Gasoline Rainbow, in concorso della sezione Orizzonti alla Mostra del cinema di Venezia, è un coming of age che ci ha fatti innamorare. Sperando che arrivi presto nelle nostre case (o in sala) grazie a MUBI, ne parliamo per farvi da promemoria alla visione: non dite che non vi avevamo avvertiti!
Makai, Tony, Nichole, Nataly e Micah sono i protagonisti di Gasoline Rainbow. I cinque amici decidono di intraprendere un viaggio verso una festa – The Party to the End of the World – che diventa sinonimo di un orizzonte lontano e misterioso, per celebrare l’amicizia e la fine delle scuole superiori. Sarà un viaggio on the road che attraverserà i vari stati americani tra paesaggi che conosciamo bene (li abbiamo visti in My Own Private Idaho di Gus Van Sant o nel più recente American Honey di Andrea Arnold).
I registi Bill e Turner Ross pensano al film durante la pandemia, quando chi vive nella vastissima America appare ancora più isolato del solito. Come abbiamo visto anche in Italia, la pandemia è stato un momento critico, nel quale è divenuto evidente il fatto che manchino prospettive future solide per i giovani; il mondo ha disatteso le nostre richieste (chi scrive, rientra a pieno titolo nella categoria dei giovani, ndr), facendoci sentire ancora più depressi e confusi.
I cinque amici di Gasoline Rainbow decidono di intraprendere un viaggio, un addio all’adolescenza sul territorio statunitense, prima di diventare giovani adulti attanagliati da problemi di ogni sorta.
Gasoline Rainbow e la spensieratezza del momento
I nostri viaggiatori si inebriano del loro stato di incertezza focalizzandosi solo sulla celebrazione della loro amicizia. Iniziano un cammino con una destinazione confusa passando il proprio tempo tastando e conoscendo gli altri e il mondo. I Ross sono abilissimi a non far carpire la linea di confine tra realtà e finzione delle vicende messe in scena. I ragazzi incontrano vari personaggi – quasi tutti outsider – che li aiutano nel loro road trip.
Pian piano, la spensieratezza fa spazio a momenti più drammatici e qui, quasi a turno nel procedere del film, i ragazzi parlano e discutono dei rapporti lasciati a casa, dei loro problemi. Nei momenti più tranquilli emergono le preoccupazioni e i pensieri di ognuno di loro, mostrando che dietro la spensieratezza si nasconde molto di più.
Così, dietro l’impianto favolistico in cui quasi tutto va bene (o in cui quando le cose non vanno bene arriva sempre qualcuno in soccorso), si svelano confusioni e preoccupazione. Cosa li aspetta dopo il liceo? E cosa dovrebbero fare se non volessero andare al college? I dubbi e le paure non sovrastano mai la libertà dell’ultimo viaggio prima di diventare adulti, quando tutti i rapporti si affievoliranno e la vita si farà grigia e faticosa.
Un elogio alla giovinezza
Gasoline Rainbow è un completo elogio alla giovinezza odierna, dalle canzoni della colonna sonora ben note alla Gen Z ai momenti dove i ragazzi si riprendono con i cellulari. Si percepisce l’eredità che la pandemia ci ha lasciato, con la disperazione per il futuro ma anche il sano attaccamento al tempo presente. Ciò che Gasoline Rainbow vuole fare con la sua positività è ricordarci che essere giovani deve ritornare ad essere un momento prezioso, il tempo delle possibilità e non solo delle incertezze, del futuro misterioso da guardare con aria di sfida e non solo con paura.
La malinconia si gusta appena, tanta è la vita nei corpi e nei volti di questi ragazzi che vivono la libertà e l’amore. Intanto si celebra “una vita semplice”, come dichiara Gary, un metallaro che ospita i ragazzi. Non c’è niente di male nel festeggiare i minuscoli dettagli della vita, anche se sono rarefatti, sfuggenti e incompleti. Tutto scorre, la difficoltà si può superare stringendo le mani di chi amiamo e così le paure e le incertezze si fanno sempre più piccole.
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