Adam Driver è l’attore del momento. Il suo è stato un percorso lento ma costante, iniziato con partecipazioni a prodotti indipendenti e al di fuori del circuito mainstream alternati a piccoli ruoli in produzioni di grandi firme come Clint Eastwood, Steven Spielberg, Joel ed Ethan Coen, fino alla notorietà, arrivata nel 2015, grazie all’interpretazione di Kylo Ren in Star Wars: Il risveglio della Forza di J. J. Abrams.
Oggi Adam Driver è uno degli attori più amati e richiesti, la sua presenza anticonvenzionale e carismatica e la sua grande competenza lo rendono estremamente versatile e tutti ci auguriamo di vederlo sempre in molti più film; solo quest’anno prende parte a tre delle opere più attese e chiacchierate: The Last Duel di Ridley Scott, Annette di Leos Carax, già presenti nei cinema e The house of Gucci sempre di Ridley Scott di prossima uscita.
Ripercorriamo insieme le tappe più significative di un percorso originale e interessante, costellato di piccole perle, grandi collaborazioni e ruoli mainstream di primo piano.
Gli inizi con Girls
Una prima ondata di popolarità arriva ad Adam Driver grazie al ruolo nello show di Lena Dunham. Andato in onda dal 2012 al 2017 per HBO, Girls, tra critiche e riprensioni, è stata la serie di una generazione. Indissolubilmente legata al nome della sua creatrice, la serie parla della vita post college di quattro ragazze a New York alle prese con primi lavori sottopagati (o non pagati), carenze economiche, amori e relazioni più o meno incasinate e fallimentari.
Girls non è un prodotto perfetto e le accuse che sono state mosse alla serie e a Dunham sono comprensibili e condivisibili. Il merito, però, è quello di aver proposto un’immagine nuova della sua generazione, quella dei millennial continuamente alle prese con la precarietà economica, lavorativa, sentimentale. Adottando uno sguardo indiscreto e impietoso ha messo in primo piano i difetti dei sui protagonisti, l’egoismo, la cattiveria, i momenti imbarazzanti. Tutti i personaggi sono orribili, ma per questo più reali.
Adam Driver interpretava Adam Sackler, interesse amoroso di Hannah Horvath (Lena Dunham) ed è stato uno dei personaggi più amati della serie. Anche lui viene presentato con tutto il suo carico di difetti e imperfezioni, è emotivamente indisponente, è mantenuto dalla nonna mentre si diletta un po’ come falegname e un po’ come attore non mostrando un particolare interesse per nessuna delle due occupazioni, fa commenti inappropriati e disdicevoli, è ossessivo, cattivo, violento, geloso, indifferente, ma la sua è forse l’evoluzione migliore della serie.
Dopo aver rivelato ad Hannah del suo impegno con gli alcolisti anonimi (per il suo passato di alcolista), il loro rapporto subisce un’importante svolta che coincide con un costante e profondo impegno da parte di Adam nella loro relazione come nella sua carriera d’attore. Scopriamo che in fondo Adam è buono, ma non sempre le cose vanno bene e il rapporto con Hannah sarà il classico tira e molla, si prenderanno e lasceranno innumerevoli volte nel corso della serie, finché lui avrà una relazione con Jessa (Jemima Kirke).
Nell’ultima stagione deciderà di fare un film sul rapporto tra lui, Jessa e Hannah in cui la relazione Adam/Hannah viene indagata e rappresentata in una maniera molto intensa. La fine dell’eterna relazione arriva nell’ottavo episodio della sesta stagione, What Will We Do This Time About Adam?
Tutti i personaggi di Girls rimangono incasinati, egoisti, orribili fino all’ultima stagione, incastrati nei loro difetti e impossibilitati a compiere un progresso. Adam invece mostra una crescita credibile e ammirevole e questo ce lo fa amare ancora di più. Per questa interpretazione Adam Driver è stato candidato tre volte come miglior attore non protagonista in una serie TV agli Emmy.
Il percorso con Noah Baumbach fino a Marriage Story
Quello tra Baumbach e Driver è un sodalizio che è iniziato nel 2012 con Frances Ha fino ad arrivare a Marriage story del 2019, film consacrazione per entrambi. Noah Baumbach è uno dei maggiori rappresentati del cinema indie newyorkese autore di commedie super dialogate (di cui è sempre anche sceneggiatore) ad alto tasso di citazionismo colto, intellettuale e un po’ snob. Adam Driver veste per tre volte i panni dell’artista di New York un po’ hipster, egocentrico e stronzo, che può essere visto quasi come una sorta di alter ego del regista stesso.
