Oggi, 12 ottobre, vogliamo fare gli auguri ad un attore di una bravura ed un calibro straordinario: Hugh Jackman. Hugh Jackman è un attore australiano che ha dimostrato le sue innumerevoli doti cimentandosi in pellicole tutte diverse tra loro. Lo ricordiamo maggiormente per il suo ruolo di Wolverine nella saga degli X-men. Oltre a vestire i panni del personaggio mutante della saga fantascientifica l’attore si è fatto strada anche nel mondo dei musical e del teatro, dimostrando tutta la sua versatilità e le sue numerose capacità di show man. Non a caso tra le varie interpretazioni in questo campo spicca il nome del recente ed acclamatissimo musical «The Greatest Showman»in cui l’attore dimostra tutta la sua potentissima abilità vocale.
Oggi abbiamo deciso di augurargli un buon compleanno parlando di un altro celebre e famosissimo musical di cui ne è il protagonista: Les Misèrables.
«Les Misèrables»
Les Misèrables è un film datato 2012 diretto da Tom Hooper, regista premio oscar che ha diretto film come: The Danish girl e Il discorso del re, per il quale si è guadagnato l’oscar. È stato prodotto sulle basi dell’omonimo musical scritto da Claude-Michel Schönberg a sua volta tratto dal celebre romanzo del drammaturgo francese Victor Hugo.
Il film vanta un cast magistrale che contribuisce a portare la pellicola ad un livello nettamente superiore; difatti la bravura dei suoi attori riesce a far passare ogni singola emozione e a restituire una storia unica in cui dolore e speranza si fondono. Il musical inoltre ripercorre vari periodi storici. Partendo dalla Francia post rivoluzione, passando poi per la piena restaurazione, fino alla narrazione di tutto un periodo storico di fermenti politici che partirono dal basso e culminarono in quella che fu l’insurrezione repubblicana di Parigi del giugno 1832. Tale Insurrezione mirava a rovesciare la monarchia. Questo è lo sfondo politico e sociale in cui si sviluppano le vicende e le vite dei diversi personaggi della pellicola. Il film mette in risalto la vita degli ultimi, dei «Miserabili». Di coloro che vivono ai margini, che agiscono nell’ombra e per i quali sembra non ci sia occasione di riscatto.
Hugh Jackman padrone della scena
Ne Les Misèrables vediamo un Hugh Jackman nei panni di un uomo che muta e cambia identità per riuscire a riscattarsi da una situazione di miseria; l’attore riesce a cimentarsi e ad interpretare a fondo anche questo ruolo non facile, che richiede, per la sua natura, una certa intensità e versatilità. Soprattutto nei momenti topici, come quelli legati alla sua redenzione, Hugh Jackman, calato nei panni di Jean Valjean, esprime attraverso il canto un’emozione difficile da spiegare che colpisce subito lo spettatore per la sua potenza e carica emotiva. Insomma questo attore che veste perfettamente i panni di un eroe mutante e di un circense sognatore, in questo caso riesce a regalarci con la sua vocalità potente, espressiva e piena di sfumature dei momenti pregni di significato, così da riconfermarsi, ancora una volta, padrone assoluto della scena.
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«Guarda Giù», Jean Valjean & Javert
Look down, look down. Don’t look ‘em in the eye. Look down, look down. You’re here until you die
Guarda giù, guarda giù. Non guardarli negli occhi. Guarda giù, guarda giù.Sarai qui fino alla tua morte
Il protagonista del musical, come già anticipato prima, è Jean Valjean (Hugh Jackman) colonna portante del racconto; infatti è proprio da lui che parte e termina tutta la storia. Jean ha un percorso di vita molto intricato e turbolento, che si contrappone a quello del suo antagonista nonché carceriere Javert (Russell Crowe). Il musical inizia in una prigione francese nell’anno 1815. Proprio nella prima scena vediamo i detenuti intonare una canzone. La frase più frequente che possiamo notare nelle strofe è: «Look down», da interpretare come un’esortazione a tenere la testa bassa, il capo chinato verso il suolo, sottolineando così la condizione di emarginazione e il sentimento di resa che tali prigionieri, vittime della miseria, provano.
