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C'è qualcuno in casa tua

C’è qualcuno in casa tua, ed è purtroppo un teen movie

Arriva su Netflix l'ennesimo film horror di cui non avevamo bisogno

5 minuti di lettura

Quando vediamo il trailer di C’è qualcuno in casa tua, disponibile su Netflix dal 6 ottobre, sorge spontanea una domanda: perché? Perché riproporre l’ennesimo slasher movie, nell’ennesima cittadina sfigata, nell’ennesimo liceo pieno zeppo di stereotipi? Poi il film comincia. E tutto sommato ha un inizio che acchiappa. Ci accorgiamo che i personaggi sono pure ben tratteggiati. Decidiamo di continuare la visione. Ecco cosa aspettarsi da C’è qualcuno in casa tua di Patrick Brice.

C’è qualcuno in casa tua è molto fumo poco arrosto

Come abbiamo anticipato, l’inizio acchiappa. Il ritmo è azzeccato, fluido come ci si aspetta da un film che sappiamo non essere impegnato, ideale per una serata senza pensieri. Entriamo subito nell’atmosfera di questa sperduta cittadina campagnola in Nebraska, Osborne dove la vita sembra girare attorno al campionato di football scolastico come in un qualsiasi film americano che si rispetti.

Ma tutto viene sconvolto dal primo omicidio: muore un bullo della scuola, ucciso da un assassino che indossa una maschera con le sembianze del ragazzo ucciso. Da qui scopriamo le dinamiche sociali che regolano la vita del liceo e facciamo la conoscenza del variegato gruppo di ragazzi protagonisti; ognuno simbolo di una tematica profonda attuale: chi intraprende un percorso di transizione, chi abusa di droga, chi ha un rapporto difficile con i genitori, chi nasconde un terribile segreto. E sono proprio i segreti ad interessare l’assassino che li svela a tutto il paese nel momento in cui decide di uccidere le vittime designate.

Bullismo, razzismo, transessualità e amori segreti

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Bullismo, razzismo, transessualità, tutte tematiche che in C’è qualcuno in casa tua avrebbero potuto essere approfondite o perlomeno non essere lasciate lì nella linea della superficialità, solo tratteggiate. E dal momento che, a livello di trama, il film non è nulla di innovativo, avrebbe potuto essere davvero l’occasione (mancata) per dare un senso alla vita di questi personaggi e lasciare un messaggio.

Anche il concetto di maschera viene lasciato lì, a libera interpretazione dello spettatore se vogliamo. Come abbiamo detto, l’assassino indossa una maschera della vittima stampata, sembrerebbe, con una stampante 3D. Ma perché lo fa? Per mettere la persona davanti ad un suo reale riflesso prima di morire? Per mettere una loffia paura psicologica? Perché ormai in casa ha una stampante 3D e non sa in che occasione usarla?

Inspiegabile poi come sceglie chi uccidere. Inizialmente fa fuori due bulli. E diciamolo, ci sta. Il primo era un omofobo che ha picchiato a sangue un ragazzo omossessuale, il secondo aveva un podcast razzista alla K.K.K. Ma poi cambia il tiro. Tocca al ragazzo con una dipendenza che aveva bisogno di auto non di morire così brutalmente di macete.

Forse il senso è che tutti noi portiamo una maschera. Sembriamo brave persone quando in realtà dentro siamo marci fino al midollo. Sembriamo felici, quando in realtà dentro siamo devastati da un dolore. Parte il suono del violino più piccolo del modo. Sipario.

C’è qualcuno in casa tua, dunque?

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Le battute sono sorprendentemente divertenti e contribuiscono a rendere piacevole C’è qualcuno in casa tua, insieme alle immagini degli omicidi, sempre molto prevedibili, ma comunque godibili. L’assassino continua indisturbato a mietere vittime fra le domande di tutti: chi sarà questo omicida? Sicuramente quel ragazzo asociale che veste sempre di nero…sì, come no.

Un film senza lode e senza infamia. Di pellicole in questa “salsa giovanile” ce ne sono anche troppe e in pochi sono stati capaci nel produrre un buon contenuto. Fear Street ad esempio c’è riuscito, per citarne uno recente.

C’è qualcuno in casa tua, fallisce nel suo tentativo – qualunque esso fosse – ma bocciarlo completamente sarebbe forse troppo severo. Se il vostro piano è un Halloween senza pretese in terrificanti pantofole a orsacchiotto, premete riproduci.


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Ciao! In queste poche righe mi devo descrivere e ne sto già sprecando parecchie quindi andiamo al sodo. Sono Azzurra, copywriter freelance e mi occupo di comunicazione creativa. Figo vero? Dalla mia bella Verona scrivo per lavoro e per passione. Venite a trovarmi! Sono quella col cappello e l’orologio da taschino.

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