Presentato al Festival di Cannes 2021, selezionato alla Semaine de la Critique, e poi alla 39ª edizione del Torino Film Festival, Generazione Low Cost è un film che immortala in modo diretto e preciso l’attualità lavorativa, sociale, esistenziale di una intera generazione, e lo fa come se fosse un articolo, un articolo di cronaca. Il film, opera prima del duo di registi/sceneggiatori di lingua francese Emmanuel Marre e Julie Lecoustre, dal 12 maggio è presente nei cinema italiani, distribuito da I Wonder Pictures.
“E noi dove andiamo?”
Cassandre (Adèle Exarchopoulos) è una giovane assistente di volo di una compagnia low cost, appunto. La sua vita si divide tra il lavoro e il poco tempo libero, passato tra Instagram e gli incontri come “Carpe Diem”, nickname di Tinder, all’insegna della spensieratezza, dell’occasionalità, del “rien à foutre”. L’unico sogno, nemmeno troppo bramato, è quello di lavorare per una compagnia più grande, più importante.
Dietro questa facciata, dietro la maschera da hostess con il suo sorriso forzato, si cela un’esistenza vana, insignificante quasi. Zero legami duraturi, zero radici, zero condivisioni reali. Un evento inaspettato, però, la costringerà ad affrontare la realtà, il proprio passato e la propria esistenza.
L’atmosfera e il fulcro di Generazione Low cost sono limpidamente descritte da una metà degli autori dell’opera, dalle parole pronunciate da Julie Lecoustre a proposito dell’ispirazione che ha dato vita a tutto: “Una hostess che lavorava su un volo Bruxelles – Barcellona. Era seduta per il decollo e potevo vedere il suo volto che stava attraversando qualcosa di piuttosto intenso; sembrava smarrita e disperata. Trenta secondi dopo ha dovuto rimettersi la maschera da hostess, sorridere e servire i passeggeri”.
Bene, anche Cassandre compie quotidianamente la stessa tratta, per altro poco entusiasmante. Anche Cassandre, seppur dentro di sé, nascosto, in modo privato, vive qualcosa di molto intenso. Anche Cassandre è smarrita, disperata. E anche Cassandre indossa la sua maschera da hostess, quella con il sorriso stampato sul volto.
Generazione Low Cost, uno stato di solitudine moderno
“Il tipo di solitudine che viene da un mondo in cui abbiamo così tanta scelta. Questo vasto numero di opzioni finisce per recidere i legami tra gli individui”.
Julie Lecoustre
I due registi Emmanuel Marre e Julie Lecoustre tornano a lavorare insieme dopo aver collaborato nel 2018 al mediometraggio “D’un Château l‘autre”, e lo fanno con una storia vera, reale; con un film dai tratti tipicamente francesi; e, soprattutto, con una narrazione anomala.
Infatti Generazione Low Cost presenta un andamento singolare: il film rallenta man mano che ci si avvicina alla conclusione. Ha fretta di iniziare, ha fretta di mostrarci come vive la protagonista, e ha necessità di fotografare sin dal primo minuto l’ambiente in cui Cassandre e la sua esistenza sono rinchiuse. A mo’ di cronisti d’assalto, la coppia Marre/Lecoustre ci descrivono tutti i dettagli di una generazione smarrita, di un presente che non ha un’identità e di un futuro che si presenta appannato.
In fin dei conti, Generazione Low Cost potrebbe venire considerato un documentario. Uno di quei documentari alla Jean Rouch, soltanto che qui non vengono rappresentate persone sconosciute, provenienti da un angolo disperso del mondo, degli “alieni terrestri”. Qui viene rappresentata Cassandre, veniamo rappresentati noi.
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