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Nella prigione francese Jean è stato rinchiuso per 19 anni; la causa di questa lunga detenzione è avere rubato un tozzo di pane per sfuggire alla fame. Jean nel corso della sua vita cambia identità svariate volte. In prigione però la sua personalità viene totalmente annullata, che finisce per non sapere perfino lui chi sia veramente, difatti viene chiamato con un numero: 24601, e ciò lo disumanizza e lo umilia ancora di più. Quando finalmente l’uomo sta per essere liberato incontra il suo carceriere Javert, colmo di parole di disprezzo e odio, che dice all’uomo di come sia segnato a vita e non ci sia speranza per lui poiché marchiato per sempre come «uomo pericoloso».
«Mi ha chiamato fratello»
Yet why did I allow that man to touch my soul and teach me love? He treated me like any other, he gave me his trust,he called me brother (What Have I Done?)
Eppure perché ho permesso a quell’uomo di toccare la mia anima ed insegnarmi l’amore? Mi ha trattato come qualsiasi altro, mi ha dato la sua fiducia, mi ha chiamato fratello (Cosa ho fatto?)
Jean, quando esce dal carcere, attraversa un periodo buio dove riesce a perdere e a trovare sé stesso, a porsi dei dubbi e a risolverli. Egli riesce a fare tutto ciò affidandosi alla fede, che sembra avere risposte diverse per lui, completamente contrapposte al futuro che era stato dipinto dal suo antagonista Javert, che lo aveva dichiarato per spacciato. Difatti Jean inizia un percorso di riscatto, cambiando identità e migliorando la sua condizione. Questo percorso comincia da un gesto di umanità da parte del vescovo Myriel (Colm Wilkinson) che lo accoglie e gli mostra una strada. Il vescovo tende a Jean una mano «trattandolo come qualsiasi altro e chiamandolo fratello». In futuro Jean, tenderà a sua volta questa mano.
La scena della redenzione è particolarmente potente poiché Hugh Jackman intonando il brano «What have i done?» ci restituisce le emozioni di un uomo in sofferenza per la sua condizione che cerca una risposta e volge lo sguardo verso le sue azioni passate con disprezzo, cercando speranza per il futuro nell’atto d’amore compiuto dal vescovo, che sente quasi di non meritare a pieno.
Quando Jean è finalmente un uomo nuovo e i suoi incubi sembrano terminati dovrà fare i conti con il passato e con Javert. Quest’ultimo, al contrario del protagonista, ha avuto un percorso quasi lineare, restando ciecamente fedele alla «legge» interpretata da lui in maniera arida e cruda, senza lasciare lo spazio all’umanità e a ciò per cui la legge è nata: aiutare gli uomini. Difatti Javert perseguiterà per tutta la vita Jean considerandolo sempre un criminale e non mettendo mai in dubbio le sue azioni, giustificate sempre dalla sua divisa. Alla fine il filo sottile che collega questi due personaggi si spezza, e a spezzarlo sarà proprio Jean che con un gesto di pura umanità si dimostrerà superiore al suo antagonista ed insegnerà lui una lezione.
«E dovrei cominciare a dubitare, chi non ha mai dubitato per tutti questi anni?»
Can this man be believed? Shall his sins be forgiven? Shall his crimes be reprieved? And must I now begin to doubt, who never doubted all those years? (Song of Javert)
Può quest’uomo essere creduto? Possono i suoi peccati essere perdonati? Possono i suoi crimini essere espiati? E dovrei cominciare a dubitare, chi non ha mai dubitato per tutti questi anni?
Alla fine della pellicola c’è un momento topico che riguarda Javert. Tale momento va a chiudere il cerchio della storia tra i due personaggi, ed è quando Jean, in un momento di difficoltà, dice a Javert: «Guarda giù»; e così i ruoli si invertono, adesso è lui che deve porre la sua attenzione su un’umanità in pericolo, su un’umanità molto più complessa di quanto lui credeva e che grida a gran voce di essere guardata e considerata. E così Javert apre gli occhi. il suo mondo, come l’ha sempre conosciuto, in cui un ladro rimaneva ladro, uno schiavo, uno schiavo, e in cui trovava nella divisa la piena certezza, si spezza. Ed un uomo che non aveva mai dubitato, inizia a dubitare.
