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Hazbin Hotel

Hazbin Hotel, l’avventura di Vivienne Medrano per uscire dai 9 gironi del Web

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10 minuti di lettura

Non esiste storia più amata dal pubblico di quella di un sogno che diventa realtà. Cade a pennello l’avventura raccontata in Hazbin Hotel, Serie TV uscita recentemente su Prime Video, che riflette appieno la parabola della sua creatrice Vivienne Medrano, conosciuta sul web come Vivziepop: se in Hazbin Hotel il sogno di Charlie Morningstar, principessa dell’Inferno, è quello di aprire il suo hotel per redimere i peccatori, il sogno di Vivienne era quello di realizzare questa Serie; con un processo creativo lungo più di dieci anni, un episodio pilota con quasi 100 milioni di visualizzazioni su YouTube e un’intera serie spin-off, Helluva Boss, già alla seconda stagione sulla stessa piattaforma, Hazbin Hotel rappresenta uno dei punti di svolta nella storia del web.

Hazbin Hotel, One Hell of a Time!

Hazbin Hotel

Vivienne Medrano si era fatta un nome su internet nel lontano 2012 con un web-comic intitolato Zoophobia, nel quale erano già ritracciabili le prime tracce di quello che nel 2015 sarebbe cominciato a delinearsi come Hazbin Hotel. Da allora la disegnatrice ha continuato ad arricchire il progetto di personaggi, dettagli e design, radunando un discreto numero di fan, che scalpitavano al pensiero che lo show diventasse realtà; dopo 4 anni, esce un pilot di venti minuti, completamente animato, doppiato e scritto da creator indipendenti riuniti dalla visione di Vivzie: è un successo annunciato. Con decine di milioni di visualizzazioni nel giro di pochi giorni, Hazbin Hotel viene quasi immediatamente selezionato dalla casa di produzione A24, con la quale Vivienne Medrano ha lavorato dal 2019 ad oggi per realizzare due intere stagioni del suo sogno animato.

Ma quindi di che cosa parla Hazbin Hotel?

La Serie TV di Medrano è valsa la lunga attesa dei suoi fan? Scopriamo intanto la trama di Hazbin Hotel. Come già detto, l’ambientazione è l’Inferno, abitato da peccatori e annualmente vessato da angeli assetati di sangue che discendono dal Paradiso: protagonista è Charlie, figlia di Lucifero e sognatrice, consumata dall’orrore di vedere il suo popolo massacrato ogni anno. Per cercare di risolvere la situazione, Charlie apre un hotel dedito a redimere i peccatori con l’aiuto della sua ragazza Vaggie e si mette alla ricerca di demoni disposti a provare a migliorare sé stessi; solo dopo l’incontro con uno dei personaggi più pericolosi dell’intero girone, Alastor il Demone della Radio, Charlie si ritroverà circondata dal vivace cast di personaggi attorno al quale gira l’intera prima stagione.

Va subito specificato che il punto più forte di Hazbin Hotel è indubbiamente la presentazione: l’animazione ha perso la qualità grezza dell’episodio pilota – che si consiglia di recuperare per meglio capire la Serie – senza rinunciare però all’ispirato look dell’originale; ogni personaggio, dalle comparse ai protagonisti, è chiaramente frutto di ore spese a disegnare e ripulire decine e decine di design unici. L’animazione è fluida, dà soddisfazione e la regia è ben gestita anche nei momenti più concitati, che siano d’azione o di danza.

Sì, Hazbin Hotel è soprattutto un musical (infernale)

Con due canzoni inedite per episodio, 16 in tutto, e una qualità oscillante fra il mediocre (ballate pop non particolarmente ispirate) e l’ottimo (canzoni in stile Broadway), la musica della Serie TV è uno dei suoi punti forti, rende tutto più accattivante e pieno di personalità. Da aggiungersi ai pregi, la presenza di ottimi talenti canori nel cast, motivo per cui la visione è assolutamente consigliata in lingua originale.

Ma veniamo ora al dunque: le due grosse problematicità imputate alla Serie TV già dai tempi dell’episodio pilota sono ancora presenti nello show finito, e si fanno notare ancora più di quando Hazbin Hotel macinava like su YouTube. Da un lato l’umorismo volgare, eccessivo, pieno di riferimenti sessuali molto espliciti e turpiloquio continuo, dall’altro la scrittura, affrettata, affaticata e decisamente troppo ambiziosa. Ora, per quanto riguarda l’umorismo sboccato, può piacere oppure no e c’è poco da fare a riguardo. Hazbin Hotel non è il primo cartone per adulti a ricorrere a questo tipo di battute e non è nemmeno uno dei più insopportabili nel farlo, a differenza di certi Sausage Party inopportuni e semplicemente cringe. Riguardo l’impianto narrativo invece, la questione è decisamente più complessa.

