Seconda pellicola con la regia di Meg Ryan, a ben otto anni di distanza dall’esordio con Ithaca – L’attesa di un ritorno (2015), Coincidenze d’amore è un ritorno a tutti gli effetti, sia sulla scena cinematografica che al genere della rom-com, che ha visto la giovane attrice e regista come protagonista indiscussa della scena negli anni d’oro della romantic comedy, gli anni ’90.
In sala dall’11 aprile con Universal Pictures, Coincidenze d’amore, seppur diretto, interpretato e scritto (in collaborazione con Steven Dietz e Kirk Lynn) da Meg Ryan, prende le mosse da una pièce teatrale – della quale il film ricalca la struttura -, Shooting Star (2008) di Steven Dietz.
Coincidenze d’amore, una storia amara in un non-luogo
Coincidenze d’amore si apre con un incontro in un non-luogo, un piccolo aeroporto di provincia, tra Willa (Meg Ryan) e Bill (David Duchovny), che avevano avuto negli anni di gioventù una storia importante conclusasi in maniera del tutto drammatica.
Nonostante l’incontro all’inizio sembri poco apprezzato dai due, una bufera di neve li costringe nell’aeroporto che, piano piano, inizia inverosimilmente a svuotarsi, creando una sorta di ambientazione magica e intima in cui i due possono ripercorrere gli eventi dolorosi della loro relazione passata e delle loro vite dopo la rottura.
In una sorta di confessione tormentata, che aggiunge gradualmente pezzi al puzzle delle loro vite separate, Willa e Bill sembrano passo passo ritrovare il sentimento e la complicità che li avevano uniti anni prima; tuttavia, quello che adesso cercano non è più l’amore sentimentale, ma una forma d’amore ben diversa che permetta loro di riprendere in mano le rispettive vite. Quest’incontro, all’apparenza fortuito, sembra essere invece scritto nel destino: come dice Willa, non è un caso che i due si siano ritrovati nel giorno bisestile, per tentare di riparare la direzione che le loro vite stavano intraprendendo.
Seppure il tentativo sia quello di proporre una reale visione della vita di due persone mature, anche se intrisa di sentimentalismo, di fatto il risultato è ben lontano dalla commedia romantica che ci aspettavamo; Coincidenze d’amore è infatti una commedia amara e disillusa della vita, profondamente segnata dai rimpianti e dall’autocommiserazione. Gli stessi dialoghi soffrono parecchio di questa componente, soprattutto nella prima metà della pellicola, riducendosi a un lungo e lento susseguirsi di pensieri malinconici e disillusi che finiscono con lo stancare lo spettatore, in costante attesa di un briciolo di energia che, tuttavia, non arriva.
Il ritorno maturo alla rom-com, perché il tempo passa per tutto e tutti
Coincidenze d’amore indaga la percezione interiorizzata dello scorrere del tempo e dell’invecchiare. C’è uno sfondo sentimentale che in qualche modo riprende e allo stesso tempo ‘spegne’ il genere della rom-com – è lo stesso Bill che, in una scena del film, stacca la spina allo schermo che trasmette la pubblicità di una rom-com -, è la storia dei due protagonisti, o meglio il ricordo della loro storia, che si costruisce nel corso del lungometraggio, costantemente accompagnata da una sensazione di amarezza, disillusione e rimpianto.
Lo sguardo è quello di Meg Ryan-attrice, che rivede in Coincidenze d’amore la sua visione del tempo, passato in una dimensione quasi mistica e totalmente nelle mani del destino, artefice di ogni evento e disavventura.
L’attrice e regista, regina indiscussa del genere della rom-com nei suoi anni d’oro, è riuscita in maniera sorprendente a riproporre il genere attualizzandolo, in linea con il diverso gusto cinematografico del pubblico e soprattutto traducendo il passare degli anni e dell’età. Il titolo originale della pellicola,”What happens later“, rende giustizia al suo intento e sta a sottolineare il legame con le precedenti pellicole che hanno visto come protagonista Ryan, ma mostrando allo spettatore come le cose siano cambiate e soprattutto come il genere si sia evoluto.
Nonostante l’adattamento del genere si potrebbe definire riuscito, purtroppo diverse sono le note negative da sottolineare, che giustificano il fatto che Coincidenze d’amore non abbia coinvinto fino in fondo.
Coincidenze d’amore, cosa non ci ha convinto
Nonostante siano diversi i punti di forza individuabili di Coincidenze d’amore, altrettanti se non di più sono gli elementi che non convincono. La base teatrale è fin troppo riconoscibile: i dialoghi sembrano a tratti troppo rigidi e monotoni, le azioni sono parecchio goffe e impacciate e la stessa ambientazione è statica, elementi che alla lunga distolgono l’attenzione dello spettatore; la corsa notturna nell’aeroporto vuoto, tra i tanti elementi, forse è un po’ fuori luogo, considerando la natura realistica e dolorosa dei dialoghi che compongono il lungometraggio.
Poi, seppure la storia riprenda il genere della rom-com, che riesce brillantemente a tradurre il cambiamento della scena e degli anni, è un ritorno stanco che non convince fino in fondo. Infatti, nonostante la componente sentimentale della commedia, il risultato è quello di una pellicola nostalgica e amara che, pur puntando alla messa a nudo della vita reale con tutte le delusioni e i dolori che la accompagnano, di fatto si perde in una componente mistica, quasi ‘magica’, a partire dallo scenario della tempesta di neve, al giorno bisestile, al bastone della pioggia, all’aeroporto inverosimilmente quasi deserto, che fa vacillare il confine tra realtà e finzione teatrale.
È soprattutto il voice over che lascia perplessi: interviene quasi come se fosse la voce del destino che guida le azioni dei protagonisti, prendendosi talvolta gioco delle loro disavventure e manifestandosi quasi come se fosse lei il capro espiatorio delle scelte sbagliate o delle cose andate male, tentando di condurli adesso verso una sorta di redenzione.
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