Una mano tesa
Un importante filone narrativo lo occupa la storia di Fantine (Anne Hathaway). Una donna abbandonata da tutti al suo destino, costretta a prostituirsi per riuscire a garantire un tetto a sua figlia Cosette (Amanda Seyfried). La storia di queste due donne, la prima una bambina diventata donna troppo in fretta e la seconda una bambina cresciuta nella miseria e senza una madre, si incroceranno con quella di Jean e si legheranno a lui indissolubilmente. Quest’ultimo infatti, avendo conosciuto la gentilezza e la potenza dell’aiuto, decide di prendere la piccola Cosette e farla crescere con sé. In questo modo regala alla bambina il sogno della madre, ovvero il sogno di una vita normale, lontano dalla miseria.
Durante tutto il film assistiamo quindi a Jean che davanti alla cattiveria e alle difficoltà risponde sempre tendendo una mano e aiutando, donando così un’occasione ed una speranza a tutti coloro che gli si pongono davanti. Hugh Jackman interpretando magistralmente Jean è in grado di catturare in ciascuna fase ogni singolo sentimento, e riesce a mostrare il cambiamento radicale del personaggio. Jean si rivela, malgrado il suo vissuto, nonostante fosse stato marchiato come un «Miserabile» pieno di valore e coraggio, il coraggio di aiutare le persone a trovare una via d’uscita. La storia di Cosette avrà un epilogo felice che andrà a chiudere il cerchio degli atti di bontà e umanità compiuti di Jean nel corso della sua vita, che gli saranno restituiti tutti, con riconoscenza ed amore.
Quando arriva domani
Do you hear the people sing? Singing a song of angry men? It is the music of a people who will not be slaves again! When the beating of your heart echoes the beating of the drums. There is a life about to start When tomorrow comes!
Senti le persone cantare? Cantare la canzone degli uomini arrabbiati? È la canzone delle persone che non saranno mai più schiave! Quando il battito del tuo cuore fa eco con il rullo dei tamburi. C’è una vita che sta per cominciare. Quando arriva domani!
Un gruppo di giovani sognatori all’interno del film si prepara per organizzare un’insurrezione il giorno del funerale del generale Lamarque. Questo gruppo è sostenitore di ideali repubblicani che mirano a contrastare il clima di rigida monarchia che si respira in tutta la Francia. I giovani repubblicani hanno il sogno di un mondo migliore, che è possibile raggiunge «quando arriva domani». E così quest’ultimi progettano un’insurrezione che avverrà a Parigi nel Giugno del 1883.
Qui la storia incontra il nostro racconto. Difatti ci viene mostrato uno spaccato di vita di questi ragazzi francesi. Ragazzi che, in un bar di periferia, seduti attorno ad un tavolo che affaccia su una stradina buia e stretta, illuminati da alcune candele e con davanti un boccale di birra, riempiono la stanza di parole di libertà e di eguaglianza. Parole che fanno da eco agli ideali della rivoluzione francese per sognare un futuro più brillante del presente che hanno davanti.
Look down and show some mercy if you can. Look down, look down, upon your fellow man!
Guarda giù e mostra un po’ di pietà se puoi Guarda giù, guarda giù, e poni lo sguardo sul tuo simile
Queste sono le strofe di una canzone cantata dai giovani repubblicani. Interessante è il parallelismo con l’inizio. Questo «Guarda Giù» è in netto contrasto con quello cantato al principio poiché è da interpretare come un modo per mostrare pietà verso l’altro, considerarlo simile e, per questo motivo, proteggerlo. Quindi si pone in antitesi con il brano che abbiamo sentito all’inizio poiché non è un’incitazione ad abbassare la testa e venire umiliati, ma il contrario. Il parallelismo è palese. E il confronto ci mostra la differenza tra un «Look down» svuotato di ogni senso, una resa, una mancanza di opportunità e un «Look down» che suona tutta un’altra musica.
La carezza ad un’umanità fragile
Per concludere possiamo dire che Les Misèrables è un film molto peculiare, dai toni cupi e bui che contrastano con i colori della speranza e dell’umanità che, alla fine della pellicola, sembra vincere contro la crudeltà e la cecità umana. Il musical, interamente cantato, è estremamente coinvolgente ed emozionante e porta lo spettatore a commuoversi per quelle che sono le vicende di persone «comuni», ma che si rivelano essere eroi del proprio vissuto. Les Misèrables è una storia di riscatto e di amore ;c’è molta sofferenza e dolore ma c’è anche molta speranza che costituisce una luce che illumina tutto. Ma chi sono questi «Miserabili» allora? coloro che vivono nell’ombra, per strada, emarginati, considerati senza speranza o coloro che non sono in grado di donare bontà e guardare con sguardo umano coloro che gli stanno davanti?
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