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After Life 3 Ricky Gervais

After Life 3: non eravamo ancora pronti a salutare Tony

5 minuti di lettura

After Life è una serie semplice ed essenziale dal punto di vista formale: il sistema dei personaggi è chiaro e composto da pochi protagonisti con ruoli ben definiti, l’ambientazione è un piccolo paese inglese, la trama è lineare e facile da seguire. Anche per questo, la Serie TV scritta e diretta da Ricky Gervais è riuscita a conquistarsi un pubblico sempre più ampio, pronto ora, con After Life 3, a salutare il dolce dramma interpretato dal comico inglese. After Life è infatti un vero feel-good show, capace di strapparci lacrime e sorrisi come fossero uguali espressioni di uno stesso vivere.

Ecco dunque cosa accade (senza spoiler) in After Life 3, e perché l’ultima stagione conferma e rinnova le qualità di uno show che non eravamo pronti a salutare.

After Life 3 in breve

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Tony (Ricky Gervais) è un giornalista di una testata locale che soffre per la prematura perdita della moglie. È chiaro, e si conferma in After Life 3, che questa semplicità fa da contrappeso alla complessità (e alla dolorosità) dei temi trattati, la difficoltà – talvolta l’impossibilità – di vivere il proprio quotidiano dopo aver subito un lutto, dopo aver visto morire la persona che più si ama, al termine di una lunga ed estenuante malattia.

La parabola di Tony segue questo percorso: se nella prima stagione l’uomo sembra irrimediabilmente paralizzato in una situazione di stasi emotiva e fisica da cui sembra non riuscire a scuotersi, nella seconda stagione di After Life intravediamo i primi segni di cambiamento, un movimento appena accennato con cui l’uomo cerca, grazie a una rete di supporto formata da amici e parenti, di scuotersi di dosso la polvere del tempo che passa noncurante dell’assenza della persona amata.

La presenza di Lisa (Kerri Godliman), la moglie scomparsa, è costante e cadenza il passare del tempo. Le giornate iniziano con video che portano a flashback della coppia che vive momenti di gioia semplice e condivisa; non passa giorno in cui Tony non pensi a lei, la donna su cui l’uomo ha ancorato il senso stesso del suo vivere, venuto così improvvisamente a mancare.

Affrontare il dolore con cinismo, una soluzione inefficace

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Nel corso della prima stagione di After Life, per combattere il dolore Tony ricorre a quello che definisce un “superpotere”, l’unica arma di cui è in possesso: l’indifferenza, il cinismo e l’ironia pungente che cerca di tagliare tutto ma non riesce neanche a scalfire la sua sofferenza.

Si tratta di una tattica inefficace: più il protagonista tenta di ferire e allontanare le persone intorno a sé, più riceve attenzioni ed empatia, fino al momento in cui – inizialmente nella seconda stagione e poi nella terza – si attua un cambiamento di prospettiva radicale che porta a una realizzazione: il dolore e il senso di impotenza sono comuni a tutti e in After Life 3 è venuto il momento per Tony di discostarsi dal proprio e concentrarsi su quello degli altri, nel tentativo di alleviarlo.

Ricky Gervais e la sua autorialità inconfondibile

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Anche in After Life 3 si percepisce il tocco inconfondibile di Ricky Gervais, che ha fatto dell’irriverenza un pilastro della sua carriera, portando a una forte polarizzazione nell’opinione pubblica: o lo si ama o lo si odia. Quello che si può senz’altro dire è che After Life è una serie che riesce con leggerezza a trattare temi profondi come il lutto, la salute mentale, il rapporto con l’altro e la complessità delle relazioni, il senso di rabbia e di impotenza. Nel farlo, resta una Serie TV divertente e fruibile, in cui momenti comici si alternano a momenti tragici con grande armonia ed equilibrio.

After Life è una serie che mostra il dolore e la difficoltà di rapportarsi a esso e, così come questa complessa relazione, non è lineare nello sviluppo dei personaggi e della trama, segue alti e bassi, battute d’arresto e regressioni seguiti da momenti di profonda realizzazione e consapevolezza.


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Nata e cresciuta a Milano, laureata in lettere ed editoria, appassionata e lavoratrice del cinema. Trovo nel documentario in tutte le sue forme e modalità il mezzo ideale per rappresentare, conoscere e riflettere sulla realtà.

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