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Ballerina, la versione Netflix di Lady Vendetta è insipida e ridondante

5 minuti di lettura

L’aggiunta sudcoreana del 6 ottobre al catalogo Netflix è Ballerina, il revenge thriller diretto da Lee Chung-hyeon (promettente regista classe 1990) con protagonisti Jeon Jong-seo e Kim Ji-hoon, i volti noti di Tokyo e Denver ne La Casa di Carta Corea. E quasi fosse opera del destino, la seconda collaborazione sul set dei due attori é ancora un progetto poco significativo destinato a collezionare visualizzazioni restando nell’ombra, insieme a tanti altri titoli dimenticabili e con una sinossi alla stregua di un lavoro di copiatura.

La sinossi di Ballerina

Ballerina netflix

Dopo un insolitamente lungo periodo di silenzio Ok-ju (Jeon Jong-seo) riceve una telefonata dalla sua amica Min-hee, ballerina classica, e si precipita a casa sua per trascorrere una serata insieme. Ad attenderla, invece di Min-hee, trova il suo cadavere nella vasca da bagno, le sue scarpette da ballo accuratamente impacchettate e un biglietto con su un’esplicita richiesta di vendetta. Sarà l’inizio di un viaggio senza ritorno per Ok-ju, macchiato dal sangue e da dolorose realtà.

Ballerina, niente di nuovo sotto il sole

Ballerina

Tra i molteplici modi di strutturare un revenge movie, Ballerina opta per quello più carnale e immediato, eludendo completamente la dimensione introspettiva, indispensabile ad elevare il valore di una pellicola. Un approccio non da condannare in assoluto ma il cui risultato, per quanto studiato, si riesce agevolmente a prevedere: il tipico effetto alla John Wick, perfetto per un sabato sera sul divano a mangiare popcorn, in cerca di una semplice e dimenticabile distrazione.

In Ballerina non esiste una trama su cui concentrarsi: invece da un solo biglietto e qualche accenno di flashback il film si affretta verso un finale prevedibile e svuotato di pathos, seguendo un percorso all’apparenza tortuoso ma in realtà tremendamente lineare. Un ritrovo di dinamiche ripetitive la cui violenza, sorprendente solo nei primi 2000, è diventata oramai vecchia scuola tanto da richiedere ulteriore supporto del copione per non scadere nella solita americanata di poca importanza.

Peccato per i corpo a corpo esteticamente notevoli, che palesano un importante lavoro preparatorio ma che non riescono, da soli, ad elevare un prodotto povero. Peccato anche per la protagonista Jeon Jong-seo, il cui talento in Burning (2018) e The Call (2018) era già emerso e che in Ballerina non scade di qualità, nonostante il contorno non le consenta di brillare come potrebbe.

L’inesorabile declino del revenge thriller

Ballerina Netflix

Ballerina sfoggia i suoi combattimenti coreografati e la sua protagonista come fossero un trofeo, per compensare l’assenza di una vera storia da raccontare, o per lo meno di una che non sia stata già raccontata allo stesso identico modo e tante altre volte. Prova lampante della mancanza di risorse è la sua brevità (un’ora e mezza appena), forse frutto del desiderio di attrarre la massiccia fetta di pubblico non disposta a sprecarsi più di tanto per un film mediocre, ma estasiata dal crudo e giusto compimento della giustizia.

Il nocciolo della questione sta proprio qui. Per quanto di giustizia non se ne abbia mai abbastanza, non sono il sangue e le botte a soddisfare lo spettatore. Neanche quello in cerca di genuino intrattenimento che, dopo anni di revenge movie con Liam Neeson e Denzel Washington, di zuffe e sparatorie ne ha fin sopra i capelli. La giustizia, quella vera, bisogna saperla rappresentare in modo da farne assaporare ogni singola fase finché il climax finale non sopraggiunge impetuosamente: un piatto che va servito freddo, si dice, per cui l’attesa vale la pena quanto il primo boccone.

Con Ballerina, che in questo fallisce, siamo più vicini a una versione sudcoreana di Peppermint – L’angelo della vendetta anonimamente aggressiva, scontata, e ben lontana dalla meticolosa pianificazione vista in The Glory, meritevole di contro sia di attenzione che di esultanza. E non potremmo essere più lontani da Lady Vendetta di Park Chan-wook, a cui il film palesemente tenta di fare riferimento. Riuscendo però solo a sbirciarlo, da lontanissimo.


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Classe 1996, dottoranda in Ingegneria Industriale all’Università di Napoli Federico II, il cinema è la mia grande passione da quando ho memoria. Nerd dichiarata, accanita lettrice di classici, sogno di mettere anche la mia formazione scientifica al servizio della Settima Arte. Film preferito? Il Signore degli Anelli.

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