Un processo epocale, sia quello nell’aula di tribunale che nella sala di proiezione per l’anteprima stampa alla 79esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Venezia. In concorso, Argentina 1985 di Santiago Mitre racconta il celebre dramma processuale che per la prima volta vide i comandanti dell’esercito della dittatura militare condannati da un tribunale civile per tutte le atrocità commesse.
Nunca Más dal 1895
Nunca más, mai più crudeltà, mai più abusi di potere. Siamo nel 1985 e in Argentina è giunto il momento che ognuno si prenda le responsabilità. Le vittime possono esigere giustizia e i carnefici della dittatura militare, instaurata tra il 1976 al 1983, devono restare in silenzio. Ma per opporre resistenza a un sistema talmente fortificato e sostenuto dalla complicità di una comunità anacronistica, serve coraggio e devozione assoluta nei confronti dei propri valori morali.
A giocare questa partita, apparentemente già vinta, i due procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo. Il primo, sconfortato per non essere mai riuscito a far condannare i capi militari della dittatura, il secondo, un giovane zelante alla sua prima esperienza, cresciuto con l’innesto dei valori di destra (sua madre andava a messa con Videla), ma a cui ha deciso di sottrarsi.
I due saranno l’uno per l’altro l’equilibrio perfetto per uno scambio generazionale necessario ad affrontare il processo civile più importante della storia dopo quello di Norinberga. Così, la mitezza e le competenze generate da decenni di esperienza di Strassera, unite allo spirito effervescente e affannato di Ocampo, faranno del caso mediatico più importante della storia dell’Argentina il manifesto da cui il mondo può solo che prendere esempio.
Il racconto spassoso di un eroe contemporaneo
Argentina però, non è un semplice biopic e non si avvicina mai, nemmeno lontanamente, a una rappresentazione morbosa delle eroiche vicende dell’incorruttibile Julio Strassera. Ad avvicinarci con empatia, e molta, moltissima simpatia, al film di Santiago Mitre, è la costruzione di un personaggio principale spietatamente intelligente, straordinariamente goffo e incredibilmente sarcastico.
A comporre il quadro d’insieme dello spettro caustico, una famiglia coloratissima e irriverente che gestisce con sagacia e ironia i rischi di far parte della famiglia dell’uomo meno apprezzato dai movimenti di destra. Questo nucleo familiare da commedia risponde con fare canzonatorio esorcizzante alle minacce rivolte alla famiglia. Disincanto e una buone dose di divertimento, così Mitre affronta il denso argomento della pubblica accusa nei confronti di un sistema fascista ormai giunto al crepuscolo.
Buona parte degli elementi drammatici di Argentina 1985 vengono passati al setaccio dell’ironia. Tutto è condito con intelligente sarcasmo, senza però diluire, in maniera aggressiva, la portata drammatica del testo principale.
Vicini all’Argentina del 1895
Argentina 1985 si snoda sulla più classica delle strutture del detective film: ricerche e indagini portate avanti da un gruppo di giovani appassionati e motivati a mettere fine all’assetto obsoleto del sistema prevaricatore della dittatura.
I tempi evolvono, il progresso chiama e la nuova generazione risponde, e lo fa con l’elettrostimolatore attaccato ai neuroni. Argentina 1985 è uno splendido film, quasi documentario, impreziosito con perspicacia dai motivi della commedia familiare e prosciugato da ogni possibile approccio eroico nei confronti del personaggio principale, interpretato e gestito, tra l’altro, con eccezionale maestria da uno dei più autorevoli interpreti messicani Ricardo Darín.
L’impianto sferrante di questa spassosa commedia diverte, commuove e inonda il pubblico in sala di un forte senso di liberazione, avvicinandoci poi, con tenerezza all’Argentina di quasi quarant’anni fa, che timida emetteva i primi vagiti democratici.
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