Chi non è nuovo al mondo dei fumetti online avrà molto probabilmente sentito parlare di Heartstopper. Il webtoon di Alice Oseman (27 anni, britannica) ha infatti riscosso un enorme successo, al punto da raggiungere la pubblicazione cartacea e ora la trasposizione in formato seriale. L’annuncio di quest’ultima è arrivato all’inizio del 2021 e ha mandato in visibilio i fan dell’opera, specie perché a scrivere la sceneggiatura sarebbe stata proprio Oseman. Gli episodi sono invece diretti da Euros Lyn, già noto per aver lavorato a Doctor Who, Sherlock e Black Mirror.
Disponibile dallo scorso 22 aprile su Netflix, Hearstopper è tra le serie attualmente più viste sulla piattaforma e tra le più chiacchierate sui social, e sarà quindi quasi di certo rinnovata per una seconda stagione. Ma partiamo proprio dal comic, dove tutto è cominciato.
Il fenomeno Heartstopper e l’Alice Oseman Universe
Heartstopper ha avuto inizio nell’estate del 2016 su Tumblr e Tapas e dal 2019 è disponibile per la lettura anche su Webtoon, sempre gratuitamente. Il fumetto, aggiornato ogni dieci giorni, ha fatto così breccia nel cuore dei lettori che quando, nel 2018, Oseman ha aperto una raccolta fondi per la pubblicazione cartacea dei primi due capitoli, ha raccolto quasi 60.000 dollari in sole 10 ore – il 654% dell’obiettivo previsto in partenza. Da allora sono stati rilasciati altri tre libri, che coprono il terzo, il quarto e il quinto capitolo. Attualmente è in corso online il settimo capitolo e la pubblicazione del volume finale è prevista per il 2023.
Questo successo si spiega nella dolce semplicità di Heartstopper, che narra con grande delicatezza la relazione tra due giovani liceali, Charlie Spring e Nick Nelson. Nel comic l’amore è una lenta e naturale scoperta, senza forzature o dinamiche ambigue e discutibili come a volte può accadere in opere LGBT di questo tipo; il rapporto tra Charlie e Nick è sano, ha alla base la comunicazione, la comprensione e il sostegno reciproco. In ultima battuta, è una storia omosessuale felice, il che non è affatto scontato.
Heartstopper fa in realtà parte di un universo narrativo più esteso, comunemente conosciuto come l’Alice Oseman Universe, iniziato nel 2014 con Solitaire, primo romanzo pubblicato dell’autrice e primo di una trilogia incentrata su Tori Spring, sorella di Charlie. Di Solitaire, ambientato in concomitanza col quarto capitolo di Heartstopper, sono stati pubblicati anche due spin-off, This Winter e Nick and Charlie. Fanno parte dell’AOU anche Radio Silence, I Was Born For This e Loveless. La serie, comunque, adatta esclusivamente i capitoli 1 e 2 di Heartstopper.
Heartstopper, pregi e difetti dell’adattamento Netflix
Come si è detto, la serie è stata scritta dalla stessa Alice Oseman e ciò ha consentito una trasposizione alquanto fedele al materiale di partenza. C’è da ammettere che forse, all’inizio, lo è un po’ troppo: Heartstopper parte quasi come una compilation di scene non legate da una solida struttura, cosa che funziona tranquillamente nel fumetto ma che in una serie, in cui il contesto generale ha molto peso, stona. Stesso discorso vale per i dialoghi, a volte un po’ forzati a costo di essere uguali. La fedeltà, insomma, per quanto concettualmente appagante è un’arma a doppio taglio che andrebbe maneggiata con più cura.
Tra gli aspetti più lodevoli c’è il cast: i personaggi, interpretati a volte discretamente e altre più credibilmente da attori quasi tutti alla prima esperienza, sembrano essersi letteralmente materializzati dalle pagine. Dato poi che la storia originale è quasi unicamente focalizzata su Charlie (Joe Locke) e Nick (Kit Connor), la serie va ad approfondire con successo i personaggi secondari per arricchire il racconto, in particolare Tao (William Gao), Elle (Yasmin Finney), Tara (Corinna Brown) e Darcy (Kizzy Edgell). Anche Ben (Sebastian Croft), che compare solo all’inizio nel webtoon, ha qui un ruolo più consistente. A sorpresa, nel cast c’è anche Olivia Colman nel ruolo della madre di Nick.
Tutte le dinamiche aggiuntive permettono di comprendere meglio il carattere, gli interessi e soprattutto la psicologia dei personaggi, dei quali le motivazioni non sono sempre approfondite appieno nel fumetto – Tao su tutti aveva sofferto di una certa bidimensionalità che viene qui colmata. La narrazione diventa quindi più corale ma senza per questo togliere centralità alla coppia protagonista; è una formula alla Love, Victor che funziona e regala bellissimi momenti inediti (come dimenticare il bacio tra Tara e Darcy, illuminate dalle luci dei colori della bandiera arcobaleno?).
Le esigenze seriali vanno anche però ad appiattire sensibilmente il tratto distintivo di Heartstopper, quella wholesomeness che scalda il cuore e riempie gli occhi di lacrime pagina dopo pagina. L’adattamento ha una struttura più classica e accentua i conflitti, favorendo il realismo a discapito, anche se fortunatamente solo in parte, dell’identità vincente della controparte cartacea. È anche vero però che sul piano tematico questa maggiore concretezza aiuta l’identificazione degli spettatori, molto ricercata in prodotti seriali di questo genere, e consente di toccare diverse questioni, dalle più note alle più ignorate, come le forme di omofobia subite dalle persone eterosessuali non conformi alle aspettative di genere.
Al di là delle critiche che si possono muovere, Heartstopper è un importantissimo tassello aggiuntivo nella rappresentazione LGBT contemporanea, che porta un po’ di gioia e leggerezza in una tematica che ancora straborda di tropi narrativi tragici visti e rivisti. È, sì, ingenua delle volte, ma mai fuori posto. Se volete passare qualche ora a guardare due adolescenti che si innamorano nel modo più puro possibile, questa serie fa al caso vostro: vi assicuriamo che per la fine vi sarete innamorati anche voi.
In copertina: una scena dal quarto episodio di Heartstopper, da Netflix Tudum
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