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Fallout, apocalisse nucleare e retrofuturismo

Fallout, apocalisse nucleare e retrofuturismo

6 minuti di lettura

Basata sull’omonima serie di videogiochi, Fallout ha fatto il suo esordio su Prime Video l’11 aprile scorso, affermandosi immediatamente come uno dei prodotti audiovisivi più rilevanti e interessanti dell’anno, suscitando inoltre da parte del pubblico alcuni paragoni con The Last of Us, con cui condivide l’ambientazione post-apocalittica ma anche e soprattutto il fatto di essere una trasposizione videoludica. E in effetti, esattamente come la Serie TV ideata da Neil Druckmann e Craig Mazin, Fallout riesce ad espandere la narrazione del videogioco in maniera impeccabile, ricreando fedelmente le atmosfere anni ‘50 e conservando soprattutto la sua identità.

Ideata da Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner e sviluppata da Jonathan Nolan, anche sceneggiatore di alcuni episodi, e Lisa Joy, la Serie TV prodotta da Amazon Studios e Bethesda vanta un cast d’eccezione, composto su tutti da Ella Purnell, Walton Goggins, Aaron Moten, Kyle MacLachlan, Moises Arias, Sarita Choudhury, Leslie Uggams, Johnny Pemberton e Zach Cherry.

Fallout, un viaggio nella Zona Contaminata

Aaron Moten in un'immagine di Fallout

La narrazione di Fallout segue principalmente e alternativamente le storie di Lucy MacLean, Ghoul/Cooper Howard e Maximus, mentre un’ulteriore linea narrativa, quella che ha per protagonista Norman MacLean – fratello di Lucy – contribuisce, episodio dopo episodio, ad alimentare i dubbi dello spettatore nei confronti della Vault Tec e dall’apparentemente paradisiaca società creata all’interno dei Vault. 

La Serie TV ha inizio con un incipit semplicemente perfetto, che ricorda proprio quello di The Last of Us per capacità di far immergere immediatamente lo spettatore all’interno della narrazione. Ci troviamo infatti negli Stati Uniti, durante la Guerra Fredda, e la minaccia nucleare sembra ormai imminente. Cooper Howard è insieme al figlio quando succede l’irreparabile e niente sulla Terra sarà più come prima. 

La storia di Fallout è quindi ambientata centinaia di anni dopo, in uno scenario post-apocalittico segnato appunto dalla guerra nucleare. In superficie ci viene mostrato un mondo al collasso, mentre pochi fortunati vivono all’interno dei Vault, rifugi anti atomici sotterranei creati per proteggere gli abitanti e permettere, a tempo debito, la ripopolazione della superficie. Lucy MacLean vive all’interno del Vault 33, ma quando un gruppo di predoni riesce ad infiltrarsi e rapire il padre, sceglie per la prima volta di salire in superficie per salvarlo.

Ingenua e inesperta, deve adattarsi alla ferocia di un mondo completamente anarchico, incontrando lungo il suo percorso Cooper Howard, trasformatosi in Ghoul in seguito alle radiazioni e diventato uno dei più noti cacciatori di taglie della Zona Contaminata, e Maximus, scudiero della Confraternità d’Acciaio che diventerà suo alleato. Tutti là fuori sembrano alla ricerca di un misterioso artefatto che potrebbe cambiare le sorti del mondo e mentre Lucy muove i suoi passi in superficie, sembra delinearsi la più dura delle verità riguardo al mondo che la circonda. 

Un adattamento tra dilemmi etici e riflessioni sulla natura umana

Ella Purnell in un'immagine di Fallout

Come abbiamo sottolineato precedentemente, la narrazione di Fallout non segue soltanto una trama, ma è costruita in modo che le varie linee narrative si intreccino sempre più profondamente episodio dopo episodio, fino a un finale di stagione che riesce a farle convergere magistralmente in un unico punto, e che, senza ombra di dubbio, si candida come uno dei momenti più alti nel panorama seriale degli ultimi anni. 

Sebbene quella di Lucy MacLean sia la storia intorno alla quale, più di ogni altra, si articola la trama di Fallout, il personaggio più interessante e complesso è quello del Ghoul interpretato da Walton Goggins. È lui il trait d’union tra il passato e il presente. Sono i flashback della sua vita che rivelano allo spettatore gli inquietanti retroscena dietro lo scoppio della guerra nucleare ed è la trasformazione di quest’ultimo, in relazione al suo passato, uno degli aspetti più affascinanti della Serie TV, che ci permette di comprendere come la vita in un mondo al collasso non abbia mutato soltanto il suo aspetto fisico. 

Come nel caso di The Last of Us, uno dei pregi più evidenti di Fallout è la sua capacità di adattare la narrazione videoludica trovando il coraggio di osare, di rimanere fedele all’identità del videogioco senza rinunciare tuttavia a trovare la propria. Scenografie, ambientazioni e colonna sonora permettono al pubblico di immergersi nelle atmosfere anni ‘50 e retrofuturistiche che contraddistinguono la serie videoludica, ma Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner si servono del materiale originale per creare un prodotto più complesso e stratificato, che svela sul finale i dilemmi etici della trama

Tra elementi grotteschi e surreali, Fallout unisce la fantascienza e il retrofuturismo, il western e la commedia, in un progetto ambizioso che si lascia andare anche ad alcune riflessioni sulla società odierna e sulla natura intrinseca del genere umano.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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