Silenzi tesi, sangue e azione. Blue Eye Samurai apparentemente sembra solo questo, ma poi rivela un cuore e una dedizione unici. Blue Eye Samurai è una Serie TV d’animazione del 2023, prodotta da Netflix e creata da Michael Green e Amber Noizumi. La serie affronta il periodo della storia giapponese chiamato Edo, rivisitandolo e utilizzandolo come sfondo per una storia di azione e vendetta.
La storia di Blue Eye Samurai
La serie segue la vendetta di Mizu, un samurai che si scoprirà essere una ragazza. Di origini metà europee e metà giapponesi, è vista dalla popolazione giapponese come un mostro. Questo perché in quel periodo lo stato nipponico era chiuso in un auto-isolamento verso il resto del mondo e aveva sviluppato all’interno odio e disprezzo per i non giapponesi, a cui non era quindi permesso vivere nello stato.
Lo scopo di Mizu è quello di trovare quattro uomini europei, quattro “uomini bianchi”, gli unici presenti in Giappone al momento della sua nascita, per trovare il suo ipotetico padre e ucciderlo. Cresciuta nell’odio, Mizu metterà a frutto tutti gli insegnamenti che nel corso della sua vita ha ricevuto, da esperienze negative e positive, per arrivare prima o poi a compiere il suo destino.
Una serie action, ma non solo
Blue Eye Samurai mette al centro i suoi lati migliori, cioè lo stile di animazione, che fonde 2d e 3d, e le scene action, per lo più riguardanti combattimenti con la spada. Combattimenti ben studiati, disegnati e animati, che oltre a intrattenere, danno forma ai personaggi e alla loro psiche. Come nei migliori western e nei film alla Kurosawa, la forma diventa sostanza e il combattimento è un’espressione diretta dell’indole del personaggio. Attraverso la regia di queste scene molti momenti acquistano un valore non solo estetico ma anche e soprattutto narrativo.
Il gusto tecnico è sopraffine con colori che inizialmente sembrano virare su una scala di blu, ma poi si aprono e diventano sempre più variegati, con il rosso del sangue a sporcare continuamente quadri esteticamente perfetti. I disegni e modelli dei personaggi sono grezzi ma in linea con lo stile di animazione, che sovrappone la CGI a questi sfondi piatti che ricordano e trovano ispirazioni in molta arte giapponese.
Ovviamente la serie non è solo belle animazioni e scene action mozzafiato. La storia è avvincente, le tappe intermedie non annoiano e anzi arricchiscono. Seguiamo diverse storyline che si intrecciano insieme ad alcuni flashback. I personaggi sono approfonditi e non c’è mai la sensazione che le cose accadano a fini di trama. Ogni storia e ogni ricordo vanno a costruire un lato del personaggio che si va ad aggiungere pian piano fino a creare un insieme di personaggi convincenti e reali.
Una trama che affronta anche temi importanti, che utilizza la vendetta per parlare di rapporti umani, dello stigma del gruppo, della genitorialità e dell’amore. Un prodotto ragionato e mai banale, che anche quando sembra stia per cadere nel cliché e nel già visto, riesce ad aggiungere punti di vista variegati.
Una storia di alto livello, ancora tutta da scoprire
Blue Eye samurai conferma quindi l’alto livello delle produzioni animate Netflix, che dopo Arcane mette a segno un altro colpo degno di nota. Una storia coinvolgente e profonda, che ragiona sulla rabbia e sul perdono, sulla libertà di seguire la propria in contrasto con le tradizioni, e cosi facendo porta in scena l’odio per il diverso in una maniera sottile e mai retorica. Un racconto sui padri, quelli non voluti e quelli che ti insegnano a vivere. Una serie che affronta la mostruosità femminile, che nasce dai torti e dalle menzogne, e sgorga come un fiume in piena, come la lama di Mizu.
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