In Frances Ha (2012) Adam Driver interpreta un ruolo minore, quello di Lev Shapiro, giovane artista di buona famiglia che incrocia la protagonista (Greta Gerwig) con cui tenta un approccio ma di cui poi diventa amico e coinquilino; il ruolo ricorda un po’ quello interpretato in Girls (ma le due opere sono pressochè contemporanee) probabilmente perchè offrono una rappresentazione simile di New York e dei suoi abitanti ventenni o al massimo trentenni instabili e confusi.
In Giovani si diventa (2014) impersona Jamie Massey aspirante regista di documentari che si contrappone a Josh Schrebnick (Ben Stiller), affermato regista di documentari in crisi professionale. Figura ispirazionale di entrambi è il suocero di Josh, regista di documentari super acclamato e riconosciuto. Jamie e Josh si conoscono, stringono un rapporto molto forte e poi si scontrano. A contrapporsi sono due visioni differenti, due stili di vita diversi, due generazioni esplorate nei loro aspetti positivi e negativi riguardo l’attitudine professionale, la dedizione al lavoro, la vita sentimentale, l’approccio alla vita, al passato e al futuro.
Marriage Story del 2019 è il trionfo di pubblico e di critica di Baumbach, la punta più alta fin’ora del suo cinema. Driver è protagonista nelle vesti di un regista teatrale che deve affrontare il divorzio dalla moglie, attrice teatrale e televisiva (Scarlett Johansson).
Lo sfondo è sempre la New York artistoide, indipendente, intellettuale che questa volta si trova a scontrarsi con Los Angeles, il suo cinema e la sua televisione, due diversi modi di intendere il lavoro registico e attoriale. Anche in Storie di un matrimonio i riferimenti e le citazioni sono copiosi e Baumbach realizza il suo lavoro più maturo, lineare, completo. Adam Driver offre un incredibile prova attoriale che gli è valsa la candidatura per il miglior attore protagonista agli Oscar 2020, basti pensare solo a due delle scene più iconiche del film, la litigata furiosa con la moglie e l’esibizione nel locale notturno mentre canta Being Alive.
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Il suo personaggio è presentato attraverso le parole della moglie: è egoista, narcisista, certo, ma ha anche tante caratteristiche positive. La dualità è una costante dell’intero film il cui scopo non è contrapporre un personaggio buono e uno cattivo, ma indagare la fine del rapporto tra due persone, quando l’amore non è più sufficiente a tenere insieme i pezzi. Adam Driver riesce a rendere perfettamente l’animo del suo personaggio il suo egoismo e la sua ottusità a non voler vedere un punto di vista diverso dal suo, ma contemporaneamente la sua sofferenza, il suo dispiacere, la sua lotta, la sua sconfitta.
Il capitolo Star Wars
Nel 2015 Adam Driver è stato scelto da J. J. Ambrams per dare il volto al personaggio introdotto nella nuova trilogia di Star Wars: Ben Solo/Kylo Ren. Figlio di Han Solo e Leia Organa, Ben viene addestrato dallo zio Luke Skywalker come Jedi, ma subito si manifesta l’instabilità del personaggio e la sua propensione per il Lato Oscuro che lo porterà a entrare nelle fila dei Cavalieri di Ren e a far parte del Primo Ordine capeggiato dal Leader Supremo Snoke per poi ottenere la guida di entrambe le organizzazioni.
Kylo Ren è il personaggio più interessante della nuova trilogia e Adam Driver è perfetto per il ruolo. Il suo conflitto interiore, il suo essere costantemente dilaniato e incerto, sospinto e richiamato sia dal Lato Oscuro e dal desiderio di emulazione del nonno Darth Vader, sia dal Lato Chiaro a cui appartenevano i genitori, ne fanno una figura sfaccettata che spicca su tutti gli altri personaggi. Il difetto più grande della trilogia sequel è l’incostanza di sceneggiatura e una diffusa superficialità, ma il personaggio di Ben Solo/Kylo Ren si distingue nettamente e il merito è tutto dell’interpretazione di Driver che riesce a comunicare il dilemma, l’indecisione, la frustrazione, la voglia di rivalsa, l’ambizione del personaggio.
Altre collaborazioni
Tra le altre tante collaborazioni di Driver bisogna per forza citare il ruolo che gli è valso la vittoria della Coppa Volpi nel 2014 per Hungry Hearts di Saverio Costanzo, film feroce, terribile, distorto, un thriller psicologico ambientato tra le mura casalinghe che il regista adatta dal romanzo Il bambino Indaco di Marco Franzoso. Ma come dimenticare i ruoli interpretati per Jim Jarmusch nel delicato Paterson (2016) e nel divertente I morti non muoiono(2019), ma anche la partecipazione a L’uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam nel 2018 e, sempre per quell’anno, BlacKkKlansman di Spike Lee, per cui viene candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista nel 2019.
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