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Cary Grant anni quaranta

Auguri Cary Grant, 120 anni di stile e ironia

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10 minuti di lettura

Era il 18 gennaio 1904 quando a Bristol nasceva Archibald Alexander Leach, noto ai più come Cary Grant. Oggi il suo nome è ancora leggendario, e richiama alla mente fascino, raffinatezza, carisma e talento comico. Fu apprezzato da registi dal calibro di Alfred Hitchcock, Raoul Walsh, Howard Hawks e Frank Capra e lavorò al fianco di stelle come Audrey Hepburn, James Stewart, Grace Kelly e Tony Curtis. Celebriamolo a 120 anni dalla sua nascita con una rassegna dei suoi film più riusciti.

Dopo aver lavorato diversi anni per una compagnia itinerante di saltimbanchi (dove imparò a fare piroette e salti mortali, che avrebbe poi sfruttato in molti film per effetti comici), il sedicenne Archibald Leach capì che il mondo dello spettacolo faceva al caso suo. Esordì a Hollywood come caratterista alla Paramount, per poi accettare parti sempre più importanti nel ruolo di seduttore. Fu a questo punto che gli consigliarono di adottare il nome d’arte di Cary Grant.

Cary Grant comico tra Susanna!, La signora del venerdì e Scandalo a Filadelfia

Il primo ruolo di protagonista maschile fu Il diavolo è femmina (1935), commedia sentimentale al fianco di Katharine Hepburn. Il film fu un fiasco commerciale, ma funse da pista di decollo per Grant, che da lì in avanti venne sempre più spesso scritturato come controparte maschile di commedie sofisticate.

Il genere, molto in voga negli anni Trenta e Quaranta, aveva tante diramazioni. Tra queste, le più amate erano la comedy of remarriage e la screwball comedy, aventi entrambe alla base una sorta di “guerra dei sessi”, fatta di divorzi, litigi, travestimenti e slapstick, ma che terminavano sempre con il matrimonio dei due protagonisti. Cary Grant divenne uno degli attori più ricercati per questo tipo di commedie, che esaltavano le sue spiccate doti comiche.

In Susanna! (1938), Cary Grant è un paleontologo prossimo al matrimonio, brillante e ingenuo al tempo stesso, che finisce per innamorarsi di un’eccentrica ereditiera interpretata da Katharine Hepburn. A legare i due, costringendoli a rocambolesche avventure, c’è un leopardo in fuga.

La signora del venerdì (1940) vede Grant nei panni di un giornalista che fa di tutto pur di ostacolare il matrimonio della sua ex moglie con un assicuratore. Tra scambi fulminei di battute (il regista Hawks voleva aggiudicarsi il record per il film con i dialoghi più rapidi di sempre) e ridicoli fraintendimenti, i due si riavvicinano e decidono di sposarsi di nuovo.

Scandalo a Filadelfia (1940) vanta un trio di attori fenomenali: Grant, infatti, è affiancato da Katharine Hepburn e James Stewart in una pellicola da molti critici considerata il prototipo della comedy of remarriage. Lasciato dalla Hepburn in favore di un giovanotto ricco ma piuttosto insipido, Grant mette alle calcagna della coppia un giornalista nel tentativo di far affiorare verità scomode che potrebbero mandare a monte il matrimonio. A due passi dall’altare, i due scoprono di amarsi ancora e convolano a nozze.

Cary Grant drammatico tra Il sospetto, Notorious e Intrigo internazionale

Cary è l’unico attore a cui ho davvero voluto bene in tutta la mia vita.

Alfred Hitchcock

Con l’avvento degli anni Quaranta, Cary Grant aveva già alle spalle una solida carriera da attore comico. Eppure, per quanto fosse rispettato all’interno del genere, nessun regista sembrava volergli dare una possibilità sul fronte drammatico. Nessuno, a parte Alfred Hitchcock. Il maestro del brivido volle sfruttare il fascino di Grant per ingannare gli spettatori, che da lui si sarebbero aspettati tutto ma non certo un oscuro assassino, o una spia ambigua.

