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Club Zero, un digiuno di introspezione

4 minuti di lettura

Club Zero è il nuovo film della regista austriaca Jessica Hausner, presentato in anteprima al 76° Festival di Cannes, che vede come protagonista Mia Wasikowska (Alice in Wonderland) nei panni della professoressa Novak. Il film è uscito nelle sale italiane il 9 Novembre e a causa dei delicati temi trattati è sicuramente destinato a far parlar di sé, nel bene o nel male.

Club Zero e l’alimentazione consapevole

Club zero

La professoressa Novak viene assunta da un prestigioso liceo per tenere un corso sulla nutrizione. “Alimentazione Consapevole” è il nome dato al programma introdotto dalla Novak, altresì noto con il nome di Digiuno. Alimentazione consapevole basata sull’astensione quasi totale dal cibo, con il fine di preservare il nostro pianeta diretto verso il collasso e per mantenere uno stile di vita più salutare e il più possibile eco-friendly.

Accompagnato dalla meditazione, questo programma viene pienamente accolto da un gruppo di cinque alunni, manipolati dalla professoressa e dal suo credo a tal punto da identificarsi con esso. Sono loro a fondare il “Club Zero”, un circolo che si basa interamente sulla dottrina della professoressa Novak e che vede in lei la chiave della conoscenza e della verità. Ci vorrà un po’ di tempo prima che i genitori dei ragazzi si rendano conto della grave situazione in cui i figli si trovano, e forse per alcuni di loro potrebbe essere già troppo tardi.

Club Zero è un racconto algido e rigido

club zero

A fare da sfondo al controverso Club Zero è il mondo contemporaneo così come lo conosciamo, un mondo cinico e rapido ma attento alle problematiche sociali che lo permeano da decenni: l’occhio della regista austriaca è rivolto verso il cambiamento climatico e la conseguente ricerca di uno stile di vita più sostenibile, il difficile rapporto genitore-figlio, la perdita di fiducia verso l’istituzione scolastica che ha ormai smarrito la sua direzione e punta solo a plasmare menti che siano il più conformi possibili con i bisogni della società.

Un racconto algido e rigido, Club Zero sceglie di focalizzarsi molto sull’impatto visivo e scenografico, attento alle scelte cromatiche e ad apparire visually pleasing, ma finisce per mettere da parte lo sviluppo e la caratterizzazione dei personaggi principali, che rimangono quindi molto statici nell’impostazione e aggiungono poco a una trama di per sé interessante. Il tutto sarebbe potuto essere certamente più coinvolgente se si fosse andati oltre a una bidimensionalità di fondo che è impossibile da ignorare, soprattutto perché si parla di temi che avrebbero bisogno di una maggiore profondità e un maggior tentativo di introspezione.

Quando la satira è un po’ fine a sé stessa

club zero jessica hausner

Sappiamo cosa succede, sappiamo come succede, ma molte volte viene da chiedersi il perché quello che ci risulta così piacevole alla vista stia effettivamente accadendo. Non basta la meravigliosa interpretazione dell’affascinante Mia Wasikowska a risollevare le sorti di un film che si impantana un po’ nella sua stagnante andatura, così come il linguaggio satirico e la critica al mondo della ricchezza sembrano un po’ forzati e forse non risultano così intelligenti come la regista si sarebbe aspettata, o come ci saremmo aspettati dalla regista.

Club Zero merita comunque una visione, perché ruota intorno a delle scelte stilistiche interessanti e temi poco trattati nei film per il grande pubblico.


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Classe 2000, nato nel primo pomeriggio di una pigra domenica romana. Sogno una vita con lo zaino in spalla diretto verso orizzonti lontani e se “andare” è l’anagramma del mio nome, mi basta andare, ci penserò poi alla destinazione.

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