In occasione dell’uscita di Oppenheimer, dodicesimo film di Christopher Nolan – già regista di Interstellar (2014), Inception (2010), Dunkirk (2017) -, arriverà in sala Following (1998), l’opera che ne ha segnato l’esordio cinematografico. Un’occasione unica per rivivere al meglio il punto da cui tutto è partito. L’inizio di una carriera ricca di enormi soddisfazioni e plausi giunti dalla critica cinematografica e dal pubblico. Following rappresenta i primi passi di uno dei registi più amati e discussi degli ultimi anni. Scopriamolo insieme.
Da Following a Oppenheimer, inseguire un sogno!
Per il pubblico può essere difficile immaginarsi l’alba di una carriera che oggi appare più che luminosa. Spesso si rimane sorpresi scoprendo che gli idoli della Settima Arte hanno avuto inizi più che umili e normali. I giovani registi, che sognano un giorno di poter leggere il proprio nome nei titoli di coda dentro un sala cinematografica, devono scontrarsi con la dura realtà: il mestiere (e il sogno) che si sono scelti è assai difficile, non impossibile, ma arduo!
Produrre, girare qualcosa di personale, cominciare in modo o nell’altro ad approcciarsi alla pratica cinematografica diventa quasi un dogma per i giovani registi e per le giovani registe. Lo ha raccontato in una maniera strepitosa, elegante e poetica il sommo Steven Spielberg con il suo ultimo film, The Fabelmans (2022), dove il giovane protagonista, Sammy Fabelmans (Gabriel LaBelle) gira cortometraggi con mezzi di fortuna e con quello che ha in casa, fin dalla tenera età.
Lo stesso vale per il regista anglo-americano Christopher Nolan, che fin da bambino dirige brevi film, usando la Super8 del padre per filmare, per poi passare in età più adulta a cortometraggi più articolati e ben costruiti, tra cui Doodlebug (1997) e Tarantella (1989). Solo un anno dopo l’uscita di Doddlebug, Nolan riesce a scrivere e a produrre il suo primo lungometraggio: Following. Il film cela al suo interno tutti i crismi che si ritrovano nelle sue pellicole successive – basti pensare al finale enigmatico di Inception (2010) o a quello più sorprendente di The Prestige (2006).
Non è forse un caso che il co-protagonista di Following e il personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio in Inception condividano il nome. C’è sicuramente un punto di connessione tra i due, che va oltre il mero autocitazionismo di Nolan. Following ha come protagonista uno scrittore (Jeremy Theobald), che cerca ispirazione per il suo nuovo romanzo seguendo i personaggi che popolano le strade di Londra. Così s’imbatte in un giovane ladro, Cobb (Alex Haw), che lo ammalierà con il proprio modus operandi. Le due vite si intrecciano, scombussolandosi a vicenda.
Nei 70 minuti di durata di Following si costruisce colpo di scena finale, amato da Nolan, quello che ribalta il punto di vista della storia e anche dello spettatore, che ne rimarrà interdetto, per la struttura non lineare e circolare della trama, imbevuta di elementi da spy story e crime story.
Il tema del furto ricorre in Christopher Nolan: se in The Prestige vedevamo due abili prestigiatori far di tutto per scoprire i trucchi e i segreti l’uno dell’altro, in Inception il furto e l’innesto di idee all’interno del subconscio delle persone era una pratica normalmente effettuata dai protagonisti. Così anche in Following, Nolan calca la mano su questo tema, sfruttandolo per lo sviluppo e per gli intrecci delle storie che porta sul grande schermo.
Come iniziare a fare cinema? Fare di necessità virtù
Si sa: iniziare non è mai facile. Tutti i registi e le registe hanno iniziato, perlopiù, con cortometraggi autoprodotti, realizzati con i mezzi che avevano a disposizione. Si mettono davanti allo schermo amici e familiari, si usano cineprese e macchine fotografiche di fortuna. Insomma, il segreto è adattarsi e fare di necessità virtù! Questo Christopher Nolan lo ha capito molto bene fin da subito. Per Following, Nolan ha adattato le sue idee e la storia che aveva in mente al contesto e alle proprie disponibilità, scegliendo pochi spazi e pochi attori.
Nolan ha provando più e più volte le scene con gli attori prima di girarle effettivamente, affinché sul set si potessero fare al massimo due ciak a scena (la pellicola era stata comprata dallo stesso Nolan con lo stipendio del suo lavoro e non poteva sprecarla!). Il risultato è un film che riesce a tenere viva l’attenzione del pubblico, proponendo tematiche e interrogativi che il regista, una volta ottenuti budget più elevati, ha fatto evolvere e ha articolato al di là delle sue piccole possibilità iniziali.
Perché vedere Following?
Tutte le opere prime – anche quelle dei grandi maestri del cinema, moderno e non – contengono errori di cui gli stessi autori sono ben consapevoli. Nell’ottica di un’opera prima, c’è da ammirare lo spirito d’intraprendenza, lo sguardo di quella che potrebbe essere una giovane promessa. Following è sfavorito da una regia e da un ritmo che forse oggigiorno oseremo definire invecchiati male. È chiaro che Christopher Nolan abbia fatto molta strada a quel primo tentativo. Proprio a quella sua opera prima ha avuto modo poi, nel corso degli anni a seguire, di guadagnarsi numerose opportunità (e non solo in termini di budget) per poter portare sullo schermo la propria visione del mondo.
Lì dove il proiettore si spegne, inizia il dibattito e nascono tutte le teorie su ciò che si è appena visto. Sebbene imperfetto, Following ha dei buoni spunti. Perciò vi invitiamo caldamente a riscoprire, a rivedere, ad innamorarvi (chissà!) del film. Consideratelo come un film che di fatto vi sta inseguendo: il nostro consiglio non è di allungare la distanza, bensì quella di sopprimerla. Lasciatevi stupire, ingannare. Finirete a porvi nuove domande, proprio come Christopher Nolan vorrebbe.
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