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TFF 2023, Do Not Expect Too Much from the End of the World, la critica spietata alla gig economy di Radu Jude

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7 minuti di lettura

In Do Not Expect Too Much from the End of the World, Angela è una casting director che sta cercando tra disoccupati invalidi un volto per una campagna di sensibilizzazione alla sicurezza sul lavoro. Angela è la gioviale e indipendente tassista del film Angela va avanti del 1981. Angela è anche un’influencer che attraverso un filtro interpreta un volgare e sessista ragazzo che vomita sentenze su ogni cosa. Angela, oltre a essere un influencer e una casting director, è un’autista che scarrozza famigliari e dirigenti nelle strade di una trafficata e caotica Bucarest.

Un nome e vari personaggi, le cui storie riflettono le storture di un sistema economico che è al collasso, un’industria che sfrutta all’osso i lavoratori e la condizione delle donne che, con non poche difficoltà, arrivano a fine giornata, concedendosi anche pochi attimi di tempo libero.

Do Not Expect Too Much from the End of the World è uno specchio critico e frammentato della nostra società contemporanea e di un’industria cinematografica che è costretta al compromesso, e ad abbassarsi alla gig economy e alle volontà di clienti capricciosi e asserviti alla logica capitalista. Infatti Ovidiu, l’operaio scelto per la pubblicità, è costretto a cambiare la storia del suo incidente sul lavoro per dare una visione alternativa ma conforme al messaggio dell’azienda, complice della sua paralisi.

La messinscena pericolosa e provocatoria di Do Not Expect Too Much from the End of the World

Do not expect too much from the end of the world film
Image © 4 Proof Film

Do Not Expect Too Much from the End of the World, diretto da Radu Jude, premiato al Locarno Film Festival e presentato al Torino Film Festival dalla I Wonder Pictures, è un mix di linguaggi e storie che racconta la vita media di un’assistente di produzione in una società ultracapitalista e sempre in corsa: il viaggio in macchina di Angela si intreccia con le pause sui social e con il film della tassista, che ha bizzarri e inquietanti ralenti, sintomi e avvertimenti di un futuro che andrà sempre a peggiorare sia per la protagonista del film sia per quella dei nostri tempi.

In Do Not Expect Too Much from the End of the World, la scelta dei colori non è del tutto casuale ed è proprio posticcia per filtrare le giornate grigie e noiose dei lavoratori di fretta e i tempi morti in macchina, rispetto ai filtri vivaci e pacchiani di Instagram e ai toni chiari pastello del film degli anni ’80. Per quanto l’elemento di finzione sia preponderante, il Radu Jude usa questo elemento per raccontare il mondo del lavoro e il suo peggioramento nel corso degli anni.

Se nel film vintage ci sono ralenti disturbanti, nel nostro mondo ci sono attese stressanti e piani sequenza di elementi simbolici e angoscianti come l’elenco delle croci sull’autostrada o l’orologio senza lancette con la scritta

È più tardi di quello che pensi

La seconda parte di Do Not Expect Too Much from the End of the World si concentra sulla produzione della pubblicità in cui al centro dell’inquadratura c’è la famiglia di Ovidiu e Ovidiu stesso, immobili a vedere la camera fissa che riprende loro e il caos della produzione: la camera fissa e immobile sta quasi a simboleggiare l’immobilità sociale ed economica, ed è una saggia scelta stilistica che cattura sia tutto ciò che è in quadro che il fuori campo, dove la maggior parte dell’azione condiziona la sfortunata famiglia dell’operaio, mettendo noi a disagio nell’impossibilità di non far nulla davanti alle assurdità della produzione e della situazione ambigua che si crea.

Da notare specialmente anche una velata critica verso l’uso massiccio degli effetti visivi, visti come un allontanamento e un tradimento verso la realtà e il racconto di essa. Lo schermo verde e il filtro di Andrew Tate sono facili scappatoie che facilitano il lavoro ma lo privano della sua autenticità e artigianalità, nonché degli affascinanti fattori del rischio e dell’errore.

Do Not Expect Too Much from the End of the World, un cast al servizio di una regia coraggiosa

Do not expect too much from the end of the world film
©MicroFilm ph: Silviu Ghetie

Il cast scelto per Do Not Expect Too Much from the End of the World è un ensemble di attori professionisti e comparse prese dalla strada: tra tutti spicca il volto, deformato e non, di Illinca Manolache che è la personificazione vivente di una generazione nevrotica, sfruttata e che non riesce ad avere un attimo di tregua tra vita e lavoro: il suo personaggio larger than life è costruito in maniera superba e supera anche la stessa finzione, essendo molto vicino a noi con le sue barzellette sporche, i suoi difetti e la stanchezza che non passa solo dormendo. Spassoso e imperdibile il cameo con Uwe Boll.

Radu Jude dipinge un ritratto del nostro tempo e della nostra società senza peli sulla lingua con audacia e sincerità impressionanti, elementi che mantiene dai tempi di Sesso sfortunato o follie porno. Nonostante la durata e il tono aspro che tiene per tutto il lungometraggio, Do Not Expect Too Much from the End of the World è un film fondamentale e necessario per una visione comica e graffiante che gioca con il cinema e la realtà, il tutto con ironia e coraggio, portando temi difficili e di grande valore.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè con il sottofondo di una colonna sonora sognante o il nuovo singolo delle KDA.

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