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Falla Girare NPC Magazine

Falla girare, un film da sballo (più o meno)

5 minuti di lettura

Su Prime Video dal 25 novembre, Falla Girare di Giampaolo Morelli è la commedia italiana pronta a darvi le allucinazioni. Giampaolo Morelli ritorna alla regia, a distanza di due anni da 7 ore per farti innamorare, in questa sua ultima fatica, della quale ne ha firmato anche il soggetto insieme a Gianluca Ansanelli e Tito Buffolini.

Falla girare strizza l’occhiolino alle grandi commedie cult, imponendo assieme uno stile energico, grottesco e surreale.

L’ultima piantina, come Wall-e

Morelli ci propone un heist movie: un film che vede al proprio centro una rapina da organizzare, quello che ormai chiamiamo Il colpo. L’obiettivo è l’ultima pianta di marijuana sopravvissuta all’estinzione. Ma per ogni colpo che si rispetti bisogna che ci sia alle sue fondamenta una banda; e Giampaolo Morelli in Falla girare, di cui è anche protagonista, chiama a sé attori della nuova e della vecchia leva: Ciro Priello e Fabio Balsamo (del gruppo The Jackal), Laura Adriani, Giovanni Esposito, Michele Placido e Leopoldo Mastelloni nel ruolo del cattivo da truffare.

L’influencer partenopeo Natan (Giampaolo Morelli) trova a casa l’ultima pianta maschile di marijuana presente sulla Terra. Con il giornalista Guglielmo Bonetti (Ciro Priello) e il fratello Arturo (Giovanni Esposito), dopo essersi rivolti a Oreste Scherillo (Fabio Balsamo) per piazzare sul mercato la piantina, scoprono che da sola non serve a niente e che per ottenere l’effetto psicotropo bisogna che ci sia anche il corrispettivo femminile, presente nell’orto botanico del Vaticano.

Il gruppo ormai è formato e compatto, a tratti improvvisato, e tra colpi di scena e assurdità di trama, che però vengono giustificate e impreziosite dai membri del cast con battute gag, Falla girare si conferma come una commedia distorta e frizzante incentrata sulla truffa; e che vedrà poi man mano nell’evolversi della trama l’aggiunta al gruppo della poliziotta Sara Nicoletti (Laura Adriani) e Diego (Michele Placido) padre di Arturo.

Falla girare questa trama

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Da sinistra: Giovanni Esposito, Ciro Priello e Giampaolo Morelli in “Falla girare” (2022)
Fonte: Google Immagini

Falla girare funziona. La furbizia del regista Giampaolo Morelli è stata proporre una commedia di cui la firma e i capisaldi sono che l’autoironia, il surrealismo e il gioco continuo con lo spettatore e con gli stilemi degli heist movies. La sfida non era semplice dopo che l’ultima trilogia che ha confermato il genere in Italia è stata quel gioiello di Smetto quando voglio di Sydney Sibilia prodotta da Rai Cinema con Groenlandia, di Matteo Rovere.

Sebbene Falla Girare risulti piacevole, talvolta vacilla, cadendo nel cliché. Non è alla pari, come scrittura, alla trilogia che vede Edoardo Leo protagonista, ma forse non era nemmeno quello lo scopo di Morelli. Forse si voleva solo dare un’immagine divertente di un gruppo di scappati di casa improvvisatosi banda criminale. La cornice e il clima di Napoli conferisce ancora più colore e carisma e Giampaolo Morelli in questo ha fatto colpo e centro, perché Falla girare rimane impresso.

Gli heist movies funzionano sempre! (?)

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Da sinistra: Michele Placido, Giovanni Esposito, Fabio Balsamo, Giampaolo Morelli e Ciro Priello in una scena di “Falla Girare” (2022)
Fonte: Google Immagini

Da sempre nella Settima Arte il crimine ha avuto la meglio sul pubblico, portando fascino e mistero. C’è a tutti gli effetti un morboso desiderio di appartenere a quelle avventure che vedono al loro interno gruppi di improbabili eroi o di menti geniali che fanno sembrare il furto come la cosa più ovvia del mondo. Il rapinare banche, casinò, ville il cui accesso sembra invalicabile, sono giochi da ragazzi per quegli intrepidi protagonisti degli heist movies.

Come non citare grandi capolavori come La Stangata (1973) di George Roy Hill con Paul Newman e Robert Redford, o la trilogia di Steven Soderbergh Ocean’s Eleven, o volendoci spostare in madrepatria sarebbe vergognoso non citare quel capolavoro de I soliti ignoti di Mario Monicelli del 1958. Così come è stato per questi illustri predecessori, capaci di fare della commedia e assieme di brillare per riflessione e lucidità dello sguardo, Falla girare opera su un terreno diverso.


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