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Dolemite Is My Name

«Dolemite Is My Name», biopic esplosivo con Eddie Murphy

9 minuti di lettura

Chi di noi non ricorda Una Poltrona per Due, Il Dottor Dolittle e Il Professore Matto? Commedie di questo tipo erano all’ordine del giorno tra gli anni ‘80 e ’90, e parecchi di questi film avevano come protagonista un lunatico e stravagante Eddie Murphy.

Nonostante l’affetto che tutti noi proviamo per le star che ci hanno accompagnato durante l’infanzia, bisogna ammettere che gran parte dei film in cui Murphy ha recitato da protagonista non sono esattamente dei capolavori. Però, facevano ridere tanti. È con gli anni duemila, invece, che la fama del comico americano nativo di Brooklyn ha iniziato a scemare: da Pluto Nash (2002) a Mr. Church (2016), per circa un ventennio Murphy è stato, giustamente, accostato a pellicole di scarso impatto e poca qualità.

E così, un po’ dal nulla, arriviamo a Dolemite Is My Name, in cui non solo l’attore torna alla ribalta con un film disponibile su Netflix che, a inizio settembre, ha debuttato al prestigioso Toronto International Film Festival, ma in cui la sua performance recitativa gli sta valendo rumors su un possible Oscar come Miglio Attore.

Dolemite Is My Name

Di cosa stiamo parlando

Cosa c’è di così speciale in Dolemite Is My Name? Come mai questo film sembra aver riportato in auge un attore che pareva ormai destinato alla fase terminale della carriera? Il film di Netflix racconta la storia di Rudy Ray Moore, cantante e comico di quartiere la cui carriera sembrava ormai giunta al capolinea all’inizio degli anni ’70 – sarà forse stato questo strano parallelismo ad aver convinto Murphy ad interpretare Moore nel film?

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Proprio quando amici e conoscenti vedevano in Rudy niente più che un simpatico umorista, Moore decise di dare una svolta alla sua vita professionale “rubando” spunti e materiale dalla strada (in Dolemite Is My Name, sono alcuni senzatetto a dargli ispirazione), e registrando degli album in cui recitava battute e rime dai contenuti volgari e sessualmente espliciti. Essendo questi gli anni dei “B-movie” all’insegna dell’oscenità, il successo fu immediato per Moore, e fu così che decise di imbarcarsi in un progetto ancora più ambizioso e assurdo: un film tutto suo in cui, pur senza alcuna esperienza e capacità attoriale, avrebbe portato sullo schermo il suo personaggio simbolo, Dolemite, un pappone appena uscito di galera, “esperto” di Kung-fu e pronto a farsi giustizia da solo contro dei poliziotti corrotti.

La blaxploitation

Una trama che sembra parecchio improbabile, ma che in realtà dimostra una volta di più che certe volte la vita regala storie più strampalate della fiction: basti pensare che, nonostante critiche molto negative, il primo film di Moore ha ottenuto record su record al box-office ed ha originato ben sette sequel, rinvigorendo il sotto-genere della blaxploitation e le sue caratteristiche volgari ed esagerate. Per chi di voi non conoscesse il termine, blaxploitation si riferisce ad un genere cinematografico popolare negli Stati Uniti negli anni ’70 (e primi anni ’80) in cui gli attori protagonisti, tutti rigorosamente persone di colore, vivevano avventure segnate da violenza, sesso, droghe e scazzottate.

Dolemite Is My Name

Eddie Murphy, più maturo che mai

Tornando a Dolemite Is My Name, questo film riesce a catturare perfettamente l’essenza di tale cinema, soprattutto grazie al talento degli attori e alla fedele ricreazione delle ambientazioni dell’epoca. Il punto di forza di Dolemite è il mix tra omaggio della blaxploitation e modernizzazione in chiave comico-drammatica, resa alla perfezione dalla performance di Eddie Murphy. Il suo Rudy Ray Moore è un personaggio goffo ma carismatico, tanto ignorante nel campo del cinema quanto determinato a diventare famoso e conquistare quel successo che ha inseguito invano nella prima parte della sua vita.

