Ispirazioni autobiografiche e uno scenario pop molto radicato in un particolare punto della storia degli Stati Uniti d’America; un momento di svolta tra un passato reazionario e intollerante e un avvenire quantomeno più limpido. Stiamo parlando di Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse, l’ultimo film scritto e diretto da James Gray (già regista di Ad Astra): un titolo molto particolare per raccontare quello che è a tutti gli effetti un “romanzo” di formazione fatto di immagini. Il film, al cinema dal 23 marzo e distribuito nelle sale da Universal Pictures Italia, si presenta come un racconto americano e allo stesso tempo come la storia di tutti.
Armageddon Time, l’amara reminiscenza dell’infanzia
Dopo una fortunatissima serie di lungometraggi di estrazione “fantastica” tra fantascienza, avventura e noir, James Gray, per la prima volta nella propria carriera, ha deciso di trasportare in immagini la realtà, o meglio la propria realtà in questo dramma autobiografico. Si tratta di un’adolescenza sofferta e costantemente in bilico tra il proprio essere, un puro rapporto di amicizia e le alte e repressive, almeno per quanto riguarda il lato affettivo, aspettative genitoriali.
Queens (NY) anno 1980. A fare da sfondo è un Paese che sta per abbracciare il suo nuovo Presidente (l’ex divo di Hollywood Ronald Reagan) e nel mentre viene dilaniato da acute differenze sociali, atroci stralci di razzismo, con una società più divisa che mai. È in questo scenario che sboccia un’amicizia pura tra due ragazzini: Johnny (Jaylin Webb), nero, e Paul Graff (Banks Repeta), di religione ebraica e di alta estrazione. Un sentimento che però non è destinato a durare.
Tra i due, infatti, si mettono in mezzo costrutti sociali, razziali e familiari, fino a quando i genitori di Paul (interpretati magistralmente da Anne Hathaway e Jeremy Strong) decidono di far cambiare scuola al proprio figlio e lo spostano in un istituto privato frequentato solamente da bianchi.
Immerso nel nuovo mondo, che si presenta sempre più ristretto, esclusivo e monotono in tutte le sue espressioni, il protagonista si ritrova di fronte alla realtà del tempo: immobile e soprattutto muto di fronte alle ingiustizie, ad un passo dal vero baratro sociale (e cioè l’insofferenza più totale). Finalmente saranno poi le parole di suo nonno Aaron (Anthony Hopkins) a risvegliare il giovane Paul.
Una storia di crescita, di formazione umana e personale quella a cui va incontro il protagonista di Armageddon Time, il quale altro non è che la trasposizione cinematografica dello stesso James Gray adolescente. Il regista, in tal modo, fa calare noi spettatori in una realtà sporca, problematica e umanamente difficile: i difficili U.S.A. degli anni ’80 visti attraverso gli occhi di un adolescente, attraverso un’amara reminiscenza dell’infanzia e soprattutto attraverso una regia cupa quanto più sensibile.
Regia impeccabile e un cast di vere stelle: la ricetta vincente
Stavolta è stato più difficile per me parlare con gli attori, perché volevano saperne di più sui miei genitori e io non volevo un’imitazione, quindi impedivo loro di prendere informazioni. Mio fratello ha visto il film una settimana fa a New York e mi ha detto che gli ha fatto male, perché gli sembrava come se il tempo si fosse congelato.
James Gray
Pochi giri di parole, Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse è semplicemente un film riuscito, dal lavoro dietro la camera, sublime per quanto acre, alle performance attoriali. Una vera perla di questa stagione cinematografica che cerca di colpire gli spettatori nel più profondo dell’anima.
Un’opera sensazionale che parte prima di tutto dalla scrittura: più volte Gray, il quale in questo caso svolge il ruolo di sceneggiatore, regista e di vero protagonista, ha dichiarato quanto è stato difficile far rivivere la propria adolescenza prima a parole e poi in immagini. In questa trasposizione l’autore è riuscito a riportare in modo efficace e cristallino non solo emozioni e rapporti interpersonali, ma anche lo scenario autentico e le sensazioni della New York anni ’80.
Inoltre, l’intero lavoro al quale possiamo assistere al cinema in questi giorni è stato frutto anche del grandissimo lavoro messo in opera dal cast stellare. A partire dal giovane Banks Repeta, già protagonista in horror come Le strade del male nel 2020 e Black Phone nel 2021, che forse raggiunge qui la sua interpretazione migliore, ai veterani Anne Hathaway e Jeremy Strong, fino ad arrivare al mostro sacro del cinema Anthony Hopkins, vero centro motivo del racconto.
Un’interpretazione magistrale quella di Sir Anthony nei panni di nonno Aaron, considerato dallo stesso Gray come molto simile all’originale, e al quale ha voluto dedicare il seguente (emotivo) ricordo: “Lui ed io eravamo terribilmente vicini. Mi ha dato un grande senso di fiducia per andare avanti con la vita“. E proprio in queste ultime parole è nascosto il vero messaggio di Armageddon Time.
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