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Da me o da te?, i migliori amici (poco) innamorati della commedia Netflix

7 minuti di lettura

Quest’anno, a soddisfare i nostri élan sentimentali a San Valentino ci pensa Da me o da te?, commedia romantica prodotta da Netflix e diretta da Aline Brosh McKenna. McKenna, al suo debutto da regista, aveva già firmato le sceneggiature de Il diavolo veste Prada, 27 volte in bianco e La mia vita è un zoo. Con questo film, ci offre la sua visione dell’amicizia e dell’amore.  

Migliori amici e possibili amanti

Debbie (Reese Witherspoon) e il figlio Jack (Wesley Kimmel) in Da me o da te?
Debbie (Reese Witherspoon) e il figlio Jack (Wesley Kimmel)

Debbie (Reese Witherspoon) è una madre single che vive a Los Angeles. Giostra la sua vita tra il lavoro, il figlio – a cui dedica attenzioni fin troppo zelanti – e la sua passione per la lettura. Peter (Ashton Kutcher), invece, è uno scapolo che scandisce i suoi giorni a New York tra lavoro e intrecci amorosi non meglio specificati. Nonostante le differenze, i due sono migliori amici e si sentono ogni giorno, condividendo qualsiasi dettaglio (o quasi) della loro esistenza. Così, quando Debbie deve recarsi nella Grande Mela per terminare un corso di contabilità, Peter si propone come babysitter per suo figlio Jack (Wesley Kimmel).

Lo scambio di dimore permette a entrambi di condurre vite diverse, più piene e soddisfacenti, che li porteranno a una nuova consapevolezza: Debbie comprende che deve agire, e non solo abbandonarsi a rigidi calcoli e programmazioni, per ottenere ciò che desidera; Peter si rende conto di quanto sia appagante ed edificante dedicarsi agli altri invece che solo a se stessi. Ma soprattutto, tutti e due intuiscono che tra di loro si staglia qualcosa di sentimentalmente irrisolto, accumulatosi sin dal giorno in cui si sono conosciuti e sono andati a letto insieme… 

Da me o da te? e il suo antenato

Da me o da te? si apre con un ingannevole split screen che ci fa credere che Debbie e Peter siano a letto insieme, a chiacchierare. Subito scopriamo che non è così: i due sono nelle loro case, nei propri letti, a migliaia di chilometri di distanza (e Peter è persino di fianco alla sua ragazza, che provvederà a lasciarlo quella stessa mattina).

Non può essere sfuggito l’omaggio a una pellicola romantica del 1959 che si era servita dello split screen in maniera esemplare, integrandolo al meccanismo narrativo: Il letto racconta… (Pillow talk) di Micheal Gordon, con Doris Day e Rock Hudson. È una tecnica che accentua lo scarto tra spazio virtuale e spazio fisico: i due innamorati sono vicini sullo schermo, ma non nella realtà. Nel caso di Debbie e Peter, è uno spazio che avevano condiviso in passato, ma che hanno ormai perso, e che dovranno recuperare. 

Una chimica romantica poco convincente

Ashton Kutcher in Da me o da te?

C’è molta tenerezza tra Debbie e Peter. La loro amicizia è palpabile: entrambi partecipano delle gioie e tristezze dell’altro, si supportano, scherzano e condividono la passione per la lettura. Quando si scambiano le case, si fanno del bene l’un l’altra: Debbie porta colore nella vita di Peter (letteralmente – come quando gli decora il grigio appartamento newyorkese), e Peter fa di tutto per far passare la migliore settimana della sua vita a Jack.

Molta tenerezza, è vero, ma poca o nulla sensualità, dato che la scintilla sembra mancare tra i due attori, Witherspoon e Kutcher. Siamo davanti a due professionisti, certamente rodati nel genere commedia romantica e certamente affascinanti, come si addice ad ogni film di questo tipo (Kutcher, in particolare, è in forma smagliante). Eppure, nonostante tutti questi presupposti, l’amore pulsa e vibra dallo schermo? Vogliono farci credere di sì, ma risulta un poco difficile quando Debbie realizza solo all’ultimo di essere innamorata di Peter, mentre lui sa di amarla dal momento in cui l’ha incontrata. 

I temi di Da me o da te?

Peter (Ashton Kutcher) e Debbie (Reese Witherspoon) in Da me o da te?

Gli affanni di una madre single, il valore dei rischi e dei tentativi, la solidità di un amore nato dall’amicizia – questi sono i temi principali affrontati dalla pellicola in maniera più o meno banale. Debbie è una madre iperprotettiva, le cui apprensioni spesso e volentieri finiscono per limitare il figlio; il motivo per cui frequenta quel corso a New York è proprio per trovare un lavoro meglio retribuito, così da garantire una miglior vita a Jack. Questa contraddizione del personaggio, che tenta di proteggere il figlio ma lo isola fin troppo da tutto il resto, è un tratto piuttosto affascinante. Tuttavia, ciò non basta a farci dimenticare la prevedibilità di tutte il resto. Scene, situazioni e battute già viste e meglio eseguite in tanti altri film dello stesso genere.

Da ultimo, un appunto di natura stilistica: se l’utilizzo dello split screen è stato ben apprezzato, il ricorso alle scritte sullo schermo pare meno ispirato. Nella scena iniziale, esse non solo distraggono ripetendo cose che già vediamo, ma non sono in alcun modo giustificate (a chi dovrebbero appartenere quelle annotazioni ironiche?). 

Una visione senza pretese per San Valentino

Da me o da te? è un prodotto ordinario che vira verso il mediocre, ma non necessariamente da scartare se si cerca una visione tranquilla e senza pretese per San Valentino. Ha una vivace colonna sonora (e se anche voi lo considerate un pregio, date un’occhiata alla nostra playlist di San Valentino per cinefili) dei protagonisti attraenti e simpatici, una storia a lieto fine, questo è certo; ma ci sono alternative ben più appetibili. 


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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