Arriva in sala l’8 maggio 2023 – dopo un salto a Venezia 79 -, Gli Ultimi Giorni dell’Umanità, diretto da Alessandro Gagliardo ed Enrico Ghezzi. Un film difficile da inquadrare, da incasellare, da descrivere. 196 minuti di sperimentalismi, ma soprattutto un enorme lavoro di ricerca e montaggio: immagini d’archivio si alternano a sequenze cinematografiche, l’attualità dà il cambio alla finzione, il personale diviene universale. Gli Ultimi Giorni dell’Umanità è un’esperienza immersiva che richiede uno sforzo allo spettatore, ormai abituato a consumare rapidamente contenuti audiovisivi brevissimi e d’immediata comprensione. Il film di Gagliardo e Ghezzi non si può fagocitare in fretta e furia: bisogna rispettarne i tempi, senza avere la presunzione che possa offrire facili interpretazioni o risposte certe.
Gli Ultimi Giorni dell’Umanità è una produzione Matango con Rai Cinema e Luce – Cinecittà in associazione con Minerva Pictures Group, Cinedora e Parallelo 41 Produzioni. La distribuzione è affidata alla Cineteca di Bologna. l film è arricchito da musiche originali a cura di Iosonouncane – come il commovente brano Novembre.
Gli Ultimi Giorni dell’Umanità e quell’urgenza tutta ghezziana di riprendere la vita
Corre l’anno 1988 quando Enrico Ghezzi mette in piedi Fuori Orario. Cose (mai) viste, che va in onda da allora. Un contenitore che accoglie materiale audiovisivo difficilmente reperibile altrove, ma anche i commenti dello stesso Ghezzi, ideatore e curatore del programma (di questo come dello storico Blob). Ghezzi programmista per la Rai, Ghezzi critico cinematografico, Ghezzi amico e compagno irrinunciabile dei cinefili nottambuli cresciuti a pane e Fuori Orario.
Ghezzi era solo uno schermo luminoso nel buio della cameretta o del salotto, ma col tempo si è elevato a figura mitica. Oggi decide di presentarsi nuovamente come luce nell’oscurità, ma non più tra le mura domestiche. Con Gli Ultimi Giorni dell’Umanità, approda in sala con un’opera sui generis e pienamente nelle sue corde. Ad affiancarlo, il regista Alessandro Gagliardo e la figlia, Aura Ghezzi, che ricorre ora nei vecchi filmati girati dal padre quando era piccola, ora in monologhi ripresi appositamente per il film. Proprio lei sembra tenere insieme i frammenti incollati da Ghezzi e Gagliardo.
Ma devi sempre riprendere, tu!?
La piccola Aura Ghezzi al padre
L’urgenza di filmare il quotidiano: ecco cosa gli rimprovera Aura. Lei lo vede riprendere tutto: le mattine in cui la porta a scuola sotto la pioggia, le vacanze al mare, i pomeriggi trascorsi in casa a scoprire il funzionamento di una videocamera, l’ufficio zeppo di annotazioni e VHS. Ma anche eventi rimasti nella storia, piccola o grande che sia: le contestazioni del G8 di Genova, tra i lacrimogeni e la paura di non tornare, l’incendio del deposito di pellicole adiacente al Multisala Reposi di Torino, una bizzarra chiacchierata con l’attore Michael Pitt (The Dreamers).
Vivere il flusso continuo delle immagini
Gli Ultimi Giorni dell’Umanità vive, appunto, dell’immenso archivio di Enrico Ghezzi. Raccoglie spezzoni di home movies e sequenze di film (estratti da opere di Abel Ferrara, Guy Debord, Aleksandr Sokurov, Bela Tarr, Straub & Huillet, Hans-Jürgen Syberberg, Kōji Wakamatsu, Sergej Paradžanov, Otar Iosseliani, Bernardo Bertolucci, Carmelo Bene, Federico Fellini, riconoscerli tutti è un’impresa) e li accosta, lasciando che sia la voce di Aura a guidare la visione. Il risultato è un flusso continuo di immagini che prova a raccontare l’umanità, saltando dall’esperienza del singolo all’universale.
Le eruzioni vulcaniche che aprono il film sembrano annunciare la fine dell’umanità, che viene scandagliata una sequenza dopo l’altra, fino a ubriacare lo spettatore. La vita e la morte, la quiete e la tempesta, il dinamismo e la lentezza. La storia dell’uomo sembra fatta di opposti, che si scontrano e si ricombinano. La parte finale di Gli Ultimi Giorni dell’Umanità attinge all’omonimo spettacolo teatrale di Luca Ronconi, basato sull’opera di Karl Kraus. Scompaiono del tutto le vicende familiari, si lascia parlare l’arte.
Gli Ultimi Giorni dell’Umanità si rivela un esperimento intrigante, che trasuda amore per il cinema e usa il mezzo audiovisivo per capire il mondo. È il lavoro di decenni di confronto con il prossimo, con il cinema, con l’esistenza, racchiuso in un susseguirsi di frammenti giustapposti con destrezza.
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