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gore verbinski con il suo oscar in mano

Gore Verbinski: 3+1 film per conoscerlo

13 minuti di lettura

Sono 60 candeline per Gore Verbinski, uno dei registi più eclettici del cinema moderno, il cui nome è indissolubilmente legato alla famosissima saga dei Pirati dei Caraibi. Sarebbe però ingiusto ridurre la sua filmografia alle sole avventure di Jack Sparrow e soci: ecco quindi tre titoli, più uno “bonus“, per scoprire (o riscoprire) Gore Verbinski.

Gore Verbinski e l’anima da musicista

Di origini polacche da parte di padre, Gregor “Gore” Verbinski cresce in California, dove sviluppa, parallelamente alla passione per la settima arte, anche quella per la musica, suonando in due band e combinando poi i suoi amori con la regia di video musicali, spot pubblicitari per Skittles, Nike, United Artists e Coca-Cola e del cortometraggio The Ritual.

I tre fulcri del successo di Pirati dei Caraibi: Gore Verbinski, il produttore Jerry Bruckheimer e Johnny Depp.

Il successo presso il grande pubblico arriva nel 1997 con la commedia slapstick Un topolino sotto sfratto, che incassa ben 120 milioni di dollari. I suoi anni 2000 sono indelebilmente segnati dal monumentale successo della trilogia sui Pirati dei Caraibi, ma Gore Verbinski si è dimostrato poliedrico durante tutta la sua carriera: spazia dalla commedia all’avventura, passando per l’horror, riuscendo però sempre a combinare l’intrattenimento per il grande pubblico con la qualità della sua impronta autoriale.

La svolta: The Ring (2002)

samara in una scena inquietante di the ring di gore verbinski

Genere: Horror
Durata: 115′
Cast: Naomi Watts, Martin Henderson, Brian Cox
Dove vederlo: Amazon Prime Video

Chiunque conosce quest’immagine o ha almeno una vaga idea di chi sia il personaggio di Samara. Gore Verbinski non ha inventato nulla: The Ring è il remake del film giapponese del 1998 Ring, di Hideo Nakata, adattamento del romanzo omonimo di Koji Suzuki, a sua volta ispirato ad una famosa leggenda nipponica.
Il grande merito di Verbinski sta nell’aver dato una popolarità immensa a queste storie presso il pubblico occidentale: The Ring si è inserito nella prolifica ondata di remake statunitensi di opere asiatiche di inizio Duemila (una “moda” con alterne fortune: vero, Oldboy?) e ha avuto un boom eccezionale, con un incasso di 250 milioni di dollari nel mondo, a fronte di un budget di 48 milioni.

The Ring non è però solamente un ponte per il Giappone: è un ottimo horror. Gore Verbinski non abusa dei jumpscare, anzi li dosa dove necessario in modo da far esplodere lo spavento; crea una continua tensione che si riflette nella fotografia “color Matrix” e negli occhi di ghiaccio di una bravissima Naomi Watts, in un opprimente conto alla rovescia che diventa sempre più soffocante man mano che ci si avvicina al tanto temuto settimo giorno.
Non risparmia, inoltre, una neanche troppo velata critica all’industria odierna dei media e al conseguente voyeurismo di una società dalla costante ossessione di vedere a tutti i costi.

Naomi Watts in the ring

The Ring ha avuto un impatto enorme nell’immaginario dell’horror occidentale: ha portato alla ribalta uno dei personaggi più terrificanti e riconoscibili della cinematografia moderna, ha generato due sequel e un’infinità di richiami, parodie e citazioni. È quindi un punto imperdibile per gli amanti del genere (in tal caso, recuperate anche l’originale!) e per chi si approccia alla filmografia di Gore Verbinski.

