Christian, con la sua commistione di generi e la sua idea originale, è la nuova scommessa della televisione italiana. Sky, infatti, non è nuova a produzioni che uniscano il sacro e il profano cercando di mischiare atmosfere e toni differenti sfidando, allo stesso tempo senza timori, un’idea di fiction e di cinema tipica delle produzioni nostrane.
In questo senso gli ultimi decenni hanno segnato un cambio di direzione netto in quanto a temi e a tipologia di narrazione: a partire dai lavori dei Manetti Bros, passando per il Romanzo criminale cinematografico e televisivo e per il bellissimo Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti, il panorama italiano è mutato in maniera prepotente, aprendo nuovi spazi per storie dal piglio fresco e dal respiro più internazionale.
La Serie TV di Stefano Lodovichi è un racconto crime con toni soprannaturali, basato sulla graphic novel di Piersanti e Mattotti Stigmate, che racconta la storia di Christian, scagnozzo di un boss della periferia romana che si ritrova d’improvviso a dover gestire una crisi di fede quando sulle mani gli compaiono ferite dai poteri miracolosi.
La trascendenza che piomba nell’immanenza della periferia
Le prime due puntate di Christian, disponibili anche on demand su Sky Go e NOW TV, ci catapultano in un palazzone di case popolari che è un microcosmo a sé stante, separato e diviso dal resto del mondo, che quasi sembra non esistere.
Chi abita questo luogo, sicuramente distante dalle grazie divine, è una fetta di società, apparentemente abbandonata dallo stato e in balia di eventi e situazioni che pongono al margine.
Tra tossici, delinquenti di zona e storie dal passato burrascoso e oscuro, Christian si guadagna da vivere (oltre al permesso di vivere) facendo il picchiatore per un capo locale.
Un talentuoso Edoardo Pesce in bilico tra salvezza e dannazione
Le atmosfere, irreali, fumose, quasi cyberpunk nei colori e nelle ambientazioni, si discostano dal classico crime di periferia che abbiamo imparato a conoscere e ad amare mentre l’intera vicenda è intrisa di una intensa ironia, che a tratti appare un po’ troppo artificiosa, ricordando le sceneggiature pulp di film come Le iene e richiamandone i temi e i dialoghi improbabili ed esagerati.
Non è Roma, quella trasposta sullo schermo, quanto piuttosto una città nella città, ben delineata da un cast che riesce a fare dell’ambiguità dei propri personaggi un punto di forza della rappresentazione, già a partire dal bravissimo Edoardo Pesce e dal suo Christian, a metà strada tra la dannazione e un senso di redenzione che appare lontano e impossibile da raggiungere.
L’introduzione di Claudio Santamaria nei panni di Matteo, un emissario della Chiesa, apre lo spazio a nuovi intrighi interessanti e a domande ancora da risolvere nelle quattro puntate successive, che completeranno la prima stagione.
Christian è una svolta dark nella fiction italiana
I toni da fumetto dark, la violenza senza censure e il senso di dannazione e disperazione che traspaiono sono elementi innovativi che difficilmente abbiamo visto nelle produzioni italiane, troppo spesso intrise di sentimentalismo e di un’ipocrisia di fondo che lasciavano poco spazio a tematiche tanto crude.
Bisognerebbe attendere per poter confezionare un giudizio finale sulla Serie TV diretta dal regista toscano, ma la prima impressione è talmente positiva da permettere di sbilanciarsi nel consigliarne assolutamente la visione, per la cifra tecnica dell’opera e allo stesso modo per come potrebbe incarnare una perfetta continuazione della svolta artistica che sta finalmente prendendo spazio nel cinema e nella fiction italiana, per troppo tempo rimasta indietro, in tal senso, rispetto alla scena internazionale.
Confidiamo nel miracolo.
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