Presente sulla piattaforma Netflix dal 25 gennaio 2024, Griselda è una miniserie drammatica incentrata sulla vita di Griselda Blanco, furba e ambiziosa donna d’affari colombiana che ha creato uno dei cartelli della droga più redditizi della storia. Nota come la Vedova Nera o la Madrina della Cocaina, Griselda fu assassinata nel 2012, rimanendo comunque una leggenda nel mondo del narcotraffico colombiano.
La Serie TV si compone di ben sei episodi, e ciò che ha attirato l’attenzione del pubblico sin dall’annuncio è la presenza di Sofia Vergara (Modern Family), interprete di Griselda Blanco, che esce per una volta dal ruolo della bella femme fatale per entrare in quello di signora della malavita.
Sottoposta a una trasformazione facciale che ha ingrandito e deformato i suoi tratti solitamente armoniosi, Sofia Vergara ha dato prova di buone capacità attoriali, distaccandosi dai soliti ruoli che ha abbracciato negli ultimi anni, complice la sua fisicità prorompente, il suo accento latino e la sua energia.
Griselda, ambientazione e atmosfera
Ben lontana dalle atmosfere drammatiche e magnetiche che hanno caratterizzato Narcos (nonostante le due Serie TV abbiano in comune i produttori Eric Newman, Carlo Bernard e Doug Miro e il regista Andrés Baiz), Griselda sembra non raggiungere mai davvero il proprio obiettivo, che rimane sempre in divenire per tutta la sua durata.
I fatti di cronaca reali, trasposti nei sei episodi, raccontano della scalata al potere di Griselda Blanco a Miami, unica donna nel narcotraffico di cui lo stesso Pablo Escobar aveva timore. La “madrina della cocaina” deve essere stata una donna decisa, spietata persino, per riuscire a scalare quella vetta, barcamenandosi tra l’amore per i propri figli e il desiderio di dar loro tutto, e la fame di potere che l’ha condotta a fare scelte dolorose.
Ciò che la Serie sembra raccontare è anche l’evoluzione di una follia febbrile, un desiderio insaziabile di avere sempre di più, con il prezzo da pagare più alto di sempre: la perdita e il dolore di ciò sembra più aver amato.
Quando una donna alza la voce
Griselda presenta al pubblico due figure femminili che catalizzano l’attenzione: oltre Griselda, troviamo anche June Hawkins (Juliana Aidén Martinez), agente dell’Intelligence, anche lei sola donna in un mondo composto da maschi. È anche una madre single che cerca in tutti i modi di convincere i colleghi che dietro al cartello più potente di Miami c’è una donna, e non un uomo.
Due donne diversissime, Griselda e June, che hanno però un fattore in comune e determinante: dover lottare contro gli uomini per farsi ascoltare.
Non importa che la spinta sia diversa, le difficoltà e il loro peso sono le medesime. Il sessismo che devono affrontare ogni giorno, alzare la voce per ottenere un briciolo di attenzione, scalpitare in un mondo di uomini per riuscire a far valere le loro opinioni, sono elementi che rendono queste due figure capaci di tenere accesa l’attenzione del pubblico.
(SPOILER) Sarà proprio June, e non un uomo, a far capitolare Griselda Blanco, portando poi alla fine il suo impero e la sua vita.
Griselda: si poteva fare di più?
Lontanissima, come abbiamo già detto, da Narcos e Narcos: Mexico, la miniserie cerca comunque di tenersi su grazie ai richiami a queste due Serie che hanno conquistato il pubblico. Gli spettatori potrebbero essere portati a vedere Griselda perché hanno apprezzato questi prodotti che hanno spopolato e dato visibilità a fatti di cronaca legati al mondo del narcotraffico, portando sul piccolo schermo figure in qualche modo “iconiche”, con le proprie regole, i propri dettami, i propri adepti.
Menti geniali ed intuitive che però si sono prestate a un universo di guadagni esorbitanti, potere e sangue.
Griselda poteva alzare di più l’asticella, evitando esagerazioni patinate e concentrandosi di più sui personaggi e la tensione degli eventi, ma vale una visione.
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