Il nuovo film di Arnaud Desplechin arriva nelle sale italiane dal 3 agosto. Presentato in concorso alla 75ª edizione del Festival di Cannes, Fratello e Sorella racconta la storia dell’odio tra Louis (interpretato da Melvil Poupaud) e sua sorella Alice (Marion Cotillard). In seguito a un incidente di cui sono vittima i loro genitori, i due saranno costretti a rivedersi, facendo i conti l’uno con l’altra e affrontando le cause che hanno creato l’astio che contraddistingue il loro rapporto.
L’odio che si affaccia sulla tragedia
Il film inizia nell’appartamento di Louis e Faunia (Golshifteh Farahani), in lutto per la scomparsa del figlio di soli sei anni. La tragedia smuove una profonda rabbia in Louis che arriva ad aggredire il prete, un vecchio amico giunto nell’abitazione per dare le condoglianze. Arrivato all’uscio Louis vedrà sua sorella Alice appena fuori da casa sua, in lacrime, ma le chiude la porta in faccia perché non è mai stata presente.
Cinque anni dopo i genitori di Louis e Alice assistono a un incidente automobilistico, e durante il soccorso vengono a loro volta coinvolti in un secondo incidente. Le dinamiche sono talmente casuali da apparire irreali, non completamente irrealistiche ma poco cinematografiche. Desplechin usa un incidente fortuito come un grande pretesto per forzare il ricongiungimento tra i due figli, ma il modo in cui lo mette in scena – mostrando quindi tutto l’incidente – rende il macguffin una soluzione pigra.
La scena avrebbe funzionato decisamente meglio mostrando un incidente meno casuale, o più semplicemente mettendolo fuori campo. Difatti, nella scena successiva, una soccorritrice spiega le dinamiche dell’incidente ad Alice, e l’impressione è che quella scena sarebbe bastata per metterci al corrente dell’accaduto.
Uno dei maggiori difetti del film sarà il continuo didascalismo, le continue precisazioni in una storia che avrebbe potuto parlare chiaramente anche solo con i volti dei suoi ottimi interpreti, che vengono sprecati in un eccesso di urla immotivate.
Fratello e sorella, quando al dramma manca l’empatia
L’overacting nel cinema non è necessariamente un difetto, anzi, ci sono film in cui gli attori danno il meglio di sé recitando in modo estremo. Ma si tratta spesso di film grotteschi, horror o thriller psicologici. In un film drammatico l’equilibrio recitativo è tutto per costruire personaggi di spessore con reazioni ed emozioni umane con cui empatizzare.
In Fratello e sorella le reazioni dei due protagonisti sono sempre fin troppo eccessive, smisurate fin dalle prime scene, ma soprattutto esagerate anche in momenti di media intensità. Questo allontana lo spettatore dai personaggi con cui dovrebbe avere un minimo di sintonia, che reagendo in maniera enfatica per situazioni normali non riescono a dare la giusta forza alle scene clou del film.
È vero che questa potrebbe essere una scelta stilistica per rappresentare il disagio delirante dei suoi due protagonisti (gli altri personaggi risultano ben più pacati), così come potrebbe essere una scelta stilistica l’estrema casualità dell’incidente, o altri numerosi espedienti tecnici per recapitare un senso di inadeguatezza nello spettatore. Il problema però sorge nell’ibridismo dell’opera, che per il resto si pone come un dramma classico. Desplechin osa cercando di dare qualcosa in più alla sua storia, ma finisce con l’autosabotarsi, danneggiando le potenziali qualità di entrambe le tipologie di approccio.
Un odio senza sfumature
Fratello e sorella si fonda sull’odio provato dai due protagonisti uno nei confronti dell’altro, e sul perché – in quanto facenti parte della stessa famiglia – questo non potrà mai essere un sentimento distruttivo e separatore. Nasce dall’invidia, cresce nel tempo per vecchi risentimenti, ma il legame familiare porta i due a ricontrarsi nonostante la comune volontà di un allontanamento totale e definitivo.
L’odio mostrato da Desplechin è quasi animalesco, efferato e senza mezzi termini. Muta nel corso del film, ma evolvendosi in modo poco chiaro, senza sfumature, modificandosi attraverso gli eventi in modo da far apparire il rapporto precedente un’enorme esagerazione narcisistica dei suoi protagonisti.
Fratello e sorella è un film che agisce per eccessi, che sembra voler ragionare su se stesso ma lo fa in modo istintivo e aggressivo, schivando con veemenza i dettagli emotivi che rendono un film realisticamente toccante. Un’opera che avrebbe potuto funzionare meglio se avesse scelto una sola strada da intraprendere, e che invece così facendo confonde lo spettatore, peraltro non aggiungendo nulla a un panorama cinematografico brillante come quello francese.
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