La “Natural Burella” per uscire dal web

Hazbin Hotel a24

Già dal primo episodio è chiaro che l’ambizione del team di Vivziepop è decisamente troppo grande per gli otto episodi che gli sono stati concessi. I personaggi sono introdotti con brevissime presentazioni, dando per scontato che lo spettatore abbia visto il pilot, e il ritmo narrativo sembra lanciarsi in una corsa disperata nel tentativo di far stare tutto nelle 2 ore e 40 della prima stagione. Tutto è troppo veloce, la narrazione si perde continuamente per strada cercando di bilanciare momenti profondi fra i protagonisti – talvolta anche riusciti – e situazioni che facciano avanzare la trama principale. Non si può fare a meno di pensare che l’insieme sembri, da un punto di vista strettamente narrativo, amatoriale.

Chiunque segua le vicende di content creator sulle piattaforme digitali, sa bene che il confronto col “mondo reale” dei media tradizionali, che siano la scrittura di un libro, la produzione di un film o altro, risulta quasi sempre in motivo di imbarazzo per il creativo coinvolto, che dopo aver cercato di scacciare il senso di inferiorità che ogni star del web prova nei confronti delle produzioni culturali più istituzionalizzate torna a rifugiarsi sui suoi canali social. Sono centinaia i progetti che hanno fallito miseramente e centinaia saranno quelli destinati a fallire, finché il web non capirà che allontanarsi dall’intimità di YouTube, Instagram o TikTok, va a snaturare tutto ciò che ha reso il prodotto interessante in primo luogo.

Nella testa di molte persone, la figura dello Youtuber continua a essere quello che era nel 2016: un ragazzotto che gira video nella sua cameretta. Per quanto la piattaforma sia cambiata radicalmente e vi si trovino contenuti di altissima qualità, forse è proprio la sensazione di essere “nella cameretta” del tuo idolo a continuare a rendere l’esperienza del web così unica rispetto alla pop culture tradizionale. Quello che i fan di Hazbin Hotel hanno provato nel seguire le decine di speed paint, di live, di video-aggiornamenti sul canale di Vivziepop, non poteva essere tradotto all’interno di un progetto dall’alto budget: eppure, molto paradossalmente, la natura amatoriale e un po’ confusa di Hazbin Hotel, va di pari passo con l’artigianalità con cui sono stati curati i design, con la passione con cui sono stati scritturati i doppiatori e con l’amore che lo show trasuda da tutti i pori.

Un traguardo per ogni content creator e una Serie TV godibile

Hazbin Hotel non è perfetto, ma i suoi problemi sono specchio di ciò che lo rende un passo storico per tutti i content creator di qualsiasi piattaforma: è un prodotto del web, interessantissimo da analizzare perché sorretto da anni di contenuti ancillari e di intimità sviluppata fra i fan e la creatrice della serie. Si tratta di un vero e proprio futuro caso studio per chiunque si interesserà ad analizzare i rapporti fra internet e media classici. Ma oltre a questo è molto banalmente un ottimo prodotto da YouTube che stona un po’ con la libreria di Prime Video, divertente, senza pretese e tutto sommato molto godibile. Nonostante la fretta con cui la storia si muove, il finale e l’arco narrativo dei protagonisti è soddisfacente e ci prepara per una seconda stagione che sicuramente risolverà diversi dei misteri rimasti irrisolti nell’ultimo episodio. Ogni tanto i sogni si avverano e Hazbin Hotel ne è la prova definitiva.


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Appassionato e studioso di cinema fin dalla tenera età, combatto ogni giorno cercando di fare divulgazione cinematografica scrivendo, postando e parlando di film ad ogni occasione. Andare al cinema è un'esperienza religiosa: non solo perché credere che suoni e colori in rapida successione possano cambiare il mondo è un atto di pura fede, ma anche perché di fronte ai film siamo tutti uguali. Nel buio di una stanza di proiezione siamo solo silhouette che ridono e piangono all'unisono. E credo che questo sia bellissimo.

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