicare il tutto si aggiunge il tema ricorrente dell’incomunicabilità, sia negli spazi che nei concetti. All’interno delle misteriose navi si nascondono spazi illusori, apparentemente sconnessi fra loro. Anche fra i corridoi dei ponti della Kerberos si percepisce una labirintica sensazione dovuta all’illusione di uno spazio senza fine che replica incessantemente se stesso. Ma soprattutto la difficoltà maggiore la incontrano i protagonisti, intrappolati in dialoghi a senso unico dovuti al babelico caos linguistico. Punto importante, questa intraducibile relazione fra i passeggeri, che purtroppo viene inevitabilmente appiattito dal doppiaggio.
Tutti questi elementi arricchiscono l’arcano e caricano di ambiguità ogni inquadratura. Lo spettatore insieme ai personaggi viene travolto da una serie di indizi che, anche una volta giunti al finale, non portano comunque ad una risposta definitiva. Rimane però l’indubbia bravura dei due creatori del progetto che sono riusciti a reinventarsi dopo un grande successo come quello di Dark, rimanendo sulla stessa falsariga, ma scrollandosi di dosso la pressione di una possibile delusione. Sono molte le porte che questa prima stagione di 1899 lascia socchiuse, in attesa di un probabile rinnovo da parte della piattaforma.
Se non avete capito il finale di 1899 ve lo spieghiamo noi (con spoiler)
Maura ed Eyk, durante l’esplorazione della Prometheus trovata in mezzo al mare, trovano un unico sopravvissuto: un silenzioso bambino che porta con sé una piramide. Una volta portato in salvo sulla Kerberos, però, iniziano a succedere strani eventi a bordo. I protagonisti sono tormentati da incubi che ritraggono il motivo per cui stanno cercando di fuggire in America e inoltre i passeggeri iniziano a morire in maniere sospette. Ben presto la colpa di questi eventi viene addossata al misterioso ragazzino proveniente da quella nave che sembra colpita da una maledizione.
Ad inasprire la situazione la decisione di Eyk di invertire la rotta per riportare la Prometheus in Europa, con la sensazione che la compagnia che ha comprato le navi stia cercando di inabissare qualcosa di misterioso. Ben presto l’equipaggio e i passeggeri si rivoltano, mentre Maura e il capitano scoprono verità sempre più inquietanti, come la loro presenza sulla Prometheus e il legame che sembrano avere le loro vite con quella nave. Gli incubi diventano scenari iperrealistici che si celano all’interno di botole poste sotto i letti dei protagonisti. A guidare Maura, oltre il taciturno bambino, il suo vicino di cabina che sembra conoscere un po’ troppi particolari.
Negli ultimi episodi alcuni misteri vengono svelati a Maura. L’uomo misterioso non è altro che suo marito, mentre il bambino superstite è in realtà suo figlio. La protagonista però non ricorda nulla e crede di essere vittima di un trattamento speciale inflittole da suo padre, gestore di una struttura psichiatrica, nonché possessore delle navi.
Mentre i personaggi superstiti cercano di combattere per la sopravvivenza sulla nave, si scopre che tutto quello che è stato vissuto a bordo non è altro che una simulazione, un loop in cui tutti i personaggi sono incastrati per volere proprio di Maura, destinato a ricominciare all’infinito. Questa verità ci viene svelata dal padre di Maura, che fino a questo momento sembrava essere il creatore malvagio di questo esperimento sadico.
La realtà, invece, è ancora più complessa. Infatti Maura e suo marito hanno escogitato questo questa complessa realtà ingannevole per poter avere ancora con loro il figlio Elliot che, malato, in realtà è morto tempo addietro. Questa simulazione però sta andando fuori controllo e va terminata prima che ricominci per l’ennesima volta. Per questo il marito di Maura riesce a farla evadere e la protagonista si sveglia in quella che sembrerebbe essere una stazione spaziale. Insieme a lei, ancora attaccati al computer che elabora tutti gli scenari, anche gli altri protagonisti.
Proprio nella scena finale giunge la rivelazione. Si tratta del “progetto Prometheus”, ideato da Maura e gestito proprio dal fratello scomparso. Il finale ci fa intuire che sia capitato qualcosa di disastroso al nostro pianeta e che nel 2099, anno in cui realmente si trovano i protagonisti, loro siano gli unici sopravvissuti, tenuti in questa specie di esperimento sociale forse finché non saranno pronti al risveglio.
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