Dal 13 maggio scorso è disponibile nel catalogo Netflix, il nuovo film originale Cheerleader per sempre. Commedia statunitense diretta e sceneggiata da Alex Hardcastle, segue le vicende della giovane liceale Stephanie (Angourie Rice), che a causa di un grave incidente che l’ha portata ad un coma di vent’anni, si risveglia trentasettenne (Rebel Wilson) e con l’obiettivo di recuperare tutto quello che ha perso dell’ultimo anno di liceo, durante la sua assenza.
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Cheerleader per sempre, un ritorno al passato
Sin dai primi minuti del lungometraggio l’intento principale è chiaro. Il film vuole essere un omaggio alle rom-com dei primi anni 2000, che tanto negli anni sono state riproposte senza però mai centrare il bersaglio. Cheerleader per sempre può essere tranquillamente inserito in questa categoria. Nonostante un principio molto buono, che gioca sul fattore nostalgia, la pellicola si evolve rimanendo però sempre molto piatta e senza un obiettivo chiaro.
Cheerleader per sempre è un chiaro ritorno al passato non del tutto riuscito. Il 1999 si scontra con il 2022 e le innumerevoli ed evidenti differenze tra le due epoche sono mostrate ma in un modo che, in certi momenti, tocca l’equivocità. Nella prima parte, ad esempio, abbiamo un ritratto della generazione di adolescenti del 2022, reso in caricatura con battute fuori luogo sul politically correct.
Cheerleader per sempre e i suoi 30 anni in un secondo
L’ispirazione della pellicola, lampante sotto molti punti di vista, viene proprio da un film del 2004 divenuto con gli anni un vero e proprio cult, una delle rom-com più conosciute e apprezzate: 30 anni in un secondo. Diretto da Gary Winick, il film racconta la storia di Jenna (Christa B. Allen) che al suo tredicesimo compleanno sogna di avere 30 anni e una vita di successo; quando improvvisamente il suo desiderio si avvera, Jenna (Jennifer Garner) si scontra con la sua nuova e tanto desiderata vita.
L’intento di ricreare la stessa atmosfera e le stesse vibes di 30 anni in un secondo risulta però vano. Nella sua semplicità il film di Gary Winick era riuscito ad imporsi, grazie ad una storia non troppo impegnata ma coinvolgente, con una protagonista che sapeva il fatto suo; Cheerleader per sempre invece pecca nella mala delineazione di una linea narrativa che tende a perdersi durante la durata del discorso, coinvolgendo lo spettatore solo nella parte iniziale dell’azione.
Stephanie e Jenna, due personaggi a confronto
Analisi interessante si può condurre sulle protagoniste dei due lungometraggi. All’apparenza simili ma con una scrittura diversa, per una azzeccata e per l’altra gestita in malo modo. La tredicenne Jenna, adolescente insicura e scontenta della sua vita, si risveglia trentenne con la sua vita dei sogni. È divertente per lo spettatore vedere come questa si adatta al nuovo mondo, il tutto con la goffaggine tipica di un’adolescente che non la abbandona mai nemmeno quando comincia ad ingranare nel nuovo mondo, e che ha reso così speciale questa protagonista.
D’altro canto, invece Stephanie subisce il suo incidente all’età di 17 anni, durante la fine del suo ultimo anno di liceo e in un momento di piena popolarità. Quando si risveglia trentasettenne, dopo un momento di confusione iniziale, la ragazza torna a casa da suo padre, cominciando a adattarsi alla sua nuova vita ma decisa a voler tornare al liceo per poter provare ciò che si è persa. L’errore sta proprio nella scrittura di questo personaggio. Stephanie si abitua facilmente alla nuova epoca; utilizza i social, si fa nuovi amici e non è mai in difficoltà.
Queste caratteristiche rendono poco credibile agli occhi dello spettatore lo sviluppo di Stephanie, andando a creare un personaggio grossolano, rasente alla realtà e privo di una sua personalità. Rebel Wilson, nonostante il suo potenziale, rimane così bloccata nei precedenti ruoli che l’hanno resa celebre al grande pubblico, uno su tutti Amy della trilogia Pitch Perfect. Nel suo complesso Cheerleader per sempre risulta godibile ma allo stesso tempo confusionario.
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