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Harry Potter e la camera dei segreti, quando Harry iniziò a dubitare

8 minuti di lettura

Harry Potter e la camera dei segreti è il secondo libro della fortunata saga di Harry Potter e il secondo film, diretto ancora da Chris Columbus. Come sappiamo, qui comincia a svilupparsi la storia sia da un punto di vista tematico che narrativo. Vengono introdotti nuovi personaggi decisivi come Lucius Malfoy, la famiglia di Ron, Dobby e abbiamo una prima resa di Voldemort, che compare come il ricordo di sé stesso nel suo diario (oggetto decisivo per la narrazione della saga). C’è l’idea, o piuttosto, la minaccia che il passato si ripeta, altro espediente narrativo sul quale la Rowling giocherà molto a partire dall’Ordine della Fenice.

Dopo aver ritrovato il cast nell’appassionante reunion Return to Hoghwarts, torniamo alla scuola di Magia e Stregoneria per decostruire la struttura narrativa dei temi e la loro relazione nel film Harry Potter e la camera dei segreti. 

Il tema dell’ignoto e del nascosto

Harry Potter e la camera dei segreti

La camera dei segreti è uno degli esempi di eterotopia dell’universo di Harry Potter. La nozione di eterotopia è stata introdotta dal filosofo Michel Foucault per indicare quei luoghi che non sono ne assenti ne manifesti, quindi per questa loro posizione intermedia tra la piazza o il parco e “l’isola che non c’è”, hanno la funzione di essere spazi invisibili, ma non inaccessibili, quindi dei non-luoghi che affacciano sui luoghi del mondo.  Mentre Diagon Alley  e Notturn Alley sono luoghi del genere, ma noti e accessibili ai maghi attraverso passaggi segreti e metropolvere, e la Stanza delle Necessità è accessibile con una modalità precisa; la camera dei segreti è un luogo leggendario di cui si dubita l’esistenza e, quindi, più simile alla casa di Sirius Black in Grimmauld Place 12, nota solo a chi l’ha frequentata.

Si dà il caso, però, che la leggenda narri che solo l’erede di Salazar Serpeverde possa aprirla. Perché la camera dei segreti è il luogo segreto, appunto, in cui Serpeverde meditava e organizzava la secessione da Hogwarts e la fondazione di una propria scuola. Ora, potremmo immaginare che questa camera contenga chissà quali segreti di magia oscura o invenzioni straordinarie, magari dei testi di magia scritti da Serpeverde, ricette di pozioni sconosciute e programmi di dominio dei purosangue. Queste cose, però, non le troviamo in questa eterotopia. C’è invece altro, del tutto inaspettato.

La leggenda del terribile e della fondazione di un nuovo ordine

Harry Potter la camera dei segreti

Sappiamo solo quanto è stato tramandato dalla leggenda: Serpeverde non era d’accordo con i suoi colleghi e fondatori di Hogwards. Egli voleva che la scuola fosse una èlite di soli maghi, chiudendo l’accesso ai maghi figli di babbani, tramite una selezione genealogica. Serpeverde, come detto, nutriva il progetto di fondare una nuova scuola autonoma, per formare una diversa tipologia di maghi e streghe, con una formazione diversa, più orientata all’aggressività, alla perfezione disciplinare, all’erudizione e al culto della purezza del sangue magico. L’esito di questa scuola sarebbe stato inevitabilmente la formazione di un nuovo mondo magico, composto da streghe e maghi più potenti e indirizzati da criteri etici discriminatori. Cioè streghe e maghi in grado di distruggere il mondo babbano o rendere i babbani schiavi. Perché, almeno idealmente, la scuola forma ed educa le persone a ciò che è più importante.

Gli sviluppi narrativi di questa informazione che ci giunge da Harry Potter e la camera dei segreti saranno decisivi per il suo proseguimento. Questo è uno dei due aspetti fondamentali sui quali avverrà la grande lotta tra il bene e il male che ci ha emozionato, educato, e ispirato profonde riflessioni. Quella della leggenda di Serpeverde è solo il racconto di un pensiero terribile, la cui eredità è destinata ad essere raccolta da un erede degno e capace di realizzarla. Così, già capiamo che Voldemort è questo erede straordinario e terribile, la cui elezione, è speculare a quella di Harry, eletto apparentemente per caso, e proprio per questo, destinato a rivaleggiare con Voldemort. 

Harry Potter e la camera dei segreti, la scelta morale

Harry Potter la camera dei segreti

Le cose si complicheranno a livello teorico e narrativo, ovviamente. L’introduzione del “serpentese” in Harry Potter e la camera dei segreti, come linguaggio noto solo a Salazar Serpeverde e il fatto che solo Voldemort e Harry lo sappiano parlare, è un aspetto fondamentale dello storytelling di tutta la saga, che inizia subito a far sorgere dei dubbi ad Harry sulla sua identità morale, se sia buono o cattivo, e domande sul motivo di queste caratteristiche affini a Voldemort.

E ciò ci porta al tema più importante introdotto in Harry Potter e la camera dei segreti, almeno in chiave educativa, che fa svolgere in pieno la funzione di romanzo formativo per i ragazzi al libro. L’insegnamento è già tutto riassunto nella celebre frase di Silente a Harry a fatti conclusi: non sono le nostre capacità a definirci, bensì le nostre scelte. Vale a dire che una persona può essere nella norma, senza, capacità originali e strane, poteri straordinari o genialità, ma scegliere in modo moralmente buono, ed è sulla base della sua scelta che verrà considerato e stimato.

Harry Potter la camera dei segreti

Così la Rowling mette in chiaro che la genialità e il potere dell’abilità fa fare grandi cose (come afferma Olivander ne La pietra filosofale), ma è la scelta morale che fa di una persona la persona che è. Scelta che Harry sa prendere fin dal primo film della saga, rifiutando l’offerta di unirsi a Voldemort “per fare grandi cose”. E ulteriormente ribadita nella strategia che Harry mette in atto in una delle sequenze conclusive del film: la liberazione del suo amico Dobby. Sul tema della scelta morale la Rowling insisterà costantemente fino alla fine della saga.


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Laureato in filosofia, sono appassionato di cinema fin dall’età infantile. Ho una propensione per la riflessione e per l’elaborazione dei concetti, per questo nella visione di un film mi muovo soprattutto sull’analisi delle intersezioni tra il contenuto narrativo e lo stile registico che lo sviluppa. Amo riflettere sulle caratterizzazioni dei personaggi e sugli sfondi simbolici e filosofici che li costituiscono all’interno della trama di cui sono protagonisti. Guardo al cinema come a un sofisticato modo di rappresentazione degli aspetti cruciali della vita. Guardare un film per me significa entrare in un meccanismo riflessivo che fa comprendere, ma anche formulare, relazioni concettuali e costruzioni teoretiche. Il cinema è per me un modo di fare filosofia.