Daybreak è stata rilasciata il 24 ottobre, ma ha avuto vita breve su Netflix. Le prime dieci puntate non sono piaciute abbastanza da far rinnovare una seconda stagione, e così la serie chiude i battenti ancor prima di ingranare. Ma è davvero una grande perdita?
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Dal fumetto alla piattaforma on demand
Daybreak è un fumetto dai toni cupi di Brian Ralph, disegnato in bianco e nero e caratterizzato da un umorismo cinico. Il protagonista è un ragazzo sopravvissuto all’apocalisse zombie, senza un braccio, accompagnato da un cane e che trova compagnia nel lettore. Si rivolge infatti direttamente a chi sfoglia le pagine della graphic novel, mostrando un ottimismo che contrasta e stride con gli scenari desolati di un mondo alla deriva.
Purtroppo l’adattamento della serie, fatto dallo sceneggiatore Aron Eli Coleite e dal regista Brad Payton, si discosta totalmente dal concept originale e creando, sotto lo stesso nome, qualcosa di totalmente diverso.
In Daybreak l’apocalisse è una roba da ragazzi
Un’esplosione di potentissime bombe biologiche ha risparmiato solo persone dai diciotto anni in giù. Gli adulti si sono trasformati in “ghoulie”, creature a metà tra zombie e ghoul, che vagano sulla terra ripetendo le ultime parole dette o pensate al momento della detonazione.
Gli adolescenti si organizzano in bande e gruppi che ricordano i club delle scuole americane, e si dividono il territorio della città. In un’ambientazione che strizza l’occhio a MadMax degli anni ’80, la situazione è paradossalmente migliorata per Josh (Colin Ford): preso di mira dai bulli della scuola di Glendal prima, ora è un esperto di sopravvivenza, grazie alle sue origini canadesi e agli insegnamenti del padre cacciatore. Il suo scopo è ritrovare la fidanzata, la ragazza perfetta, Samaira “Sam” Dean (Sophie Simnett), il cui nome sembra omaggiare Sam e Dean, protagonisti di Supernatural. Con lui ci sono Wesley (Austin Crute), un ex bullo diventato spadaccino zen, e Angelica (Alyvia Alyn Lind), geniale ragazzina dalle tendenze piromani.
Dall’orribile fine degli adulti si salvano, senza una spiegazione logica, il preside Burr (Matthew Broderick, sì lo stesso di Lady Hawke e lo stesso che ha dato la voce al Simba adulto nella versione originale de Il Re leone) e la signorina Crumble (Krysta Rodriguez), l’insegnante di biologia della scuola. Entrambi hanno dovuto rivedere il loro ruolo nella società ma comunque non hanno fatto la fine di corpi deambulanti come gli altri.
Una narrazione confusionaria
Ogni puntata è dedicata al punto di vista di un singolo personaggio. Josh ha l’onere e l’onore di introdurre nella prima puntata la situazione attuale, poi col proseguire della stagione ci viene presentata la storia personale degli altri protagonisti, che con espedienti già visti e non usati in modo originale (come la rottura della quarta parete con dialoghi con la regia o col pubblico, flashback e flashfoward) diventano pezzettini di un quadro complessivo che svela lentamente la realtà delle cose.
Col cambio di personaggio al centro della puntata cambia anche il tono narrativo: in genere le puntate hanno degli elementi che richiamano il fumetto, con vignette e scritte in sovraimpressione, quando si racconta la storia di Wesley i toni richiamano il cinema di arti marziali orientali, probabilmente per sottolineare la sua trasformazione da ragazzo popolare della squadra di football che bullizzava i compagni a individuo solitario con un forte senso dell’etica che maneggia in modo magistrale una katana, mentre la puntata che racconta la storia del cattivo, che ha perso l’uso della parola, è gestita tutta attraverso una serie di cartelli.
Nonostante i protagonisti siano dei ragazzi, Daybreak sembra più adatto a un pubblico adulto. Le tematiche trattate sono talvolta forti, il linguaggio particolarmente sboccato, anche quando non strettamente necessario, e non mancano scene splatter piuttosto esplicite.
Nel complesso il ritmo altalenante viene tenuto assieme con una serie di battute da sitcom e una sequela di citazioni al cinema e alla cultura pop. Questi escamotage però non bastano a rendere divertente e godibile una storia che si lascia alle spalle numerosi buchi di trama. Probabilmente l’intenzione della produzione era quella di rivelare i dettagli mancanti nella seconda stagione, lasciandoci con un cliffhanger che non avrà un seguito.
Daybreak cancellata
Non stupisce che Daybreak non sia stata rinnovata: se l’idea poteva sembrava simpatica, il concept di una tragedia che lascia in vita solo i ragazzi non è innovativa (già vista in Between), l’incoerenza narrativa ha peggiorato la situazione, togliendo fluidità alla storia. La ricerca della battuta sagace appare forzata per compensare altre lacune.
Daybreak non farà sentire troppo la sua mancanza.
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