fbpx
good omens 2

Good Omens 2, l’Apocalisse non è mai finita

6 minuti di lettura

Si torna a Londra. Si torna nella piccola libreria di Soho. Tornano l’angelo Aziraphale e il demone Crowley, la coppia che scongiurò l’Apocalisse e che gabbò sia Inferno che Paradiso. Tornano alcuni vecchi volti ma in nuove vesti: l’Arcangelo Gabriele ha perso totalmente la memoria e Belzebù ha cambiato fattezze. L’angelo smemorato trova rifugio sulla terra proprio nella libreria antiquaria e diventa il più ricercato tra le schiere dei demoni e tra le file dei “piani alti” e tocca di nuovo ad Aziraphale e Crowley scongiurare un nuovo Armageddon che spazzerebbe via la vita sulla Terra.

La seconda stagione Good Omens, la Serie tratta dal celebre romanzo di Neil Gaiman e Terry Pratchett, è uscita lo scorso 28 luglio su Amazon Prime Video, e si pone come il sequel ideale del fantasy, su carta e su piccolo schermo. Sostenuta da Gaiman e da Douglas McKinnon, il regista della prima stagione, la seconda stagione soddisfa in gran misura il fandom creatosi attorno a questo universo ironico e assurdo, parodia del nostro mondo e delle mitologie delle nostre religioni. Seppur finalmente si vedano il formarsi di nuove coppie e si riusi in maniera saggia volti della vecchia stagione in nuovi ruoli, non c’è una totale soddisfazione o qualcosa di nuovo nella visione.

Good Omens 2, cast solido al servizio dell’Altissimo o del Nemico

Good Omens

Il cast rimane intatto dalla prima stagione. La produzione ha interiorizzato il detto “Squadra vincente, non si cambia“. David Tennant e Michael Sheen si confermano come una delle coppie attoriali migliori in circolazione in grado di sostenersi l’un l’altro e di completarsi nei loro opposti: scelta più che azzeccata proprio nelle interpretazioni di un timido e candido angelo, amante della letteratura e della prestidigitazione, e di un sarcastico demone, fortemente attaccato alla sua Bentley nera.

Jon Hamm gigioneggia nel ruolo dello smemorato di Collegno che ha brevi accessi alla sua personalità arrogante e imperiosa creando gag comiche. Tornano Miranda Richardson nei panni di Shax, demone ambizioso che sostituisce Crowley come rappresentanza dell’Inferno a Londra, Maggie Service e Nina Sosanya che acquisiscono più rilevanza in questa stagione come umani di supporto ai due esseri sovrannaturali, che tentano di metterli insieme attraverso goffi espedienti soprannaturali.

La scelta del rinnovamento interno del cast è dovuta più che a scelte artistiche al periodo della pandemia in cui è stata girata la serie, che narrativamente comincia quattro anni dopo gli eventi della prima in cui la pandemia ha avuto luogo: si può notare anche da un dettaglio un pò inspiegabile e imbarazzante dell’armata di demoni con delle mascherine. Spiccano tra i nuovi attori linterprete di Belzebù, Shelley Conn, e Quelin Sepuvelda che interpreta Muriel, un angelo sbadato incaricato di spiare i due protagonisti.

Scenografia eccellente in una storia altalenante

Good Omens

Il comparto tecnico-artistisco, specialmente la scenografia e gli effetti speciali, è quello che spicca subito per originalità e qualità: dai titoli di testa, realizzati con varie tecniche di animazione, ritagliando e riadattando i volti delle due star, ai costumi storici e alle ambientazioni. Il tutto ha un gusto artigianale e teatrale che sottolinea un’affetto verso i practical effect, simili a quelli di Doctor Who, citato continuamente negli episodi.

L’unica pecca di Good Omens 2 è proprio la scrittura e il tono di questa stagione: se la prima stagione esaudiva le premesse e gli eventi canonici del romanzo, risultando un buon adattamento, la seconda trascina troppo dietro di sè il filo della storia principale. Il mistero della scomparsa di Gabriele o è tirato troppo per le lunghe o interrotto da continui flashback che occupano troppo spazio nella puntate rispetto alla vicenda principale.

Il finale è quello che scioglie il mistero ma ha un retrogusto amaro, specialmente per la storia tra l’angelo e il demone che prende una piega più sentimentale e la loro relazione rimane interrotta in un cliffhanger molto malinconico. Il tono va verso una deriva più drammatica che stona completamente con l’ironia giocosa e surreale che è stata tipica della prima stagione e dei primi cinque episodi.

Un merito registico va comunque alla scelta delle musiche che sono sempre centrali nella storia; in questa stagione si sente spesso Everyday di Buddy Holly mentre nella prima era tutta a base dei classici dei Queen. I fan ora aspettano un po’ basiti l’arrivo di una terza stagione che possa concludere la burrascosa relazione tra i due protagonisti e chi adora gli adattamenti di Gaiman spera in una trasposizione più corposa e solida come quella di Sandman. Good Omens 2 rimane, nonostante le mancanze, una divertente giostra televisiva in un mondo che mescola l’ironia surreale alla Monty Python allo spirito picaresco e fantascientifico alla Doctor Who.


Seguici su InstagramTik TokTwitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè con il sottofondo di una colonna sonora sognante o il nuovo singolo delle KDA.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.