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Venezia 80 – Hokage, Shinya Tsukamoto torna a parlare dell’ombra della guerra

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4 minuti di lettura

Nella cornice della devastazione post-bellica, una prostituta, un reduce e un piccolo ladro iniziano una convivenza familiare destinata a crollare sotto il peso dei traumi personali.

Scritto e diretto da Shinya Tsukamoto (Tetsuo), anche direttore della fotografia e del montaggio, Hokage concorre nella sezione Orizzonti dell’80ma edizione della Mostra. Nella ripresa delle tematiche affrontate nella precedente produzione – gli effetti della guerra sull’uomo e l’orrore di uccidere in Nobi e Zan – Tsukamoto ambienta il suo ultimo film in un mercato nero nell’immediato dopoguerra, isolando un nucleo di persone e raccontando attraverso di loro ombre e fuoco di un conflitto sanguinoso. “Il mondo si sta allontanando dalla pace. Mi sono sentito in dovere di girare questo film, come se fosse una preghiera” – ha dichiarato il regista.

Hokage, fuochi e ombre nel dopoguerra raccontato da Tsukamoto

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Dopo la morte della famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale, in un piccolo ristorante giapponese completamente distrutto dal fuoco, una donna (Shuri) vende il suo corpo per sopravvivere. Un orfano di guerra (Oga Tsukao) si introduce furtivamente per rubare mentre un soldato (Mirai Moriyama) arriva come cliente. I tre iniziano una strana convivenza dalle tinte familiari destinata a durare poco: di notte tornano gli incubi, il bambino non dorme, e i ricordi del soldato finiscono per distruggere la vita di tutti in preda a raptus di follia.

Il dolore raccontato attraverso gli occhi di Shinya Tsukamoto

shinya tsukamoto hokage volto del regista
Il regista Shinya Tsukamoto

Hokage di Tsukamoto concorre in una categoria che non gli si addice. Nella sezione Orizzonti in questa edizione, il racconto del delirio del post-guerra avrebbe senz’altro meritato il Concorso, ma il nome del regista ha finito per alzare l’asticella in una sezione minore che spesso non gode della stessa attenzione.

Il dramma è diviso in tre atti che si diramano a partire dalla casa (un ex ristorante) fatiscente di una giovane che è costretta a vendere il proprio corpo per sopravvivere. Non c’è possibilità di evadere per lei, lo suggeriscono le sue espressioni vuote e il suo abbandonarsi a un destino decadente. Diversa è la tempra del ragazzino (un promettente Oga Tsukao), che si allontana per assistere un venditore ambulante deciso a mettere fine alle ferite inflitte durante la guerra.

Con Hokage, Tsukamoto racconta, con eleganze essenziale e minimalista, gli orrori della condizione post-bellica, facendo degli occhi dei protagonisti il filtro di immedesimazione e comprensione di uno spaccato di storia difficile da raccontare senza essere didascalici. Con il fuoco e le ombre, il regista racconta un esempio di sopravvivenza che gode di un sapiente equilibrio visivo e compositivo: ogni figura è un simbolo che si svela progressivamente a ogni variazione di luce, un esempio di resistenza all’atroce abisso della guerra che rende gli uomini incapaci di perdonarsi l’orrore, mosso e subìto.

Il film preghiera di Tsukamoto è un film da Leone d’Oro.


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25, Roma | Scrittrice, giornalista, cinefila. Social media manager per Cinesociety.it dal 2019, da settembre 2020 collaboro con Cinematographe per la stesura di articoli, recensioni, editoriali, interviste e junket internazionali.
Dottoressa Magistrale in Giornalismo, caposervizio nella sezione Revisioni per NPC Magazine, il mio anno ruota attorno a due eventi: la notte degli Oscar e il Festival di Venezia.

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