In questa pellicola, Murphy mostra un range di cui non sapevamo fosse capace: le battute che escono dalla sua bocca sono sì volgari e “ignoranti”, ma vengono pronunciate con una maturità e un senso di sicurezza che le rendono impossibili da dimenticare. Inoltre, Murphy riesce ad interpretare alla perfezione un personaggio la cui vena comica deriva dalla delusione, dalla frustrazione e, soprattutto, da una volontà di rivincita derivante dal fatto che nessuno abbia mai creduto pienamente in lui.

Rudy Ray Moore è un protagonista che certamente accentra l’attenzione su di sè, ma viene anche piacevolmente supportato da Wesley Snipes (nel ruolo di D’Urville), Craig Robinson (che molti di voi riconosceranno dalle commedie della coppia James Franco – Seth Rogen), Mike Epps (che interpreta Jimmy, il miglior amico di Rudy) e Da’Vine Joy Randolph, la “musa ispiratrice” di Moore nel film. Nonostante Snipes offra un’interpretazione un po’ troppo esagerata del suo personaggio, in generale questo bouquet di attori fa da spalla a Murphy in una maniera che implementa sia i momenti divertenti sia quelli drammatici nel film.

Dolemite Is My Name

C’era una volta a…

Sebbene si discosti dal tipico template del cinema hollywoodiano, Dolemite Is My Name si inserisce in quel filone di “film-omaggio” dedicati agli anni che furono del cinema o mirati a rinvigorire figure dimenticate che hanno avuto i loro momenti di gloria nel passato. Pellicole come The Disaster Artist, diretto ed interpretato da James Franco, Black Dynamite, una piccola gemma che parodizza perfettamente la blaxploitation, e C’era una volta a… Hollywood, maestoso omaggio di Quentin Tarantino alla Hollywood dei tardi anni ’60, sono solo alcuni dei più famosi titoli che puntano allo stesso obiettivo di Dolemite Is My Name.

Tali esempi mostrano, inoltre, quanto Dolemite Is My Name sia carente dal punto di vista tecnico quando paragonato ad altri film che rientrano nello stesso genere. Infatti, uno dei problemi principali che emergono nel film di Craig Brewer è la scarsa attenzione al sound design, che spesso appare troppo pulito per una pellicola che dovrebbe ricreare esattamente il cinema di serie B degli anni ’70. Allo stesso modo, il montaggio pare troppo orientato verso tecniche di esecuzione moderne, con tagli precisi che non potrebbero mai appartenere alla blaxploitation anni ’70.

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Anche dal punto di vista della storia, pur interessante e molto divertente da guardare, ogni scena è piuttosto prevedibile: anche non essendo a conoscenza della figura di Rudy Ray Moore, lo spettatore può facilmente capire come si svilupperanno le vicende nel film, il che potrebbe provocare un certo livello di disinteresse in quel pubblico che vuole essere sorpreso e lasciato a bocca aperta da una pellicola.

Dolemite Is My Name

Ciò detto, Dolemite Is My Name resta uno dei film più originali ed interessanti che potete guardare su Netflix al momento, almeno per quanto riguarda le pellicole caricate di recente sulla piattaforma streaming. Eddie Murphy steals the show – come dicono negli States – e la sua straordinaria performance attoriale contribuisce decisamente nel creare un film al contempo malinconico e godibile, volgare e sensibile, drammatico e divertente.

Nato a Milano il 04/08/1991, innamorato di cinema e delle sue dinamiche dal 2000, quando ad appena 9 anni ho scoperto il cinema di Darren Aronofsky grazie a "Requiem for a Dream". Sono appassionato di cinema dell’orrore, pellicole sperimentali e cinema indipendente, soprattutto francese e coreano. Per NPC mi occupo delle rubriche “Piccoli Schermi” e “Horror Contemporaneo”.