La ventunesima edizione del festival del cinema sudcoreano più antico d’Europa si apre con Hansan: Rising Dragon, seconda pellicola della trilogia incentrata sulle vicende dell’ammiraglio Yi Sun-sin e preceduta da Admiral: Roaring Currents. A introdurre il film al pubblico lo stesso regista Kim Han-min, onorato di essere nuovamente a Firenze ad otto anni di distanza dalla presentazione al festival del primo capitolo.
Presente in sala anche l’attore protagonista (nonché ospite d’onore di questa edizione) Park Hae-il, che definisce Hansan: Rising Dragon un film “non certo incentrato sulle bellezze di Firenze, ma ritratto di un periodo storico molto doloroso per la Corea e soddisfacente dal punto di vista visivo”. Parole calzanti per descrivere una potente storia di sconfitta e rivalsa che rimarca l’intenzione di questo Florence Korea Film Fest di essere ancora più incisivo del precedente.
Una battaglia spettacolare
La battaglia in questione è quella dell’isola di Hansan combattuta nel giugno del 1592, terminata con la vittoria schiacciante della flotta coreana guidata dall’ammiraglio Yi Sun-sin (Park Hae-il) e il brusco arresto dei piani espansionistici giapponesi verso la Cina; un risultato fondamentale per rinvigorire l’esercito di Joseon, stremato moralmente e fisicamente dalle precedenti sconfitte subite.
Di questo spaccato di storia coreana Hansan: Rising Dragon è una dettagliata e spettacolare ricostruzione composta da una prima parte dominata dalla strategia, ed esplicativa delle dinamiche precedenti l’azione bellica, a cui segue più di un’ora di combattimento in mare che ha del maestoso. Una narrazione didascalica che diventa azione pura ma che nella transizione resta chiara e dettagliata, tale da non lasciare mai il pubblico incredulo di fronte a schemi e tattiche militari ma rendendolo consapevole delle peculiarità nonostante la scarsa conoscenza della storia e dei suoi fattori.
Kim Han-min dietro la macchina da presa esalta in pieno il valore storico del racconto. A primi piani contemplativi della fase preparatoria allo scontro il regista contrappone riprese aeree spettacolari per catturare i momenti salienti delle battaglie, sfruttando in aggiunta una colonna sonora fragorosa per caricare le scene dal punto di vista emotivo. Considerati anche gli effetti speciali sbalorditivi l’esperienza che ne deriva è pervasiva e potente, ancor più godibile (come suggerito dallo stesso Kim) se pensata come una vera partita a battaglia navale.
Ma quella di Hansan: Rising Dragon è ben oltre la versione del gioco che conosciamo, meno pacata e decisamente più scenografica: il mare che fa da sfondo allo scontro delle due flotte è più simile a un palco su cui si esibiscono i ballerini, gli uomini al comando ai direttori artistici responsabili della riuscita delle coreografie. E la nave, oltre che un’arma da guerra, è un simbolo: il desiderio dell’uomo, piccolo com’è, di condensare in un’unica opera tutta la forza e la determinazione con cui intende dare battaglia, di dimostrare al nemico che le sconfitte subite non hanno scalfito in alcun modo lo spirito.
Hansan: Rising Dragon è la guerra dei giusti
Di tutto lo spettacolo di Hansan: Rising Dragon Yi Sun-sin non è l’unico protagonista, non tecnicamente: il personaggio costruito alla perfezione da Park Hae-il condivide infatti il palcoscenico con l’ammiraglio Wakisaka, a cui presta il volto un abilissimo Byun Yo-han (noto per il suo ruolo in Mr. Sunshine e The Book of Fish) alla sua prima performance interamente in giapponese.
I due ammiragli rappresentano due lati del combattente non sempre antitetici, ma nella pellicola quasi estremizzati in modo da dare l’idea di uno scontro tra buono e cattivo piuttosto che tra due ordinari nemici. Yi Sun-sin è riflessivo, risoluto e indulgente, uno di quegli strateghi la cui abilità è silenziosa e si rivela inaspettatamente nei momenti cruciali della battaglia; Wakisaka, pur essendo uno stratega altrettanto abile, pecca di caparbietà e si rivela brutale quando si tratta di combattere come di guadagnare alleati.
Di Hansan: Rising Dragon Park Hae-il è più il protagonista morale, portatore di nobiltà che combatte in nome di un ideale più alto e tratta i suoi alleati in quanto soldati e uomini, non come mere spade da conteggiare. La rappresentazione del giusto nelle sue mille sfaccettature, che comunica poco a parole ma molto con le sue azioni, contrapposta alla ferocia nel pensiero e nell’attitudine da cui non molto può derivare fuorché dissapori e altra violenza, anche al di fuori del campo di battaglia.
Quella narrata da Kim Han-min in Hansan: Rising Dragon è in effetti, come affermato dallo stesso Yi Sun-sin, una battaglia dei giusti contro gli ingiusti, in cui più che una contrapposizione tra fazioni la distinzione tra bene e male è identificabile e proprio dala vicenda alla base del film è resa più netta. Un film (non privo di difetti) sulla celebrazione del coraggio e della nobiltà d’animo da vivere con lo spirito e gustare con gli occhi, adatto agli amanti dell’azione e dei giochi intelligenti, ma specialmente a chi al cinema va per lasciarsi meravigliare.
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