Per questo motivo, lo stupore davanti a Il sospetto (1941), dove Grant recitava la parte del marito con intenzioni uxoricide, fu enorme. Ma Hitchcock vinse la sfida, perché nelle movenze suadenti e negli occhi profondi di Cary Grant riuscì a nascondere un personaggio enigmatico, del quale non si riesce mai a indovinare le vere intenzioni. Il film si chiude con uno dei finali aperti più famosi della storia.

Nel 1946, Hitchcock rivolle Cary Grant per Notorious – l’amante perduta, insieme a Ingrid Bergman. Il suo personaggio è un poliziotto dall’aria grave, posato ma anch’egli estremamente ambiguo, che ingaggia la Bergman come spia di un nazista, esortandola a vincere i suoi favori. Mentre la relazione tra i due cresce, Grant comprende di essere innamorato di lei, ma non può tradirsi – pena il fallimento della missione.

Arriviamo, infine, a Intrigo internazionale, thriller del 1959 dove il personaggio di Grant, un agente pubblicitario, viene preso per una spia. Ingarbugliato in complotti e tradimenti, è costretto a percorrere l’America in lungo e in largo per fuggire, al contempo innamorandosi di una donna che, diversamente da lui, è una vera spia. Questa pellicola dal ritmo incalzante sorprenderà lo spettatore d’oggi per il suo elemento jamesbondiano ante litteram – caratteristica confermata da una dichiarazione dello stesso Ian Fleming, che più tardi rivelò di essersi ispirato anche a Cary Grant per creare l’agente 007.

Cammina, non correre, l’ultimo atto

Nel 1966, Cary Grant recitò in Cammina, non correre, commedia romantica del regista Charles Walters. In quella che fu la sua ultima comparsa sullo schermo, Grant era Sir William Rutland, uomo d’affari in visita a Tokyo durante le Olimpiadi. In cerca di una stanza in cui soggiornare, Sir William incappa in Christine, giovane donna che offre il suo appartamento da condividere, dietro il pagamento di un affitto.

I due, nonostante alcune difficoltà nello spartirsi gli spazi e i turni in bagno, vanno d’accordo. Presto entra in scena un terzo inquilino, portato dallo stesso Rutland: tale Steve, atleta con una passione per l’architettura. L’attrazione verso Christine è immediata e i due alla fine si mettono insieme, grazie all’aiuto di Rutland, che si è prodigato come loro personale Cupido. 

Cammina, non correre è una commedia dei fraintendimenti, dei non-detti, degli sguardi eloquenti; molte gag e battute funzionano tutt’oggi, e l’ambientazione a Tokyo è un piacevole cambio di scena rispetto alle consuete città americane. Un addio al cinema dolceamaro, per Cary Grant: un po’ come nella scena finale della pellicola, in cui il suo personaggio guarda da lontano agli amanti che lui stesso ha fatto ricongiungere, con un sorriso appagato e mesto insieme.

Archie, la serie tv sulla vita di Cary Grant

Jason Isaacs nei panni di Cary Grant nella serie “Archie”

Da novembre 2023 la piattaforma britannica di streaming ITVX annovera nel suo catalogo Archie, serie tv di quattro episodi incentrata proprio sulla vita di Cary Grant, interpretato da Jason Isaacs. Il titolo fa riferimento al nomignolo col quale famigliari e amici si riferivano all’attore – che ufficialmente si chiamava, appunto, Archibald. La stessa figlia di Grant, Jennifer, è produttrice esecutiva della serie, fattore che garantisce (o almeno, dovrebbe garantire) una certa affidabilità dei fatti narrati.

La grandezza di Cary Grant, ieri e oggi

Al di là della sua reputazione di sex symbol e di gentleman; al di là del glamour, dell’eleganza e della bellezza, Cary Grant era un magnifico attore. Riguardare i suoi film oggi significa fare un tuffo nella vecchia Hollywood dell’età dell’oro, ripercorrere una parte di storia del cinema, con tutta la nostalgia che un’attività del genere può comportare. Non è difficile da amare, Cary: un sorriso triste, una battuta sottolineata da una sarcastica alzata di sopracciglia, una piroetta, una falcata ampia e decisa – basta poco per riconoscere un grande attore


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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