L’Earth Hour, tradotto in Ora della Terra, è un’iniziativa promossa dal WWF a partire dal 2007, che si è tuttavia ufficializzata solamente con il primo anniversario dell’evento nel 2008. Come lo stesso nome suggerisce, l’Earth Hour, consiste nello spegnimento delle luci in tutto il mondo per una sola ora, idea che ha trovato una larga approvazione, negli scorsi anni, non solo da parte dei singoli cittadini nelle abitazioni private, ma anche da grandi aziende che hanno spento le loro insegne, e perfino da intere città che hanno sospeso l’illuminazione a monumenti famosi come il Colosseo o la Tour Eiffel.
Quest’anno la celebrazione dell’Earth Hour si svolgerà il 25 marzo dalle 20:30 alle 21:30, nella speranza che la partecipazione eguagli o magari superi quella degli anni passati. L’obiettivo alla base di quest’iniziativa è quello di promuovere il risparmio energetico, con una conseguente riduzione dell’emissione di anidride carbonica e rappresentando quindi un significativo e concreto contributo alla salvaguardia del nostro ecosistema. Ci si propone anche di portare all’attenzione del mondo il problema, sempre più urgente, dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.
La tematica sul grande schermo
Il tema dei cambiamenti climatici sta diventando, di giorno in giorno, sempre più sentito e questa consapevolezza non può che tradursi anche sulla scena, da sempre specchio dell’evoluzione del mondo e della società. Negli ultimi anni a questa parte, tantissimi sono stati i titoli che hanno offerto uno spunto significativo di riflessione sull’argomento ed ecco perché, per celebrare al meglio l’Earth Hour, ve ne proponiamo alcuni:
- Don’t look up, diretto da Adam McKay e uscito nel 2021, mette in scena un mondo in rotta di collisione con una catastrofe imminente predicata dagli esperti; di fronte ai loro numerosi e disperati appelli, tuttavia, la gente sembra essere scettica, inconsapevole e disinteressata. La pellicola traduce un chiaro invito alla riflessione sul comportamento umano di fronte alla catastrofe ambientale: la reazione generale è quella dell’indifferenza. Viene addirittura ridicolizzato e minimizzato ogni tentativo di intervento da parte degli esperti che urlano al mondo intero di agire adesso o non ne avranno più la possibilità. È esattamente questo l’obiettivo di questa iniziativa dedicata alla Terra, l’Earth Hour: portare all’attenzione della gente, con un gesto concreto, la necessità di un loro contributo, seppur minimo trattandosi di una sola ora, per tamponare i danni già in atto. Molto audace è stata infine la scelta di Leonardo di Caprio, noto attivista per i cambiamenti climatici del mondo hollywoodiano, come attore protagonista che ha sicuramente influenzato la ricezione finale del film da parte del pubblico.
- The Day After Tomorrow, diretto da Roland Emmerich e uscito nel 2004, rappresenta uno dei film che meglio esemplificano la necessità di una presa di consapevolezza da parte dell’uomo e di una prospettiva futura catastrofica, seppur distorta e senza alcuna evidenza scientifica trattandosi di una glaciazione nella pellicola. Questa è la conseguenza delle azioni dell’uomo che ha osato dichiarare guerra aperta alla Natura: è arrivato il momento della sua vendetta. Anche qui, come in Don’t look up, domina un’iniziale miscredenza della gente di fronte alle previsioni del protagonista, il paleoclimatologo Jack Hall, e dei suoi collaboratori; tuttavia, qui alla fine assisteremo ad una presa di coscienza globale: l’uomo non avrebbe mai dovuto sfidare la natura! Ed ecco il messaggio che alla fine si propone di trasmettere anche l’Earth Hour: tutte le catastrofi ambientali e i fenomeni atmosferici che negli ultimi anni si manifestano furibondi, sono una chiara manifestazione della ribellione del nostro ecosistema.
Earth Hour, uno spunto di riflessione attraverso la macchina da presa
Tra la multiforme produzione cinematografica che attenziona questa problematica hanno sicuramente un peso notevole i documentari: stiamo parlando del film documentario Ice and Sky, diretto da Luc Jacquet, che ci fa conoscere una personalità dal merito incommensurabile in termini di scoperte scientifiche sui cambiamenti climatici, il glaciologo Claude Lorius. Mosso da una grande passione per i ghiacci dell’Antartide e per i viaggi al limite della sopravvivenza umana, già dal 1965, Lorius avvisava il mondo intero del problema del riscaldamento globale in atto. Nella pellicola è lo stesso scienziato a raccontare i suoi studi e le sue riflessioni, invitandoci a contribuire nella nostra quotidianità attraverso piccoli gesti per una società migliore.
Il cambiamento climatico tra sala e piccolo schermo
Non dimentichiamo neppure le serie tv che, con la loro sequenzialità interrotta tra la fine di un episodio e l’inizio del successivo, riescono a mantenere alta la curiosità e l’attenzione del pubblico, caratteristica che quindi le rende, presumibilmente, un efficace mezzo di diffusione di questo messaggio sociale tutto rivolto alla crisi climatica. Come non citare a tal proposito Extrapolations – Oltre il limite, prima Serie Tv di Scott Z. Burns, che racconta, attraverso la progressione temporale rappresentata dagli episodi stessi, un futuro (dal 2037 al 2070) molto vicino devastato dai catastrofici effetti del cambiamento climatico sulla Terra.
Ogni episodio mostra via via il graduale deterioramento dell’ecosistema, che si sta ribellando, e della stessa società, sempre più in preda all’isteria; la Serie diventa infatti uno specchio delle preoccupazioni umane e del fenomeno sempre più noto dell’eco-ansia. In questo senso Extrapolations è un’ottima fonte di riflessione, prima che sia troppo tardi.
Concludiamo infine questo articolo dedicato all’Earth Hour con un lungometraggio dal forte impatto emotivo che sposta lo sguardo verso le sperdute terre della Bolivia: Utama – Le Terre Dimenticate, film di Alejandro Loayza Grisi. È la storia di due anziani quechua, Virginio e Sisa, che si ritrovano ad essere le vittime inconsapevoli degli errori degli altri: una forte siccità si abbatte sulle loro terre, mettendo a rischio la loro sopravvivenza e quella dell’allevamento di lama che possiedono, fonte della la loro sussistenza.
Utama traduce il grido di dolore di questi popoli che vivono ancora in piena sintonia con la Natura e che si vedono privati di ciò che più amano a causa delle azioni disinteressate del mondo industralizzato, responsabile delle conseguenze della crisi climatica che, nel pieno della sua ribellione, non risparmia neppure gli innocenti.
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