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Doctor Sleep

Doctor Sleep, un film senza luccicanza

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7 minuti di lettura

Per ogni fan del cinema dell’orrore e dei libri di Stephen King, Doctor Sleep era probabilmente uno dei film più attesi dell’anno, secondo solo ad It – Capitolo due. Il fatto che Doctor Sleep sia uscito nelle sale italiane proprio ad Halloween ha contribuito, senza ombra di dubbio, ad aumentare l’hype attorno ad una delle pellicole che hanno generato più interesse nelle ultime settimane.

Sebbene Doctor Sleep sia un sequel di Shining (1980), immortale capolavoro del maestro Stanley Kubrick, è bene sottolineare come questo nuovo film punti chiaramente a trasporre le parole del Doctor Sleep di Stephen King (pubblicato nel 2013) sul grande schermo. Certamente non un compito semplice: Mike Flanagan, che ha diretto ottime pellicole come Oculus (2013) ed Il Gioco di Gerald (2017), e la poplare serie TV di Netflix The Haunting of Hill House (2018 – ), si trovava di fronte ad una vera e propria sfida.

In effetti, il problema più grave di Doctor Sleep è l’incapacità di trovare una voce unica, siccome molto spesso il tono del film cambia repentinamente da omaggio a Kubrick ad ossessiva ricerca della struttura narrativa di Stephen King. E così la voce di Mike Flanagan, altresì ottimo regista, si perde tra le pieghe di una missione forse impossibile.

«Doctor Sleep»: la trama

Doctor Sleep

La trama di Doctor Sleep esemplifica con chiarezza i motivi per cui il film risulta caotico e poco coesivo: la pellicola è incentrata su Danny Torrance (Ewan McGregor) che, ancora segnato dagli eventi che ha vissuto da bambino all’Overlook Hotel, è da decenni in preda a tormenti sfociati nell’alcolismo.

Danny decide, quindi, di non usare più i suoi poteri psichici e si trasferisce nel New Hampshire, dove conosce una ragazzina di nome Abra Stone (Kyliegh Curran) che possiede la famosa “luccicanza”. Abra chiede il suo aiuto contro la spietata Rose (Rebecca Ferguson) e i suoi seguaci del “Vero Nodo”, una setta che si nutre delle anime di giovani possessori di poteri magici, con lo scopo di vivere per sempre e restare giovani.

Il gioco è bello quando dura poco…?

Come già anticipato, Doctor Sleep fatica notevolmente a mantenere un’unica logica lungo la durata del film. Inizialmente (e verso la fine della pellicola), Mike Flanagan tenta di omaggiare lo Shining di Kubrick ricreando scene iconiche di quel film, con diversi attori: purtroppo, il risultato è alquanto deludente, visto che questi momenti assomigliano più a parodie che ad una matura reinterpretazione in chiave moderna. Per quanto il sound-design e le immagini utilizzate siano molto vicine a quanto fatto vedere da Kubrick nel 1980, l’impressione rimane quella di guardare una serie di imitatori che provano a ricreare il loro film preferito.

Il resto del film, invece, vede Flanagan impegnato a condensare quanto più possibile del libro all’interno della versione cinematica di Doctor Sleep. Infatti, la pellicola trasporta lo spettatore da un luogo ad un altro, da un anno all’altro, da un gruppo di personaggi ad un altro, finché il tutto si ritrova nel terzo atto del film – sicuramente la parte più soddisfacente.

Questo costante andare avanti e indietro fa sì che la trama diventi particolarmente difficile da seguire e, inoltre, provoca una variazione degli stili di regia che, spesso, risulta stridente. La stessa durata del film (151 minuti) non è propriamente giustificata: certe scene sarebbero potute essere tagliate senza perdere momenti importanti e decisivi del racconto.

Sulle spalle degli attori

Doctor Sleep

Ciò detto, Doctor Sleep resta un film piuttosto godibile, soprattutto grazie a delle straordinarie performance recitative. Come al solito, Ewan McGregor cattura l’attenzione rappresentando benissimo un conflitto Danny Torrance, riuscendo a comunicare un vasto range emozionale allo spettatore con semplici movimenti del corpo ed espressioni facciali. Kyliegh Curran offre un’ottima interpretazione del personaggio di Abra, che è forse il più complesso e sfaccettato di tutto il film. Nonostante gli antagonisti – il “Vero Nodo” – risultino spesso caricaturali e privi di caratterizzazione, Rebecca Ferguson si distingue per il carisma che riesce a portare sullo schermo, risultando davvero terrificante durante certe scene.

Sebbene questa pellicola sembri più un dramma con elementi di orrore piuttosto che un vero e proprio film horror, Mike Flanagan non rifiuta di utilizzare alcune scene violente ed altre spaventose a livello psicologico per rendere la storia più terrificante. Probabilmente, i momenti migliori di Doctor Sleep sono quelli in cui il film si addentra nei luoghi più reconditi della psiche umana attraverso l’uso della magia da fiction: come dimostrato da Oculus e Il Gioco di Gerald, questo è proprio il punto di forza del regista originario di Boston.

«Doctor Sleep»: un po’ tutto, un po’ niente

Doctor Sleep è dunque un discreto film dell’orrore che, per quanto violento e shockante in certi frangenti, rimane ancorato alle relazioni tra i personaggi e alle dinamiche che li portano ad incontrarsi. Buone scelte musicali ed un’ottima fotografia aiutano decisamente questa pellicola a rimanere interessante e godibile da un punto di vista visivo, ma lo storytelling soffre enormemente per la mancanza di un unico tono e di una voce riconoscibile. Questo film non avrebbe mai potuto raggiungere i picchi toccati da Shining (ed è sbagliato aspettarsi così tanto), ma avrebbe avuto un impatto decisamente più forte se avesse saputo scegliere tra King e Kubrick.

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Nato a Milano il 04/08/1991, innamorato di cinema e delle sue dinamiche dal 2000, quando ad appena 9 anni ho scoperto il cinema di Darren Aronofsky grazie a "Requiem for a Dream". Sono appassionato di cinema dell’orrore, pellicole sperimentali e cinema indipendente, soprattutto francese e coreano. Per NPC mi occupo delle rubriche “Piccoli Schermi” e “Horror Contemporaneo”.