Sin dai tempi antichi gli animali inducono nell’uomo incubi e terrori, sia per il misterioso fascino che aleggia attorno a loro, sia per le credenze popolari e le tante leggende nate al riguardo.
Molteplici spauracchi o superstizioni coinvolgono i nostri amici animali. si sprecano le credenze legate al mistico e all’ultraterreno, negli anni confluisce in un cinema horror ossessionato da spaventose creature celate dietro gli occhi languidi di gatti, agnelli e animali da compagnia. Un vero e proprio zoo come espediente del terrore, ma anche per scoprire il difficile rapporto tra uomo e natura.
In occasione dell’uscita in sala di Lamb, esordio alla regia di Valdimar Jóhannsson per la A24, abbiamo ripercorso la lunga storia degli animali nel cinema Horror. Un rapporto solidale che ha garantito sbalzi sulla sedia e alcune importanti riflessioni. Ecco i migliori i film che gli amanti degli animali non dovrebbero mai vedere.
Lamb, l’agnellino umanoide
Partiamo dall’ultimo arrivato: Lamb, in sala dal 31 marzo 2022. Tra i protagonisti, un ibrido tra pecora ed essere umano. Nel complesso, l’animale risulta una figura positiva. Una coppia, infatti, si ritrova ad accudire l’agnellino umanoide, che piomba nella loro vita dopo che hanno perso una figlia e porta con sé una ritrovata felicità.
Quello che salta all’occhio sin da subito è che la presenza animale sia predominante, pur comunicando solo con le espressioni e comportamenti. Il finale, rivestito di misticismo, dona allo spettatore un messaggio di rivalsa della natura contro l’uomo: l’animale vuole essere libero.
Se in questo caso l’animale di turno non incarna propriamente la malvagità e non genera immediato terrore nello spettatore, solitamente negli horror accade tutt’altro. Vediamo qualche esempio, partendo dagli albori della storia del cinema.
Quale è stato il primo animale in un film horror?
Partiamo da quello che da molti è considerato il primo film horror della storia, ovvero Nosferatu (F. Murnau, 1922). Più che un vampiro, il protagonista dell’omonima pellicola veniva riconosciuto come signore dei ratti (questo spiegherebbe anche la lunghezza degli incisivi al posto dei canini). Si potrebbe dire quindi che il ratto sia stato il primo animale ad essere utilizzato in un film horror per incutere terrore.
Il gatto, meglio se nero
Elegante e carico di significati esoterici, gli animali che ancora oggi vengono utilizzati per il loro fascino oscuro sono i gatti, ancora meglio se neri. Compagni privilegiati delle streghe, i gatti sono ritenuti un ponte tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
Abbiamo sicuramente tanti esempi di film dove il gatto viene utilizzato come fonte di paura, basti pensare a Pet Sematary del 1989, tratto dal romanzo di Stephen King e diretto da Mary Lambert, dove un padre riporta in vita il gatto di famiglia, che però mostrerà di non avere più un’anima, presagendo tutti gli scabrosi eventi futuri.
Tornando però molto più indietro, nel 1934 troviamo The Black Cat (Edgar Ulmer), prodotto dalla Universal e lontanamente ispirato al famosissimo racconto del maestro Edgar Allan Poe. Anche in Lamb ritroviamo un gatto, osservatore neutro di tutto quello che accade nella pellicola.
Il cane nei film horror
Il miglior amico dell’uomo, invece, subisce una sorte peggiore di quella del gatto; suo malgrado, la prematura e violenta scomparsa dei cani negli horror è un tropo ripetuto. Immaginate la solita famiglia americana che si trasferisce in una nuova casa: un padre, una madre, un paio di figli e, ovviamente, un cane. Quando in un film horror si presenta una situazione simile, ci viene spontaneo domandare chi sarà il primo a fare una brutta fine.
Spesso la scelta è quella di voler scioccare lo spettatore a tutti i costi con la morte del povero cane, sfruttando l’idea che il cane è, nell’immaginario collettivo, un essere innocente e intuitivo per natura (è il primo ad accorgersi che qualcosa non va). Nella storia del cinema horror ci sono anche film dove i cani sono tutt’altro che amici, basti pensare a Cujo (1983, Lewis Teague) tratto dal romanzo di Stephen King, in cui l’omonimo cane viene morso da un pipistrello e inizia a seminare il terrore.
Esiste una disparata selezione di film su cani assassini. Un esempio è Il Cane Infernale (1978, Curtis Harrington), in cui una famiglia adotta un dolce cucciolo di cane lupo che si rivelerà essere posseduto dal demonio.
Negli anni 2000 la razza canina è tornata ad impaurire lo spettatore con The Breed (2006, Nicholas Mastandrea), un film di scarso successo che segue le vicende di un gruppo di ragazzi che decide di passare il week-end su un’isola apparentemente abbandonata, ritrovandosi preda di un branco di furiosi cani geneticamente modificati.
