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Daft Punk film

5 film per riascoltare i Daft Punk

8 minuti di lettura

I Daft Punk hanno scritto la rivoluzione della musica elettronica, forgiata su carismatiche identità celate dietro caschi futuristici. Così lasciano che sia la musica a parlare di loro, sin dai pittoreschi albori che coniarono il soprannome di daft punky trash, letteralmente “un gruppetto di stupidi teppisti”. Ma i rodati musicisti che conducono le fila dei duo sono i francesi Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter, insieme per 28 anni, dal 1993 al 2021. Ora, infatti, i Daft Punk ci lasciano con un video tratto da un loro film.

Ed è proprio questa la didascalia che accompagna il loro spettacolare video di addio alle scene: Epilogue, pubblicato il 22 febbraio 2021. Otto minuti in cui i due musicisti camminano lungo una landa deserta in un immaginario alla Star Wars. Poi l’esplosione di uno dei due, accompagnata dalla solitudine dell’altro sulle note di Touch, memorabile brano con Paul Williams. Diventa subito chiaro, quindi, come l’enfasi scenografica e la cura estetica siano preziosi attributi al soldo della musica.

Altri storici artisti come i Pink Floyd e gli Who si sono serviti della settima arte per dare forma visiva alle loro composizioni. E i Daft Punk non sono da meno, come dimostra la costellazione, breve ma intensa, di film a cui hanno partecipato. E anche se probabilmente non scriveranno la colonna sonora del nuovo film di Dario Argento, Occhiali Neri, come all’epoca avevano fatto i Goblin, il loro lascito cinematografico è innegabile. Riscopriamolo insieme con 5 tra i migliori film accompagnati dai Daft Punk.

Interstella 5555 (2003)

Agli inizi del nuovo millennio, il techno rock francese incontra l’animazione giapponese. Così il fumettista Leiji Matsumoto dà vita a una narrazione anime ispirata al secondo album dei Daft Punk: Discovery (2001). Il titolo del film è Interstella 5555 – The 5tory of the 5ecret 5tar 5istem che ricorda un po’ la Sa5m di Bandslam, dove il 5 è muto. E infatti non solo la pellicola è a tema musicale, ma è anche muta, lasciando che siano i gesti, i colori e le canzoni a parlare.

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La trama incornicia quindi quattro musicisti intergalattici asserviti alle smanie di un produttore che vuole renderli il gruppo pop più in vista sulla Terra. Un musical che, già come il celebre Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, parla delle retrovie del mercato. Più nello specifico, quello musicale, analizzato anche dalla serie Vynil. E come sempre il Giappone mostra tutto il suo avanguardismo, che non poteva non avvalersi della rivoluzione dei Daft Punk, guidata dalla loro One More Night.

Daft Punk’s Electroma (2006)

Il 2006 vede invece i Daft Punk nelle vesti di produttori, registi e attori del film Daft Punk’s Electroma. Anche in questo caso l’atmosfera visionaria e fantascientifica fa da padrona, dimentica del dialogo come nel precedente film d’animazione. L’interazione emotiva e narrativa si gioca tutta sulla musica e sulla mirifica presenza dei suoi interpreti. Questi impersonano due androidi alla ricerca della via per diventare umani.

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Tuttavia il finale svela un tragico sviluppo, contraddistinto dall’impossibilità di distinguersi da una massa composta da automi. Il sacrificio finale rievoca così quell’addio del 22 febbraio, ma ci pone di fronte a una perizia tecnica ed estetica molto apprezzata dal pubblico. Il film venne anche presentato al Festival di Cannes del 2006, nella sezione parallela alla principale, Quinzaine des Réalisateurs.

Tron Legacy (2010)

Gli anni Ottanta hanno inaugurato invece una proiezione sulla realtà virtuale con due candidature agli Oscar. Ma Tron (1982) di Steven Lisberger, con l’inconfondibile Jeff Bridges, si avvale di un seguito a distanza di vent’anni: Tron Legacy. Tra arene di gioco, raggi laser e intelaiature distopiche e digitali, la colonna sonora di quest’ultimo è firmata dai Daft Punk, che appaiono anche come comparse nelle vesti di dj al locale Castor.

Così seguiamo la ricerca da parte di Sam del padre, lo storico Kevin Flynn intrappolato in un videogioco. In un susseguirsi di colori freddi e metallici, la realtà cibernetica ospita un viaggio esperienziale visivo e musicale. La sperimentazione è indomita protagonista e dimora un’inedita fusione tra musica classica ed elettronica, con sonorità eclettiche perfettamente affinate sui fotogrammi.

Eden (2014)

E poteva mancare un film più localmente e tematicamente indirizzato? Così nel 2014 i Daft Punk ritornano alla madrepatria francese, firmando in parte la colonna sonora di Eden. La pellicola, diretta dalla registra francese Mia Hansen-Løve, abbandona l’aura sci-fi per una contestualizzazione nella realtà metropolitana degli anni Novanta. A suon di rave selvaggi e musica techno, assistiamo all’ascesa e alla decadenza di un duo di Dj.

Tra sesso, droga e l’apoteosi della french techno, il ritratto umano si offre a una trasposizione generazionale. La musica, quindi, non accompagna solo la fruibilità estetica cyber, ma è parte integrante della quotidianità e della modalità comunicativa dei protagonisti. Con un buon accoglimento di critica, la pellicola evolve lungo una psicosi collettiva da film indipendente.

Climax (2018)

E il crescendo allucinato e delirante dei Nineties fa da sfondo anche all’ultimo lungometraggio di Gaspar Noé, disponibile su Prime Video. Si intitola Climax, a sottolineare, sin dal titolo, una progressione psicotica visivamente affascinante e proiettata sullo stile artistico di Suspiria (1977). Così il rosso pregnante e dominante accoglie la lunga notte di una compagnia di ballo sotto l’effetto di una bevanda allucinogena.

La droga lascia quindi affiorare una disinibizione votata alla follia e questa volta i Daft Punk si spezzano, lasciando la colonna sonora solo a Thomas Bangalter. Le sue What To Do? e Sangria si affiancano alle musiche di Giorgio Moroder per una nuova parentesi sperimentale. Ancora una volta la musica abbraccia le pulsioni visive in un connubio sensoriale.


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Classe 1996, laureata in Comunicazione e con un Master in Arti del Racconto.
Tra la passione per le serie tv e l'idolatria per Tarantino, mi lascio ispirare dalle storie.
Sogno di poterle scrivere o editare, ma nel frattempo rimango con i piedi a terra, sui miei immancabili tacchi.

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