Edward Hopper è stato uno dei più sensibili interpreti del Realismo americano, corrente artistica del Novecento che aveva come obiettivo il racconto dell’american way of life a cavallo tra le due guerre. Hopper racconta senza filtri l’America della Grande Depressione, indagandone gli aspetti più quotidiani e apparentemente banali, al punto che i suoi quadri appaiono come immagini archetipiche, icone senza tempo della modernità americana delle province e delle metropoli, che hanno portato il critico Lloyd Goodrich in un articolo del 1927 a sostenere che “è difficile trovare un pittore che nei suoi quadri esprima l’America meglio di Hopper”.
La forza espressiva dell’immaginario hopperiano – intriso di silenzi, attese, introspezione e incomunicabilità – ha fatto sì che la sua arte divenisse un prezioso serbatoio per il cinema, altra icona della contemporaneità. Lo stesso Hopper, grande appassionato di cinema, ne fu a sua volta ispirato, come è evidente nel taglio cinematografico conferito alle sue opere in un rapporto costante caratterizzato da reciproche influenze. [continua a leggere su frammentirivista.it]