Squali e altri killer acquatici
L’horror ha da sempre giocato sulle paure primordiali dell’uomo e sicuramente la paura dell’ignoto è la più potente. Tra i luoghi meno conosciuti, ancora oggi ci sono le profondità marine, spesso insondabili ma di certo abitate da qualche essere vivente. Il regno marino pullula di predatori carnivori ed è questo che ha ispirato registi e scrittori a creare un sotto genere horror acquatico, che trova il suo splendore con Lo Squalo (1975, Steven Spielberg).
Il film, ormai iconico, narra la storia di uno squalo bianco che comincia a seminare il panico in un’isola meta di villeggianti estivi. Se chiudete gli occhi sentite ancora le musiche incalzanti di John Williams. Da qui, un numero quasi infinito di film sui killer marini si è fatto strada.
Tentacoli (1977, Ovidio G. Assonitis), cugino tutto italiano del film di Spielberg, dove una piovra gigante uccide bagnanti e pescatori. L’Orca Assassina (1977, Michael Anderson) dove un’orca assetata di sangue è alla ricerca degli assassini del suo cucciolo.
Nel corso degli anni, una produzione quasi infinita di film su squali assassini ha quasi saturato completamente ogni aspettativa verso tali pellicole, passando per Blu profondo (1999, Renny Harlin), Shark Attack (1999, Bob Misiorowski), fino ad arrivare alla parodia del genere, come è riuscita a fare la casa di produzione The Asylum con la fortunatissima saga Sharknado.
Anche nei laghi e nelle paludi si muore
Spostandoci verso laghi e fiumi possiamo incontrare altri killer acquatici, come i piranha dell’omonimo film, Piranha (1978, Joe Dante), definito da molti una parodia de Lo Squalo di Spielberg. Qui un banco di Piranha geneticamente modificati in una base militare (notiamo come il tema delle modificazioni del DNA sia ricorrente negli horror con protagonisti animali) lascia una scia di sangue uccidendo chiunque osi farsi il bagno in loro presenza.
Non può mancare il coccodrillo, che nel 1999 ispira il B-movie Lake Placid (Steve Miner) dove un “misterioso animale” uccide in modo violento qualunque essere vivente si aggiri attorno a Lake Placid, una località nel Maine. Tanti altri film hanno come antagonisti i coccodrilli, tra questi il più recente è Crawl – Intrappolati (2019, Alexandre Aja).
La natura si ribella
Sappiamo bene che l’uomo si è appropriato del pianeta terra, elevandosi sopra gli altri animali, magari relegandoli in gabbie, in zone delimitate, inquinando e deforestando. Questa consapevolezza ha fatto nascere nel nostro immaginario l’idea che la natura un giorno possa ribellarsi, ed è da questo presupposto che nascono alcuni film horror tra i più famosi, tra cui il capolavoro indiscusso Gli Uccelli (1963, Alfred Hitchcock).
Qui, senza alcuna ragione apparente, uno stormo di uccelli neri comincia a perseguitare e uccidere gli abitanti di San Francisco. Molti altri film meno famosi hanno però trattato il tema della vendetta della natura, ad esempio Frogs (1972, George McCowan), dove in un’isola apparentemente abbandonata un ricco industriale ha inquinato l’equilibrio naturale della fauna e della flora del posto, provocando la violenza di un gruppo di rane che diventeranno assetate di sangue.
Alcuni film sul tema sono addirittura andati nel futuro, come Rats (1984, Bruno Mattei, Claudio Fragasso) ambientato in un mondo inquinato dalle scorie nucleari, dove l’umanità vive nei sotterranei e la “nuova stirpe” sulla superficie. Gli umani sono però vittime di un branco di ratti che popolano i sotterranei.
Gli orrori del “geneticamente modificato”
La natura, questa volta unita all’aberrazione della scienza, torna a terrorizzare il pubblico con film dove l’uomo gioca a fare Dio. Sappiamo già come va a finire.
La Notte della Lunga Paura (1972, William F. Claxton), ad esempio, racconta di un gruppo di conigli sproporzionati e geneticamente modificati che, fuggiti da un laboratorio, mietono sangue e terrore in una piccola cittadina dell’Arizona. Sullo stesso identico filone troviamo Aracnofobia (1990, Frank Marshall), ma anche Bats (1999, Louis Morneau). Insomma, ce n’è veramente per tutti i gusti!
Seppur molto spesso la presenza di animali nei film horror sia superficiale, alcune volte essa è l’espediente principale di terrore. Infatti, ad oggi si può dire che esiste un vero e proprio filone dedicato ad animali killer. Ce ne sono veramente tanti, anche impensabili!
Si va dagli squali ai ragni, dai pipistrelli ai piranha, dai topi agli uccelli, dalle pecore ai babbuini. Sicuramente la lista di film su animali killer potrebbe essere ampliata veramente ai limiti dell’impossibile, sperando che qualcuno riesca a tirare fuori qualcosa di bello e divertente.
In copertina: Artwork by Alessandro Cavaggioni
© Riproduzione riservata
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