Arrivato su Netflix in concomitanza con la Giornata Internazionale della Donna, Damsel è il nuovo attesissimo lungometraggio originale, largamente anticipato, con Millie Bobby Brown nei panni della coraggiosa e impavida protagonista. Diretto da Juan Carlos Fresnadillo, che torna dietro la macchina da presa dopo tredici anni, il film completa il suo cast con Angela Bassett, Nick Robinson, Ray Winstone, Nicole Joseph e Robin Wright.
L’ennesima copia di un concept già visto
La giovane Principessa Elodie (Millie Bobby Brown) accetta di sposare, seppur inizialmente titubante, il misterioso e affascinante Principe Henry (Nick Robinson), per andare incontro al volere della sua famiglia. Una volta celebrato il matrimonio e dopo una cerimonia che la unisce alla famiglia reale una volta per tutte, Elodie viene però gettata in un burrone e data in pasto a un drago assetato di sangue, ma soprattutto di vendetta, a causa di un vecchio debito da cui la famiglia reale si deve sdebitare. Inizia quindi per Elodie una vera e propria lotta per la sopravvivenza.
Dimenticatevi il “vissero felici e contenti’’ perché nella trama di Damsel non rientra, o almeno, non nel modo in cui tutti se lo aspettano. Il nuovo lungometraggio targato Netflix è una fiaba dark, che desidera puntare in alto, seppur mancando il suo obiettivo principale: raccontare una storia. Damsel, infatti, risulta essere l’ennesima fatica della piattaforma streaming che presenta del potenziale sprecato, con numerosi elementi di base presi e rielaborati da altre storie, mancando di originalità e cadendo nella banalità e nella ripetizione.
Millie Bobby Brown, una principessa guerriera poco convincente
Millie Bobby Brown è Elodie, l’impavida e coraggiosissima protagonista di Damsel, costretta in men che non si dica a trasformarsi da perfetta donna di corte a guerriera che lotta per la sua sopravvivenza. È così che nella sceneggiatura del lungometraggio entra prepotentemente il concetto del girl power e dell’empowerment femminile, che risultano altresì gestiti male e troppo superficialmente. Elodie è infatti poco convincente, la sua trasformazione è troppo repentina e ambigua, complice una caratterizzazione poco adeguata dei personaggi.
Nonostante la presenza di un cast d’ensemble che comprende nomi come quello di Angela Bassett, Millie Bobby Brown risulta essere la protagonista assoluta. La maggior parte delle sequenze, infatti, vede lei come unico personaggio in scena, alle prese con scene ricche d’azione, in molti casi addirittura fin troppa. È proprio l’azione che surclassa la storia, il suo svolgimento e lo sviluppo stesso dei personaggi, soprattutto quello di Elodie, andando a sminuire le potenzialità del racconto.
Cosa ci resta di Damsel?
Damsel è quindi nel suo complesso un film che aveva intenzione di mettere al centro della sua storia l’evoluzione e il viaggio alla scoperta di sé da parte della sua protagonista, non riuscendo però nell’intento. L’assenza di approfondimento sulla storia della famiglia reale del Principe, del drago – che a volte risulta più convincente della protagonista – ma soprattutto della storia del reame e del contesto in cui il lungometraggio si trova, non hanno fatto altro che contribuire a schiacciare un prodotto finale che poteva davvero essere più che convincente.
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