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Hors-saison

Venezia 80 – Hors-saison, Brizé inguaribile genio romantico

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6 minuti di lettura

Hors-saison, decimo lungometraggio del regista francese Stéphane Brizé, è un film letteralmente fuori stagione. Attrae con il suo tenero romanticismo, riscalda dal freddo ventoso delle coste bretoni, e soprattutto ha tutta l’aria una pellicola che ha lo scopo di intrattenere durante le gelide e buie giornate invernali. Raggiunge, tuttavia, il Lido di Venezia proprio quando fuori ci sono trenta gradi e la sala sembra l’ultimo posto in cui si vorrebbe andare. Ma a Brizé si perdona tutto, pure la regia statica e insolita con inquadrature immersive che talvolta si affida troppo ai, seppur bravissimi, suoi attori principali.

Hors-saison, ecco un’altra storia d’amore!

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Guillaume Canet, che interpreta Mathieu, star cinquantenne del cinema francese, incontra dopo quindici anni l’amore della sua vita Alba Rohrwacher, ovvero l’insegnante di pianoforte Alice. Mathieu si trova infatti in una spa resort in Bretagna, dopo essersi ritirato prematuramente dal suo ultimo progetto. Alice invece abita nella zona da un bel po’, quel tanto che basta per tirare su una famiglia.

Hors-saison racconta la semplice storia di un amore costruttivo, di quelli che non si dimenticano ma che non possono durare per sempre. Brizé monta un teatrino dove i protagonisti innamorati vengono ripetutamente messi alla prova, generando così anche occasioni comiche che danno a Hors-saison il tocco umano necessario per rendere credibile la storia.

Canet e Rohrwacher, assi nella manica

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Guillaume Canet scatta foto con i fan. Credits: Giorgio Zucchiatti

Mathieu si trova alla deriva, come un delfino spiaggiato. La vacanza nel resort è una scusa per allontanarsi dalla sua realtà. Un fuggire dalle proprie responsabilità, diventate troppo pesanti, che però si ripresentano subito all’ordine del giorno: la moglie/agente lo chiama insistentemente, lo stressa, lo fa sentire in colpa; i dipendenti dell’hotel lo riconoscono e chiedono foto di continuo, anche nei momenti più assurdi, e persino la macchina del caffè non collabora!

Mathieu è (e rimarrà) un delfino che non riesce più a tornare in acqua. Lasciato impotente sulle lunghe spiagge dell’Atlantico, vede passare davanti a sé una miriade di persone che, al posto di aiutarlo, gli scattano foto e video.

Alice (una Rohrwacher bravissima, orgoglio del nostro cinema) gli giunge quasi in soccorso, è uno spiraglio in mezzo alla coltre di nebbia fitta e inviolabile. Per lei, conoscere Mathieu è come rincontrare un vecchio amico, le ricorda quello che era e quello che voleva essere.

Scrive una canzone che farà ascoltare a Mathieu, e sa che l’ha scritta pensando a lui. Alice è quella persona che potrebbe stravolgere ma aiutare la noiosa vita di Mathieu, arrivata ormai a un punto di non ritorno. I loro incontri sono fugaci, indecisi – i due non sanno se stanno facendo la cosa giusta. Alice, nel profondo, ne è sicura. Ed è per questo che in Hors-saison è la co-protagonista indiscussa. La sua presenza perdura nella mente una volta usciti dalla sala, resta un chiodo fisso per Mathieu e per lo spettatore.

Hors-saison, più di una normale pellicola

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Guillaume Canet, Stéphane Brizé e Alba Rohrwacher sul tappeto rosso a venezia80. Credits: Giorgio Zucchiatti

Rimane quindi una questione: Brizé, genio o inguaribile romantico? La storia d’amore tra Mathieu e Alice è indubbiamente una delle più toccanti e appassionate che si siano viste sugli schermi di Venezia80.

Sicuramente allo spettatore è richiesto uno sforzo in più per immergersi nella storia. Bisogna essere in the mood for love, dato che Hors-saison non è un film propriamente classico, con il suo viaggio dell’eroe e le sfide che deve affrontare. C’è ovviamente un percorso, e c’è senz’altro un eroe (anzi due). Tuttavia, come rivela lo stesso Brizé, Hors-saison non è un film di scontri. Passione e stasi sono dettati da una scelta registica precisa, che evita il più possibile di coinvolgere il corpo macchina nelle scene.

La macchina da presa è spesso fissa, per donare un senso di immobilismo alle vite dei protagonisti. Mathieu si trova imprigionato, stanco e illuso, persino nel resort dove prova ogni genere di trattamento rilassante. Alice è consumata dai dubbi, personali e professionali, dubbi di una vita che forse non avrebbe vissuto. Entrambi vivono l’esistenza sbagliata, o probabilmente non sono in grado di viverla appieno. Trascinati dalle impetuose mareggiate dell’Oceano Atlantico, continuano come si è sempre fatto, inermi e innamorati.


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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