La predestinazione al fallimento e all’instabilità fanno da padrone in Creature di Dio, diretto da Saela Davis e Anna Rose Holmer e uscito in Italia il 4 maggio 2023. Il film, presentato alle 75° esima edizione del festival di Cannes, racconta la storia di Brian (Paul Mescal) che si riunisce alla madre Eileen (Emily Watson) nel suo villaggio di origine sulle coste irlandesi.
Creature di Dio, la trama
Il film si apre con la morte del figlio di una collega di Eileen, evento che sembrerebbe ragguagliare tutti di una tragicità incombente e di come la vita non possa cambiare in un luogo del genere. C’è nell’aria un senso di predestinazione al fallimento, spesso ridondante, che porta i personaggi di Creature di Dio a compiere azioni negative e spesso bestiali: a partire da Eileen che, per il figlio appena tornato, ruba dalla fabbrica dove lavora, a Brian che compie un crimine indicibile. La donna si troverà a coprire il crimine del figlio e questa decisione sarà la goccia che farà traboccare il vaso in una spirale di violenza ordinaria e ignorata da tutti.
Un film che indaga il rapporto tra uomini e donne
Eileen si ritrova a testimoniare il falso in tribunale quando il figlio viene accusato della violenza subita da Sarah Murphy, vecchia fiamma di lui e collega della madre, rompendo definitivamente il legame femminile che c’era fra le due. Un legame femminile che permea i rapporti nel villaggio sia tra le vecchie madri e le figlie e sia tra le colleghe della fabbrica: queste donne si rendono conto perfettamente di vivere in un mondo di uomini e si supportano per uscirne più illese possibili.
La decisione di Eileen le fa vedere il mondo sotto una luce diversa: ormai il velo di Maya è stato squarciato e la donna è consapevole della cattiveria che la circonda, vede, ad esempio, la presunzione del figlio e le ingiustizie generali che avvengono. Ciò che la donna ha sempre ignorato e inteso come naturale improvvisamente, invece, la sconvolge.
Nella ridondanza di certi meccanismi del film siamo ammaliati dalla recitazione di Emily Watson perfettamente canalizzata a mostrare come la donna sia combattuta tra il suo istinto materno e la sua coscienza. Eileen soffre, tra uomini disattenti e amiche che le hanno voltato le spalle, nel prendere una decisione e ormai il suo mondo è cambiato a tal punto da diventare irriconoscibile.
Le creature di Dio non hanno nessun incoraggiamento dall’alto e, anzi, sembrano essere le pedine di un gioco sconosciuto tra i problemi economici legati alla pesca, il lavoro sofferto in fabbrica e l’incomunicabilità tra di loro. La sofferenza permea il film – un’ atmosfera che ricorda Le onde del destino – e questa si percepisce nel suono delle ostriche maneggiate nel vento e nell’acqua che è pronta in ogni momento a inghiottire gli abitanti di questa zona maledetta come se tutto il cosmo progredisse verso la tragicità.
In una vita votata all’instabilità e ai capricci degli eventi, Eileen e le sue compagne rimangono ancorate alla costa ripetendo sempre gli stessi cicli. Qualcuno riuscirà a spezzare questo incantesimo in nome della propria libertà negata in un luogo malato come questo.
In maniera acuta Saela Davis e Anna Rose Holmer mettono in scena una storia sottile e universale sulla banalità del male che si insidia in noi. Spesso l’unica via d’uscita è lasciare questi luoghi e iniziare di nuovo. Attraverso la recitazione già acclamata di Emily Watson e quella nuova e fresca di Paul Mescal Creature di Dio appare come un’opera completa che ammalia anche se spesso diventa ripetitiva, ma ci fa comunque entrare in questo mondo mistico e tragico.
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