La punta di diamante: La Maledizione della Prima Luna (2003)

pirati dei caraibi la maledezione della prima luna diretto da gore verbinski qui una scena con johnny depp

Genere: avventura, fantastico
Durata: 143′
Cast: Johnny Depp, Keira Knightley, Orlando Bloom, Geoffrey Rush, Jack Davenport, Jonathan Pryce
Dove vederlo: Disney+

Chi mai avrebbe potuto immaginare, a inizio millennio, che un film ispirato a un’attrazione di Disneyland avrebbe dato origine a una saga dal successo tanto pazzesco quanto inaspettato? Il franchise di Pirati dei Caraibi è nato proprio così, da quell’intraprendenza che in questi anni proprio la Disney sembra aver perso: sembra assurdo, riguardando indietro, che vent’anni fa la regia di un film per un pubblico di bambini e adolescenti sia stata affidata proprio a quel Gore Verbinski reduce da The Ring.

Spesso si tende a sottovalutare, distratti dalla grande fama del franchise, che a conti fatti La Maledizione della Prima Luna sia davvero un gran film. È un’opera d’avventura come, a costo di suonare stereotipati, se ne vedono davvero poche oggi: Verbinski riesce perfettamente nel già accennato mix di qualità – cinque candidature agli Oscar lo dimostrano – e intrattenimento da blockbuster. Il film diverte molto senza mai perdere il focus della narrazione, né una certa vena horror. La Maledizione della Prima Luna è – anche – una storia di fantasmi e di ciurme maledette che si trasformano al chiaro di luna, con scene che oggi sarebbero considerate forti per un pubblico di bambini, ma che contribuiscono al suo fascino dark.

I comparti tecnici sono di altissimo livello, a partire da una CGI che si difende egregiamente a distanza di due decenni, raggiungendo nei due sequel con Davy Jones (2005 e 2007) dei picchi che tutt’oggi fanno invidia.
La menzione d’onore va ad Hans Zimmer con quella che è probabilmente la sua colonna sonora più celebre, ormai totalmente in simbiosi con tutto l’immaginario creato da Verbinski in Pirati dei Caraibi.

pirati dei caraibi la maledizione della prima luna diretto da gore verbinski

Keira Knightley, appena diciassettenne, inizia qui con la sua Elizabeth Swann un percorso che la porterà da impaurita figlia del governatore a Re dei Pirati, insieme a quell’Orlando Bloom (Will Turner) che all’epoca dell’uscita del film era ovunque, forte del successo de Il Signore degli Anelli. Geoffrey Rush è un mefistofelico Barbossa dal carisma magnetico, ma Pirati dei Caraibi significa Jack Sparrow: Johnny Depp trova il ruolo della sua carriera (che lo intrappolerà a lungo, anche quando reciterà in altri film), regalandoci un personaggio iconico che entra da subito nella cultura pop moderna.

Pre-MCU fossero proprio i Pirati erano il cavallo di battaglia della Disney: fruttavano incassi totali a nove zeri e rivaleggiavano con l’altra grande costante del decennio, la saga di Harry Potter. Oggi sono finiti un po’ nel dimenticatoio, a causa di un imbarazzante calo della qualità nel quarto e quinto film (coinciso, casualità, con l’abbandono di Gore Verbinski dopo Ai Confini del Mondo) e del caso Depp/Heard.

barbossa in una scena di pirati dei caraibi la maledizione della prima luna, diretto da gore verbinski
«Cominciate a credere alle storie di fantasmi, Miss Turner? Ci siete dentro!»

Gore Verbinski ha rivitalizzato un genere dell’epoca d’oro di Hollywood, ma da anni in declino, e al contempo l’ha monopolizzato; senza scomodare i numeri, per comprenderne l’impatto basta una semplice domanda: vi vengono in mente altri film di pirati post-Duemila?

La sorpresa: Rango (2011)

rango diretto da gore verbinski

Genere: animazione, avventura, western
Durata: 107′
Cast: Johnny Depp, Bill Nighy, Isla Fisher, Alfred Molina, Abigail Breslin
Dove vederlo: NowTV

Può un film d’animazione con protagonisti animali antropomorfi strampalati rivelarsi un western vecchia scuola che affronta tematiche come il proprio ruolo nel mondo e il senso dell’esistenza?

