Torna su Sky Cinema la serie cinematografica del Batman di Christopher Nolan, una saga trionfale, che con il suo successo è riuscita ad indirizzare la cinematografia mondiale verso il mondo dei supereroi. L’icona della DC Comics creato nel lontanissimo 1939 ha visto alla regia prima Tim Burton e poi Joel Schumacher.
Ma la serie cinematografica del Batman di Nolan non ha niente a che fare con quei film, scopriamo perché.
Non è tanto chi sei, tanto quello che fai che ti qualifica
Bruce Wayne
First things first
Batman Begins. Come meglio cominciare se non raccontando da dove veniamo? Sembra banale ma non lo è. Il primo capitolo si pone chiaramente l’obiettivo di spiegare le basi del supereroe, come se lo spettatore lo conoscesse per la prima volta.
Superata l’uscita dal teatro e la sempre presente collana spezzata della signora Bane, una volta persi i genitori, il piccolo Bruce deve affrontare la vita e, come per ogni orfano, anche se di buona famiglia, non è mai facile.
Nolan ci mostra l’uomo. Per tutta la sua serie cinematografica di Batman ha il chiaro intento di destrutturare l’idea di supereroe per renderlo mortale agli occhi del pubblico. Si percepisce sin dalle prime rappresentazioni un ragazzo ormai alla deriva, che tenta di farsi giustizia da solo e che non riesce a darsi pace per la morte dei genitori.
Scappato da Gotham viene raccolto da Ra’s al Ghul (Liam Neeson) che lo addestra e lo libera (almeno in parte) dai suoi tormenti, ma sente il bisogno di tornare nella sua città che ormai cade a pezzi, per rappresentare un simbolo di giustizia. Il suo mentore diventerà insieme allo Spaventapasseri (Cillian Murphy) la nemesi della pellicola. Entrambi i personaggi vengono narrati con dovizia di particolari, lasciando però sempre quel velo di mistero che li rende godibili.
Il tocco del regista
La sceneggiatura è di una rapidità che raramente si vede sullo schermo: ogni parola, ogni discorso, non è mai fine a sé stesso. Le scene sono brevi e intense, un piccolo puzzle da ricomporre nel finale. D’altronde, è la firma del regista.
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Una cifra stilistica che sarà presente in tutti e tre i capitoli, forse meno evidente nell’ultimo episodio della saga. Batman è una serie cinematografica che sembra concentrarsi più su Bruce Wayne (Christian Bale) che su Batman, cercando di portare il realismo più cristallino agli occhi del pubblico, quasi a dimenticare che si stia parlando di supereroi.
Anche la città di Gotham è resa il più possibile simile alle metropoli moderne, nonché gli accessori dello stesso Batman, il suo marchio di fabbrica, ora arsenale militare più che costume di scena.
Ne risulta un primo capitolo che crea basi solide per il prosieguo della serie, maniacalmente strutturato in scene ridotte all’essenziale, ma che non è scontato nemmeno in quelle d’azione.
La follia è come la gravità, basta una piccola spinta
Joker
Il cavaliere oscuro è il miglior Batman di Nolan?
Per il secondo capitolo non si è badato a spese, la spettacolarità regna da padrona e le scene d’azione sono sempre più presenti. Il fulcro sul quale ruota tutta la pellicola è Joker (Heath Ledger), ai tempi ancora sconosciuto (sono nel 2019 l’omonima pellicola interamente dedicata al personaggio). L’interpretazione del compianto Heath Ledger rimarrà nella storia, fra il fumetto e il terrorista la linea è sottile, ma non viene mai spezzata.
L’Oscar postumo è d’obbligo, il ruolo è talmente azzeccato da trasportare da solo l’intera storia, non lascia spazio ad una nuova analisi dell’uomo pipistrello. In questo capitolo infatti, si mette in dubbio ancor di più la figura di Batman, senza decostruzioni al fine del realismo, ma mettendo in discussione il concetto stesso di eroe, che crolla di fronte a ciò che la sua presenza ha portato nella città, un nemico altrettanto stravagante.
Il secondo episodio della saga è evidentemente il più riuscito, la dualità fra follia e giustizia è sempre più labile grazie alla mafia, a Joker, ma soprattutto a Due Facce (Aaron Eckhart), paladino della giustizia di Gotham. L’uomo che dovrebbe far rinascere dalle ceneri una città ormai soggiogata dalla criminalità, finisce per venire inghiottito dalla follia omicida del clown, fino a diventare carnefice.
Il ritorno del Cavaliere Oscuro
Il terzo capitolo rappresenta un linea di demarcazione per gli amanti della saga. Si ritorna in modo evidente alla distruzione dell’eroismo più fumettistico, seguendo le orme del primo episodio. Bruce Wayne ha perso l’unico amore della sua vita, le numerose battaglie l’hanno provato e ormai sembra essere un semplice vecchio, che da anni non si fa più vedere per le strade buie della città.
Ma il pericolo di una nuova minaccia è improvvisamente ripiombato su Gotham e non lascia spazio agli acciacchi dell’età. Bane (Tom Hardy) è un sopravvissuto, un rinchiuso, un uomo che non conosce altro che la sofferenza, è nato in una prigione dimenticata da Dio e per miracolo è riuscito a vedere la luce soltanto da adulto.
Batman e Bane: due destini simili
Anch’esso raccolto da Ra’s al Ghul, è stato addestrato e poi allontanato dalla setta delle ombre, ma è tornato per compiere il volere del suo mentore. È proprio Bane l’elemento di critica a questo film, per alcuni mal strutturato, un personaggio interessante a cui non è stato concesso di raccontare la sua storia.
La cifra stilistica di Nolan tende a mantenere un alone di mistero, e forse la bellezza di questo personaggio sta proprio lì, saperne poco per apprezzarne i segreti, un destino simile a quello di Catwoman, nemico e poi aiutante di Bruce Wayne in questo capitolo finale.
Il fattore che più stride rispetto ai capitoli precedenti è proprio la ricerca del realismo. La situazione di emergenza della città finisce per oltrepassare la linea del comprensibile sfociando nel surreale. A tratti sembra quasi mancare una logicità dietro agli avvenimenti che scatenano il caos finale, rendendo la storia più fumetto che realtà.
Nel complesso il film è accattivante e racconta circostanze interessanti, come il crollo emotivo e fisico del supereroe, ormai stanco e incapace di lottare per ciò in cui crede.
Batman serie cinematografica ideale per il futuro?
Christopher Nolan ci insegna che talvolta il supereroe può risultare più interessante quando è posto sullo stesso piano dello spettatore, con le sue debolezze e i suoi difetti, lanciando uno spunto per nuove serie tv, come The Boys di Amazon Prime Video.
Batman serie cinematografica che non si del passato, anzi. Nolan, decidendo per l’innovazione, calcando le orme dello Spiderman di Raimi; non nasconde la fragilità che si cela dietro a persone che sembrano più grandi di tutto, ma che finiscono per rispecchiarsi in noi, più di quanto vogliamo fare noi stessi.
“O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”
Bruce Wayne
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