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Gian Paolo Barbieri, la bellezza come forma di cultura

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5 minuti di lettura

Il documentario Gian Paolo Barbieri. L’uomo e la bellezza, diretto da Emiliano Scatarzi, scritto da Federica Masin e prodotto da Moovie e dalla Fondazione Gian Paolo Barbieri, è un ritratto intimo del fotografo Gian Paolo Barbieri che si muove con delicatezza tra la sua dimensione privata e quella pubblica e professionale.

Gian Paolo Barbieri in L'uomo e la bellezza

Il film è stato presentato al festival Biografilm Art & Music 2022 di Bologna e ripercorre la carriera del fotografo, esplorandone i retroscena e le diverse fasi attraverso le voci di chi ha avuto l’onore di collaborare con lui (Monica Bellucci, Dolce & Gabbana, Benedetta Barzini…). Emerge l’immagine di un uomo alla costante ricerca della bellezza, un fotografo con un’incrollabile etica professionale, in grado di effettuare una personalissima sintesi tra la realtà vera e quella rappresentata, mediata da una chiara visione sostenuta da una grande ricchezza di riferimenti.

Il rapporto tra cinema documentario e fotografia

Gian Paolo Barbieri L'uomo e la bellezza documentario

L’attrazione del cinema documentario nei confronti della fotografia è innegabile: ne sono una prova opere come Alla ricerca di Vivian MaierIl sale della Terra incentrato sull’opera di Sebastião Salgado; o ancora, solo nell’ultimo anno, Tutta la bellezza e il dolore sulla fotografa Nan Goldin, e in Italia Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza. Forse perché la vocazione delle due arti è a tratti sovrapponibile: la rappresentazione del reale tramite un filtro personale, la soggettività del regista e del fotografo. È quindi naturale che a rappresentare un fotografo sia un documentario, che permette di portare avanti un discorso meta-rappresentativo e che non mostri soltanto l’opera ma che apra uno spiraglio sul processo creativo che sta dietro a ogni scatto.

Nella mente di Barbieri

Gian Paolo Barbieri documentario

Nel caso di Gian Paolo Barbieri il processo creativo è complesso e pensato fino all’ultimo dettaglio, ogni set è meticolosamente studiato nella sua progettazione, così come le luci e le pose dei soggetti. Le modelle diventano così attrici, con cui Barbieri costruisce un rapporto di scambio, protezione, sintonia, fiducia.

Il documentario rende manifeste le influenze dietro alla visione del fotografo, il film si apre su una sala cinematografica che proietta un film in bianco e nero e questo non è di certo casuale. Barbieri studia con attenzione le altre arti, il cinema – lavorando a Cinecittà conosce Fellini, Pasolini, Visconti, Lattuada –, il teatro, le arti figurative, da cui attinge a piene mani. Con una forza creativa dirompente e una fascinazione per il particolare, Barbieri ha portato una dimensione culturale alla fotografia di moda, rendendola impegnata, realizzando veri e propri reportage.

Il documentario mostra gli scatti che hanno segnato i sodalizi storici con stilisti come Giorgio Armani e Gianfranco Ferrè – tra le protagoniste del film anche Rita Airaghi, presidentessa dell’Associazione Ferrè – e allo stesso tempo esplora l’amore di Barbieri per luoghi come Tahiti, il Madagascar e le Seychelles, di cui il fotografo ritrae gli abitanti e gli animali ambientandoli con la stessa attenzione che dedica a un set fotografico. 

La sua ossessione per la bellezza, teorizzata anche da esperti e studiosi come Martina Corgnati, è ben spiegata nel film, arricchito visivamente da materiali d’archivio.

Gian Paolo Barbieri tra ieri e oggi

Gian Paolo Barbieri L'uomo e la bellezza

Dopo una panoramica su più di cinquant’anni di carriera Gian Paolo Barbieri. L’uomo e la bellezza ci riporta alla contemporaneità, all’acquisto di alcune sue opere da parte della collezionista Nicola Erni.

C’è poi la malattia, il Parkinson, che non sembra scalfire lo spirito e la curiosità del fotografo, che vediamo ancora muoversi tra spazi e persone che lo celebrano: in diverse sequenze del film Barbieri assiste alle fasi di allestimento e di inaugurazione dello spazio a lui dedicato all’interno del museo d’arte della collezionista. La forza nel continuare a vivere nonostante la malattia – mostrata con grande riservo – sta nelle parole del fotografo stesso: «non conviene cedere alla violenza di un male».


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Nata e cresciuta a Milano, laureata in lettere ed editoria, appassionata e lavoratrice del cinema. Trovo nel documentario in tutte le sue forme e modalità il mezzo ideale per rappresentare, conoscere e riflettere sulla realtà.

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