Prodotto da Nickelodeon, Rango è una delle tante dimostrazioni di come l’associazione animazione = bambini sia piuttosto limitata, questione oggi molto più battuta grazie a un buon numero di film e Serie TV animate come BoJack Horseman e Love, Death & Robots. Rango di Gore Verbinski è perfettamente fruibile sia dai più piccoli che da un pubblico adulto, grazie ad uno stile di animazione meno convenzionale: una fotografia cupa, un’atmosfera secca e polverosa, dinamiche da western classico (la cittadina sperduta, lo sceriffo, i banditi, i saloon, addirittura un inseguimento che ricorda Mad Max: Fury Road), dialoghi taglienti e ironici (con tanto di battute non proprio infantili, come quella sugli spaghetti).

jake sonagli, il villain di rango,in una scena del film diretto da gore verbinski

Azzeccatissimo il cast vocale, che vede una mini reunion piratesca (assieme – manco a dirlo – ad Hans Zimmer alle musiche) tra Johnny Depp (Rango) e Bill Nighy (il villain Jake Sonagli). Tra gli altri nomi figurano Isla Fisher, Harry Dean Stanton, Alfred Molina, Abigail Breslin e Ray Winstone, oltre a Gore Verbinski stesso.

Rango è quindi una scommessa intelligente e divertente, che a suo tempo si rivelò più che vincente, vedi il trionfo agli Oscar 2012, dove superò titoli d’animazione più quotati come Kung Fu Panda 2 e Il Gatto con gli Stivali.

L’outsider: La Cura dal Benessere (2016)

la cura del benessere di gore verbinski

Genere: thriller, horror, grottesco
Durata: 146′
Cast: Dane DeHaan, Mia Goth, Jason Isaacs
Dove vederlo: Disney+, Plex

La Cura dal Benessere è l’ultimo lungometraggio di Gore Verbinski, che manca dal grande schermo da ben otto anni, forse anche scottato dalla doppietta di insuccessi con The Lone Ranger (2013). La Cura dal Benessere, infatti, è stato accolto tiepidamente dalla critica e malissimo dal pubblico (otto milioni di dollari totali in Nord America, con un budget di 40). Non è difficile intuirne le ragioni: la trama non brilla per originalità (l’ispirazione a Shutter Island è evidente) e si dipana in maniera piuttosto prevedibile e allo stesso tempo confusionaria; avrebbe beneficiato di almeno un quarto d’ora o venti minuti in meno, che pesano arrivando ad un finale che cambia tono all’improvviso ma che è decisamente troppo.

Allora perché inserirlo qui, in questo articolo?

La Cura del Benessere resta tra i lavori più divisivi di Gore Verbinski per merito di una cinematografia sicuramente affascinante: l’acqua che da madre generatrice diventa minaccia, la costante sensazione di pericolo tra le algide mura e i candidi camici nella magnifica cornice delle Alpi Svizzere, la maestria di Verbinski nel mantenere alta la tensione e nella realizzazione di alcune scene che sfociano nel body horror, coadiuvato da una fotografia metallica che accentua la sensazione di stare guardando quasi un film riflesso in uno specchio d’acqua.

gore verbinski la cura del benessere

Pur con una sceneggiatura non sempre all’altezza, anche il cast dà una buona prova: il protagonista Lockhart ha il volto di Dane DeHaan (visto di recente in Oppenheimer e prima in The Amazing Spider-Man 2); insieme a lui un ambiguo Jason Isaacs nei panni del direttore Vollmer e una Mia Goth (Hanna) agli inizi della propria carriera, ancora lontana dal diventare la musa di Ti West nella trilogia X, Pearl e il prossimo Maxxxine.
In conclusione, La Cura dal Benessere di Gore Verbinski, al netto di non pochi problemi, può rivelarsi una visione interessante e al contempo polarizzante, alla quale vale la pena dare una possibilità.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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