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All the beauty and the bloodshed, il Leone d’Oro che racconta Nan Goldin e molto di più

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5 minuti di lettura

All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, regista di CitizenFour (2014) e Risk (2016) , si apre con la protesta del collettivo P.A.I.N. contro la famiglia Sackler. I partecipanti si sdraiano a terra e gettano dei flaconi, simbolo degli oppioidi prodotti dalla famiglia in uno dei luoghi finanziati dai Sackler stessi, nel Metropolitan Museum di New York. Un luogo considerato sacro e generalmente colmo di bellezze diventa il teatro del rifacimento di uno spargimento di sangue che è costato la vita di 500.000 persone.

All the Beauty and the Bloodshed, unico documentario in concorso a Venezia 79 e vincitore del Leone d’Oro, già dal titolo presenta due anime diverse e contrapposte: musei che diventano campi di battaglia, l’amore che si trasforma in abuso, le stesse foto di Nan Goldin crude e sporche in musei raffinati e queste dicotomie e anime si sovrappongono continuamente.

All the Beauty and the Bloodshed NPC Magazine

Il documentario percorre la storia della famosa fotografa Nan Goldin e di come nel 2018 ha fondato il collettivo P.A.I.N. , un gruppo di difesa che è riuscito a interrompere i finanziamenti della famiglia miliardaria Sackler a musei come il Tate Modern o la National Gallery di Londra.

Il viaggio di Nan Goldin

Il viaggio di Nan Goldin inizia con la scomparsa della sorella che la farà scappare dalla periferia opprimente e la farà approdare prima a Boston e poi a New York dove la fotografa diventerà una delle maggiori testimoni della scena newyorkese punk e LGBTQ+ tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.

All the Beauty and the Bloodshed compie un viaggio nelle opere, personaggi e situazioni dell’epoca vissuti da Nan Goldin intrecciandosi alla questione del collettivo del 2018. Per esempio lo stigma creatosi negli Anni 80’ intorno ai malati di AIDS è lo stesso che provano i membri di P.A.I.N; vittime di un’altra malattia non riconosciuta e inoltre perpetrata da altri consapevolmente.

Nan Goldin, con le sue foto in passato e con la sua attività militante dal 2018, diventa garante di situazioni ignorate e bistrattate e di outsiders umiliati e non ascoltati. L’unica testimone è lei ricordando chi non ce l’ha fatta per non dimenticarlo.

All the Beauty and the Bloodshed: un turbinio di vite

All the Beauty and the Bloodshed ha la sua forza nel combinare diverse storie di vita e arte e politica, ci vengono raccontate le storie di personaggi come Cookier Mueller, David Armstrong e David Wojnarowicz fino ad arrivare ai compagni di viaggio del collettivo nel 2018. Attraverso le foto di Nan Goldin e il suo voice over intimo ripercorriamo l’anima di un tempo storico, la vita dei suoi amici abbandonati e ignorati fino ad arrivare al primo trauma.

Nell’ultima parte del film, dopo aver visto Nan Goldin 68enne ripercorrere la sua turbolenta vita e ricordare la seconda famiglia morta, si ritorna alla famiglia originaria e a sua sorella Barbara. Ci vengono mostrati i documenti dell’ospedale psichiatrico dove è stata rinchiusa, unica testimonianza dell’ennesima persona dimenticata ingiustamente dal sistema.

Ed è proprio questo il centro del film di Laura Poitras e delle stesse foto di Nan Goldin, ricordare chi non c’è più e portare avanti le sue battaglie. Battaglie fallite e quello che rimane sono fotografie e altre battaglie vinte come quella contro i Sackler. La vittoria contro la famiglia miliardaria diventa simbolo di una speranza fioca, ma mai spenta.

In All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, le storie di vita e la questione legale diventano imprescindibili fondendosi in un continuo ricordo e ritorno alle questioni presenti e attuali che sono le stesse del passato e mai risolte, e se nella maggior parte dei casi rimangono solo la speranza e testimonianze queste sono più forti di quello che sembrano.


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Classe 2000, studio cinema e arti contemporanee. Sono interessata anche al mondo dell'editoria e della comunicazione e vorrei fare troppe cose nella vita. Per ora scrivo, un modo per guardare oltre la provincia in cui vivo.

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