Abbiamo avuto l’occasione di vedere in anteprima Chien de la casse, opera prima del giovane talento francese Jean-Baptiste Durand, il quale si è aggiudicato il César per la Miglior opera prima e per la rivelazione maschile Raphael Quenard. Il film, che uscirà nelle sale il 23 Maggio, pone al centro di tutto il forte legame fra due amici, legame che verrà messo alla prova nel momento in cui uno dei due s’imbatterà in una ragazza, instaurando con quest’ultima un nuovo legame.
Chien de la casse segna un buon esordio alla regia, narrando una storia che va colpisce in modo diretto lo spettatore, scivolando però talvolta nella mancanza di ritmo e di un effetto sorpresa.
Due amici e una ragazza: cosa può andare storto?
Chien de la casse, come già anticipato, vede al centro tre giovani protagonisti, le cui vite sono legate profondamente dall’amicizia e dall’amore. Dog (Anthony Bajon) e Mirales (Raphael Quenard) sono amici da tutta la vita, richiamando a loro un legame che lo si potrebbe definire addirittura fraterno per la loro profondità e saldezza.
Dog e Mirales vivono in un piccolo paesino del sud della Francia, e un giorno Dog s’imbatte in Elsa (Galatea Bellugi), con la quale instaura fin da subito una storia d’amore. Sarà proprio il nuovo legame instaurato da Dog a mettere in discussione la sua profonda amicizia con Mirales, il quale non resterà indifferente all’allontanarsi dell’amico.
Jean-Baptiste Durand si concentra per tutta la durata del film sul legame tra i due personaggi maschili: posando dapprima lo sguardo sul personaggio di Dog, facendo trasparire la sua timidezza e paura verso un mondo che sembra non volerlo accogliere, lasciandolo chiuso nella sua bolla. Il regista si concentra sul personaggio di Mirales facendo vivere appieno la sua reazione al cambiamento caratteriale e introspettivo dell’amico Dog, che da quando sceglierà di vivere appieno la relazione con Elsa, metterà all’angolo l’amicizia con lo stesso Mirales, lasciandolo solo con il suo cane.
Infatti, potremmo dire che in più di un’occasione il regista sceglie di farci vivere l’amicizia tra Dog e Mirales proprio dal punto di vista del cane di quest’ultimo. Lo stesso titolo del film, Chien de la casse, richiama una tipica espressione della periferia francese che letteralmente vuol dire “cani allo sfascio“.
Non è celata la violenza all’interno del film, né nel legame tra i personaggi e il mondo, né tantomeno tra gli stessi personaggi, poiché è proprio la vita di Dog e Mirales a essere talvolta violenta con loro. Mirales e Dog risultano agli antipodi a quanto carattere e fisicità all’interno della scena costruita da Jean-Baptiste Durand, eppure, per quanto distanti possano risultare, sono comunque complementari.
Laddove lo sguardo esterno del personaggio di Elsa intravede aggressività di Mirales nei confronti del proprio ragazzo Dog, è chiaro che il rapporto tra i due personaggi è difatti più forte che mai e che ricalca appieno l’esempio perfetto di amicizia fraterna.
Chien de la casse, un’amicizia di opposti
Già dai primi minuti di Chien de la casse ci si può accorgere fin da subito della complessità che arricchisce i due protagonisti. Mirales è nevrotico, impulsivo, arrogante ma ha una profonda passione per la lettura e la cucina; coltiva il sogno di aprire un suo piccolo ristorante nel villaggio in cui vive e allo stesso tempo si preoccupa dei piccoli personaggi che popolano il paese.
L’umanità e la bontà di Mirales vengono quasi rivelate nel momento in cui egli abbraccia una solitudine che sembra essergli piombata addosso senza troppo preavviso. Questo suo essere solo lo pone in relazione con l’altro, facendo trasparire la sua profondità e la sagacia. Mentre, invece, quando egli si ritrova a dover affrontare la separazione dall’amico, tende a chiudersi a riccio con quest’ultimo, mostrandogli gli aculei, dunque una certa fisicità e aggressività che vuole difatti proteggerlo dal dolore che lo sta martoriando da dentro.
Il personaggio di Dog invece è più sottomesso all’amico. C’è addirittura un rapporto cane-padrone tra Dog e Mirales. Tuttavia, lo si può più accostare a una sorta di protezione di Mirales verso Dog, un ragazzo intelligente ma insofferente verso una realtà che non sembra volergli dare prospettive per il proprio futuro, obbligandolo a restare dunque fermo e immobile.
Sarà proprio l’arrivo del personaggio di Elsa e spingerlo ad andare avanti, e ad affrontare le differenze e le difficoltà con l’amicizia con Mirales. A Elsa è affidato il compito non solo di far crescere Dog, ma anche di liberare sia lui che Mirales da loro stessi, dai mostri che gli stanno divorando da dentro, spingendoli ad inseguire i propri obiettivi e sogni, lasciando fuoriuscire il loro essere, la loro maturità.
Una regia senza troppi guizzi, che si ferma un po’ troppo
Se la storia di Chien de la casse risulta perlopiù interessante, la regia invece rallenta il passo. La regia è l’anello debole del film perché non incuriosisce lo spettatore. La monotonia nel presentare l’immagine e il rapporto tra i personaggi è piatto e ha addosso l’odiato sentore del già visto.
Conoscendo il passato di Jean-Baptiste Durand, ovvero di pittore e artista a tutto tondo, ci si aspettava quasi un azzardo ancora più forte per il suo esordio. Tutto questo va a colpire il ritmo di Chien de la casse, che più volte si ferma per poi ripartire. Un’altalena che pone un interrogativo allo spettatore: perché questa scelta? Il marcare, tramite la macchina da presa, gli sguardi e i silenzi così come le liti di Dog-Mirales-Elsa, non rimangono impressi nella mente dello spettatore se non vengono presentati in una maniera nuova, sperimentale addirittura.
Chien de la casse comunque risulta un film tutto sommato riuscito. Un film che fa capire allo spettatore quanto la storia fosse sentita dal regista, pur presentando un’estetica che può non essere condivisa necessariamente dal pubblico, che resta però fedele a sé stessa.
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