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Cocainorso, il film della bestia cocainomane è un flop

7 minuti di lettura

“L’orso bruno non è da considerarsi un animale aggressivo e pericoloso, poiché ha solitamente un comportamento schivo e tende a evitare il più possibile gli incontri con l’uomo. Tuttavia, può capitare che alcuni esemplari di orso prendano confidenza con l’uomo. Non sono da considerarsi pericolosi in quanto generalmente non sviluppano comportamenti aggressivi.”

La regista americana Elizabeth Banks, nonché popolare attrice della tv americana, decide di iniziare così il suo Cocainorso, con una citazione da Wikipedia (purtroppo non pervenuta, ci siamo quindi limitati a inserire quella trovata sulla versione italiana dedicata all’orso bruno). A metà tra un gioco del destino e un apparente tentativo di sensibilizzare gli spettatori sul rapporto uomo natura, era inevitabile che nelle sale italiane, bombardate per settimane dalle notizie che riguardano l’orsa Jj4, si diffondesse una risata generale.

Purtroppo però, durante Cocainorso, commedia americana scritta da Jimmy Warden, si riderà solo ed esclusivamente in questo momento. Ovvero quando il cinema si ricongiunge all’attualità, alla chiacchiera da social, per un fortuito caso che lega il tragico evento avvenuto in Trentino e la programmazione dell’Universal che pianificò l’uscita del film per il 20 aprile.

La trama di Cocainorso, tra storia vera e finzione

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Altra coincidenza. Cocainorso si ispira a fatti realmente accaduti; in particolare a un caso mediatico accaduto nel 1985 tra le foreste della Georgia, data e luogo dove è ambientato anche il film, e che coinvolge un giro di spaccio di milioni di dollari, oltre settanta chili di cocaina, e un orso selvatico. Un narcotrafficante, Andrew Thornton, si trovava in volo con un carico di cocaina da recapitare; in un momento di follia gettò tutto il carico dal piccolo aereo che pilotava e decise di paracadutarsi con addosso borse piene di droga.

Per un incidente si schianta al suolo morendo, il resto dei borsoni che gettò dall’aereo vengono così dispersi. A trovarli fu soprattutto un orso, che incominciò a consumarne il contenuto. Nella storia vera, l’animale morì di una grave overdose, in quella adattata da Warden e Banks diventa un cocainomane alla perenne ricerca di una dose.

Una “commedia” nera violenta e folle

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Da qui la trama, frastagliata di una miriade di personaggi (tra cui il villain interpretato dal compianto Ray Liotta) e poche, ma veramente pochissime, scene comiche. Infatti, se l’obiettivo di Cocainorso era quello di imbastire una commedia nera, così come molta critica lo ha voluto identificare, i momenti trash risultano all’opposto gratuiti, scontati e spesso e volentieri sbagliati da tempistiche di sceneggiatura falsate.

I personaggi risultano così ridicoli e ammorbati in una stupidità generica. Non è raro vedere in Cocainorso, quindi, bambini fastidiosi che si vantano con gli amici della loro abilità nell’assumere sostanze stupefacenti, ranger sovrappeso che nell’uccidere l’orso sbagliano la mira, adolescenti che uccidono senza troppe pretese per delle merendine; scordatevi Arancia meccanica! La nuova frontiera della pazzia porta la firma della Banks, ma non solo.

Anche Warden in sceneggiatura regala le sue chicche, tra dialoghi abbozzati o sconclusionati e spiegoni semplicemente inutili. La storia va avanti mostrando sempre più le vite dei tanti protagonisti in campo, i loro difetti e le loro indiscrezioni, senza però ricordarsi il protagonista della vicenda. Tutto ciò concorre a togliere l’unicità dell’opera in Cocainorso: letteralmente un film che si scriverebbe da solo, e che invece si impegna, con testardaggine, nel dare un senso alla vicenda (ma si sono forse dimenticati che qui si parla proprio di orsi cocainomani e basta?).

Cocainorso, un film in grado solo di auto sabotarsi

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I trailer spesso ingannano (una recente dimostrazione l’abbiamo vista nell’ultimo capitolo de La Casa), e anzi, il loro compito principale, è promuovere un film. Ma se esiste un trailer che ha ingannato l’occhio dello spettatore, allora è proprio quello di Cocainorso. Nel film, infatti, le scene in cui appare il suo protagonista indiscusso non sono più di tante rispetto a quelle mostrate nella pubblicità. Ciò rende Cocainorso un film senza orso cocainomane.

Ma non è come lo squalo di Steven Spielberg, l’attesa stessa dell’animale inferocito è anzi assente. L’orso balza invece casualmente da un posto all’altro, la sua ricerca spasmodica della cocaina non è sfruttata dai protagonisti per catturarlo, e tutto il suo appeal viene a meno quando, tra un’uccisione e l’altra, lo vediamo sniffare una striscia di cocaina come se fosse un essere umano.

Insomma, i sempre ottimi effetti speciali della Weta non bastano, e Cocainorso è un film in grado di auto sabotarsi in continuazione: quando deve far ridere fa paura, e quando deve far paura fa ridere. L’effetto generale sul pubblico è così come quello descritto da una delle protagoniste, quando dice che: “voglio guardare ma allo stesso tempo non guardare”. Ecco, questa è con una massima l’essenza stessa di Cocainorso. Un inganno da cui tenersi alla larga.


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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