In un futuro prossimo, l’azienda Aeterna offre una tecnologia in grado di far rivivere la coscienza delle persone decedute, definiti gli Assenti, attraverso corpi di volontari preposti, i Locatori, per far si che i parenti o gli affetti più cari possano avere a disposizione più tempo per accettare la loro dipartita, passare insieme qualche momento in più e parlare prima dell’addio definitivo.
Il programma Another End è un discreto successo e Ebe lo propone a suo fratello Sal che da poco ha perso la fidanzata Zoe, nonché alla famiglia della ragazza: l’uomo è inconsolabile e non accetta di parlare con una persona le cui fattezze non sono quelle dell’amata e la famiglia, ancora afflitta dal lutto, è restia a provare questa nuova tecnologia.
Another End, il secondo lungometraggio di Piero Messina dopo l’esordio de L’attesa, che ha partecipato alla 72esima edizione della Mostra di Venezia, è un’interpretazione originale e toccante, in chiave fantascientifica, del lutto e dei lati più dolorosi dell’amore, come l’accettazione della scomparsa di un affetto e la depressione lancinante che viene dopo.
La pellicola, presentata in concorso alla 74 edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, vanta un respiro universale e un cast internazionale e ha raccolto molti pareri misti ma principalmente affascinati dal soggetto originale, con il suo taglio romantico-sentimentale in un futuro grigio e asettico.
Another End, una visione originale sui sentimenti
Sal (Gabriel García Bernal) non riesce andare avanti e tenta anche il suicidio per sottrarsi al dolore e all’incapacità di vivere una vita senza la sua Zoe: non accetta il fatto che nel programma lei riviva in un corpo diverso e non possa più avere del tempo da vivere insieme. Sal prova la tecnologia, nonostante un’iniziale ritrosia, ma si confronta con il rifiuto di perdere un’altra volta la fidanzata e con le persone circostanti che fanno largo uso di questa tecnologia e seguono un percorso apposito per dirle addio.
La fiamma che gli fa riaccendere il sentimento e accettare la nuova Zoe (Renate Reinsve) è un semplice litigio che sfocia con una serena riappacificazione costellata dalla visione di documentari, cene d’asporto e momenti insieme alla famiglia della ragazza, che si mostra stupita da questa tecnologia capace di riprodurre fedelmente la figlia perduta. Ma Sal non riesce a liberarsi dei ricordi e vuole crearne altri, tanto da oltrepassare il limite stabilendo un contatto con la volontaria che presta il corpo alla coscienza della ragazza, confrontandosi sempre di più con il suo dolore e il rifiuto del lutto.
Another End è una storia d’amore che vive di ricordi e ferite interne: l’incapacità di affrontare una perdita fa in modo che il protagonista riveli anche la sua vera natura e pian piano accetti di convivere con il suo dolore conoscendo altre anime tormentate. La tecnologia, seppur per un termine preciso possa dare una possibilità di far pace con la memoria e creare nuovi ricordi, non può arginare i sentimenti più profondi come la tristezza e l’affetto che si ribellano alle forze del destino e alla realtà disarmante.
Another End, trasversalità tra generi e scelte registiche
In Another End si viene accompagnati nello spettro delle emozioni e di ognuna si sviscera un percorso, rivelato dalla ricerca di Sal di ritrovare Zoe nel suo corpo o in un altro. Se l’amore vive di confronti e creazioni di ricordi, il dolore è l’ultima fase che interessa raccontare perché c’è un senso di lotta interiore e ricerca che combatte contro anche la stessa natura umana. Another End porta sullo schermo anche i sentimenti più negativi e desolanti tramite l’uso di una fotografia sui toni freddi e grigi in una città sempre piovosa e indefinita, quasi un ritratto della depressione del protagonista.
Gabriel García Bernal si riconferma un interprete che introietta la disperazione di Sal in vari modi attraverso i suoi occhi lucidi e i movimenti lenti e pigri di un uomo che perde completamente il desiderio e poi lo riacquista con le sue due partner nel film: Bérénice Bejo e Renata Reinsve, con le quali crea un’alchimia che riesce a spezzare il tono cupo dell’ambientazione e a creare altre atmosfere all’interno della storia. Bernal si è subito appassionato al soggetto proprio per l’originalità con cui vengono trattati temi universali come l’amore e il lutto.
Messina con Another End si misura con un genere di finzione che tratta di temi universali e gli dà tagli di regia e sceneggiatura singolari: nonostante sul finale e fino a suo colpo di scena soffra di qualche impasse nella storia tra Ava e Sal, la narrazione sa conservare il tono del film e l’atmosfera fredda e neutra che ne permea ogni scena. Another End sviluppa una storia d’amore e lutto con uno stile preciso e unico che lo rende sia una struggente love story futuristica sia un percorso d’accettazione del lutto, affascinante nel panorama del cinema europeo di fantascienza.
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