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The Falcon and the Winter Soldier, il secondo episodio parla di razzismo

9 minuti di lettura

Con grande coinvolgimento degli appassionati, continua la miniserie The Falcon and the Winter Soldier, dedicata alle vicende successive alla “scomparsa” di Steve Rogers e alle avventure di Falcon e Bucky. La serie è disponibile su Disney+, dove troverete un nuovo episodio ogni venerdì fino al 23 aprile.

Il secondo episodio sorprende ancora grazie ad una scena di combattimento degna del grande schermo e si inserisce sempre di più nelle orme dei personaggi dei fumetti originali. Le atmosfere cupe che erano proprie di Captain America: The Winter Soldier si confermano il marchio distintivo della miniserie, nonché le più adatte a fare da sfondo a storie che intrecciano problematiche sociali (quale valore hanno i simboli per una comunità? che cosa significa essere nero in una società razzista?) e missioni supereroistiche.

Intanto c’è già chi preferisce The Falcon and the Winter Soldier al precedente successo WandaVision, che aveva lasciato interdetti alcuni fan.

L’uomo a stelle e strisce

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“L’uomo a stelle e strisce” è il titolo scelto per questa seconda puntata, che ruota appunto attorno alla presentazione del nuovo Capitan America, apparso brevemente sul finale del primo episodio.

Gli autori mettono tanta carne al fuoco e fanno i preparativi per quello che ci aspetta tra una settimana: Falcon (Anthony Mackie) e Bucky (Sebastian Stan) si sforzano di collaborare, uniti dalla diffidenza nei confronti di un Capitan America (John Walker, interpretato da Wyatt Russell) che non riconoscono come tale. Fa la sua apparizione anche Battlestar (Lemar Hoskins, interpretato da Clé Bennett), la spalla al nuovo eroe nazionale.

Indossare la bandiera: il nuovo Cap

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Comunicazione di servizio: il nuovo Cap non è un completo imbranato! Eh già, perché molti fan lo davano già per un totale disastro e c’era addirittura chi pensava fosse un semplice attore, pagato per impersonare l’immancabile simbolo nazionale americano.

John Walker si dimostra fin da subito rispettoso del compito affidatogli: è un soldato, si è costruito una carriera simile a quella di Steve Rogers, come lui fa del coraggio la sua arma principale e si rivela capace di combattere più che dignitosamente con lo scudo in vibranio.

Occhi azzurri, capelli biondi, lo stereotipo del bravo ragazzo. Sembra il Capitan America che può piacere alla massa. Per presentarlo alla nazione viene messa in scena una sfarzosa cerimonia, con tanto di parata che procede sulle note dello stesso motivo musicale che accompagna Steve durante l’opera di propaganda negli anni ’40. È tutto in pieno stile americano (l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca non fu poi così diverso) e lo show viene addirittura trasmesso in tv.

Tra un selfie e un autografo, capiamo che John Walker è armato delle migliori intenzioni, ma la caratterizzazione del personaggio finora lo rende poco simpatico agli occhi dello spettatore.

Falcon and the Winter Soldier riassume il razzismo in una scena

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Com’era facile immaginare, Sam e Bucky si incontrano all’inizio della puntata e fanno fronte comune contro i Flag Smashers. Sono accomunati dall’antipatia nei confronti di John Walker, ma i rapporti tra loro non sono tutto rose e fiori poiché Bucky non sopporta che Falcon abbia rifiutato lo scudo di Cap, il quale lo aveva scelto come suo successore.

La serie non perde mai la vena ironica che lega i nostri due protagonisti, uniti in una sorta di bromance odi et amo, che giunge all’estremo durante una terapia di coppia indetta dalla psicologa dell’ex Soldato d’Inverno.

Ma vale la pena di spostare il focus su una presenza costante durante le loro avventure qua e là per gli Stati Uniti: è l’ombra del razzismo, un razzismo sistemico che affonda le sue radici nel passato e si riflette sul presente. Certo, dalla sorridente Disney, santa protettrice del lieto fine, non ci aspettiamo una critica sociale alla Spike Lee, così ci facciamo bastare quello che è comparso sullo schermo stavolta.

Già nello scorso episodio c’era stato un accenno alla discriminazione su base razziale (durante la scena in cui Sam e la sorella si recavano in banca, era lei stessa a denunciare il fatto che ai neri non vengono facilmente dati prestiti), ma stavolta l’esempio è palese e direttissimo.

Con grande naturalezza, viene ben incorporata nella narrazione la classica scena dei poliziotti armati e rigorosamente bianchi che circondano un caucasico e un nero che discutono. Non solo la vita vera ma anche il cinema (da Fa’ la cosa giusta a Dear White People) ci insegnano come può finire una situazione simile. Solo che qua il nero è un Avenger che, appena riconosciuto, viene lasciato in pace. È una mossa figlia del classismo, perché l’essere un eroe famoso colloca Falcon un po’ più in alto nella piramide del privilegio e lo scagiona all’istante.

Non manca una frecciatina ai vecchi fumetti Marvel, in cui gli eroi neri erano spesso chiamati Black Qualcosa. Di fronte ad un bambino che senza malizia lo ribattezza Black Falcon, Sam risponde con una battuta “quindi tu saresti Black Kid?”. Insomma, se la scorsa puntata sembrava più incentrata sul PTSD di Bucky, questa invece rimarca con forza la componente antirazzista.

Distruggere la bandiera: i Flag Smashers e il siero del supersoldato

I Flag Smashers si confermano i villain di The Falcon and the Winter Soldier, anche se restano avvolti nel mistero. D’altronde, quali migliori nemici per l’uomo che incarna la bandiera se non coloro che vogliono spazzarla via?

Sembrano dei Robin Hood che rubano medicinali e provviste per darle ai bisognosi radunati nei campi profughi, numerosi in seguito al “Blip” di Avengers: Endgame. Il loro piano non è spiegato nel dettaglio, né lo sono le abilità di cui sono dotati.

Sembra appurata l’ipotesi del siero del supersoldato, che in qualche modo deve essere stato iniettato a tutti i membri del gruppo, forse da Power Broker, un uomo o un’intera associazione che vediamo braccare i Flag Smashers.

Una teoria credibile potrebbe essere che la leader Karli Morgenthau (Erin Kellyman) abbia rubato il siero da Power Broker per darlo ai propri adepti, così da raggiungere facilmente lo scopo del gruppo. Il siero del supersoldato potrebbe fare da protagonista nei prossimi episodi, considerando per di più che Bucky ha rivelato l’esistenza di Isaiah Bradley (Carl Lumbly), un supersoldato afroamericano sul quale erano stati fatti esperimenti durante la guerra e che ha trascorso 30 anni in prigione nonostante il suo fruttuoso servizio militare (tra l’altro, si sospetta che suo nipote Elijah sarà un membro dei futuri Young Avengers).

Che John Walker stesso, mosso dal desiderio di contribuire davvero alla salvaguardia della nazione, decida di sottoporsi all’iniezione del siero?


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Classe 1998, con una laurea in DAMS. Attualmente studio Cinema, Televisione e Produzione Multimediale a Bologna e mi interesso di comunicazione e marketing. Sempre a corsa tra mille impegni, il cinema resta il vizio a cui non so rinunciare.

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