Se la musica di Johan Sebastian Bach è perfezione formale, inattaccabile e inappuntabile, la musica di Ennio Morricone lo è, invece, in chiave moderna. Anche se ha rivisitato schemi e stilemi di concezione antica, Morricone è stato in grado di imprimere la propria personalità con risultati ottimali nelle proprie composizioni, aggiungendo al suo maestro Bach innovazioni legate agli strumenti, ai timbri e ai cromatismi tipici di compositori più vicini al suo tempo.
Devo cercare di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista, sia al pubblico. Ma soprattutto deve piacere a me, perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista, non posso tradire la mia musica.
(Ennio Morricone durante la cerimonia di assegnazione della sua stella nella Hollywood Walk of Fame il 26 febbraio 2016)
Il compositore e direttore d’orchestra nacque a Roma nel 1928, ebbe una formazione da trombettista, ma nella sua carriera, iniziata nel 1946, compose più di cento brani classici e le sue musiche sono state utilizzate in più di sessanta film che hanno vinto svariati premi. Nel 2007 Clint Eastwood gli consegnò il Premio Oscar alla carriera, dopo 5 nomination non premiate, “per i suoi magnifici e multiformi contributi nell’arte della musica per film”. Nel 2016 ricevette poi, finalmente, il premio Oscar per la migliore colonna sonora con il film The Hateful Eight, di Quentin Tarantino.
Ennio Morricone e Sergio Leone
A conferirgli la fama mondiale è stato certamente il sodalizio, a partire dal 1964, con il compagno di scuola Sergio Leone, celebre regista dei western all’italiana: la prima colonna sonora che il Maestro realizzò fu per la pellicola Per un pugno di dollari. Morricone fin da subito comprese le intenzioni del regista e la sua musica è intrisa di ironia beffarda, iconoclasta e post-moderna. La modernità della sua partitura è ancora grezza ed irruente, ma già sublime e colma di sfumature.
Il regista romano lo vorrà al suo fianco per tutta la serie successiva degli spaghetti western, come C’era una volta il West (1968), Giù la testa (1971) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966). Per quest’ultimo in particolare, Morricone realizzò delle composizioni contenenti spari, fischi e jodel che contribuiscono a ricreare l’atmosfera del film. Il leitmotiv che ritorna con frequenza quasi ossessiva ricorda molto l’ululato del coyote e la melodia è composta di due sole note. Essa è utilizzata in tutto il film, ma è variata grazie all’utilizzo di tre strumenti diversi, uno per ogni protagonista: per il Biondo (Clint Eastwood) un flauto sonoro, per Tuco (Eli Wallach), invece, una voce umana e, infine, per Sentenza (Lee Van Cleef) l’arghilofono.
La soundtrack ben si confà allo scenario bellicoso della guerra di Secessione americana e il famoso climax del film, durante la scena del cimitero, viene introdotto dalla ballata Estasi dell’oro, mentre il mexican standoff finale è accompagnato da Il triello: una musica che arriva al cuore e fa parlare anche solo con lo sguardo i protagonisti.
Le musiche western di Morricone accompagnarono Leone anche nel suo ultimo film, il gangster movie C’era una volta in America (1984). La prima traccia, che ha il medesimo titolo della pellicola, è come un soffice alito d’orchestra che preannuncia un senso di malinconia e di abbandono che pervadono tutto il film, rievocando un tempo ormai perduto di dramma e di speranze legate alla violenza e all’innocenza dell’infanzia che si frantuma di fronte all’inevitabile crescita. La terza traccia, invece, Deborah’s theme, risulta fortemente influenzata da Bach, in quanto il basso è molto presente e i violini suonano lunghe melodie sospese.
Morricone Tarantino: il binomio vincente
Un nuovo e vincente sodalizio che ha permesso a Ennio Morricone di aggiudicarsi il premio Oscar per la migliore colonna sonora è quello con il regista Quentin Tarantino: dopo aver inseguito per anni il Maestro e dopo aver usato la sua musica per Kill Bill (2003) e Bastardi senza gloria (2009), il regista ottenne del materiale inedito appositamente composto per lui. Arrivato a Roma per ricevere il David di Donatello, Tarantino, infatti, si presentò a casa del musicista con la sceneggiatura di The Hateful Eight: dopo mezz’ora Morricone, colpito molto dalla storia, accettò l’incarico, anche se stava già lavorando per il nuovo film di Giuseppe Tornatore, La corrispondenza.
Se la musica realizzata per le pellicole di Leone può arrivare alle orecchie dell’ascoltatore come rarefatta – dato che dominano gli ottoni, le armoniche e i vocalizzi drammatici – quello realizzato per Tarantino è un vero e proprio lavoro orchestrale. Infatti, la prima traccia, Overture, grazie all’insediamento continuo di oboe, archi e campane, si evolve lentamente e presenta tutti i temi principali del film. Invece, il tema principale, L’ultima diligenza di Red Rock, presenta un intreccio di suoni acuti e solitari, dati dai violini, e di suoni bassi e potenti, grazie ai fagotti, fornendo al ritmo del film la suspense adeguata. La diligenza attraversa la valle innevata prima di fermarsi dinnanzi a Samuel L. Jackson, seduto su una pila di corpi, e la musica riflette perfettamente il gelo che impera nella scena.
Dopo sessant’anni dalla collaborazione con Sergio Leone, la musica del Maestro cambiò ed egli volle fare qualcosa di completamente diverso da ciò che aveva realizzato in passato. Inoltre, per la sua dignità di compositore, fu importante per lui – che negli ultimi anni ha diretto molte orchestre per riprodurre i suoi successi – presentare al pubblico la gamma completa delle sue composizioni, da quelle più semplici a quelle più complesse.
Il rispetto verso la sua dignità di artista da parte di Tarantino, come Morricone afferma nell’intervista per Rolling Stone, è proprio una delle motivazioni che lo spinse ad accettare la collaborazione con il regista. Il Maestro, infatti, avvertì nei suoi confronti la completa fiducia di Tarantino, disposto a concedergli tutta la libertà di cui necessitasse.
Un doloroso addio
Per più di mezzo secolo Ennio Morricone ha regalato forti emozioni a un pubblico estasiato, accompagnandolo durante la visione di film-colonne portanti del cinema internazionale.
Con la morte del Maestro, la musica per il cinema si trova a dover affrontare un vuoto incolmabile, alleviato solamente dall’eternità delle sue creazioni.
Articolo di Nicole Erbetti
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